Tracce n.10, Novembre 2023

In cambio
Leggi

Questo numero è dedicato alla Giornata d’inizio anno del movimento. Trovate il testo in allegato e nel Primo Piano alcune delle testimonianze che, in giro per il mondo, hanno accompagnato il tema proposto: “La fede, compimento della ragione”.

Il 7 ottobre, durante l’attacco di Hamas, si stava svolgendo anche l’inizio anno della piccola comunità di CL che vive sparsa in quella terra che oggi non conta più i suoi morti. Loro erano insieme, palestinesi e israeliani, quando le sirene hanno squarciato il mattino. E da lì tutto è precipitato. Scavando la domanda su chi siamo, a chi apparteniamo, se c’è un legame fondamentale quando tutto si disintegra. Quale vantaggio a guadagnare il mondo e perdere sé? Non reggono le parole, le analisi, la valanga di considerazioni penultime davanti alle immagini di queste settimane. Ma c’è stato un fatto diverso dal resto. Il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, si è reso disponibile a dare se stesso in cambio dei bambini israeliani in ostaggio: «Io sono pronto. Qualsiasi cosa. Se questo può portare alla libertà e portarli a casa, da parte mia disponibilità assoluta». Da quale esperienza nasce un gesto più radicale di ogni male e di ogni giustizia? Un gesto che infiamma la questione posta dalla Giornata d’inizio anno: come si possa conoscere Cristo in modo da appoggiarci tutta la vita.

Pochi giorni prima, alla domanda di dove è Dio davanti a quello che sta accadendo, lo stesso Pizzaballa aveva risposto: «La domanda è: dov’è l’uomo? Cosa abbiamo fatto della nostra umanità?». E continuava: «Per riscoprire l’umanità dobbiamo innanzitutto guardare Cristo, che è l’uomo concreto. Altrimenti restiamo nel vago, nell’astratto. Gesù come presenza reale che cambia, che tocca la nostra vita». Come ha toccato quella delle persone che raccontano la loro storia nelle prossime pagine, dall’Ucraina all’Amazzonia, ognuno con la sua “guerra” da vivere. Souzy Hazin, palestinese di Betlemme, racconta: «Prima di conoscere il movimento ero preoccupata per il futuro mio e dei miei due figli. Mi sentivo sola e sopraffatta». Non capiva perché fosse dovuta nascere proprio lì. Poi un incontro le ha allargato occhi e cuore, «con persone che mi hanno trattata come un essere umano e questo ha cambiato la mia vita. Nel loro sguardo vedo Gesù». Dice che ora è felice di essere nata a Betlemme. «Ho imparato che possiamo cambiare il mondo cambiando prima noi stessi».