Tracce N.10, Novembre 1998

Il salmo e il vuoto
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Un poeta tedesco di questo secolo ha detto che guardando dentro di sé scorgeva due fenomeni: la sociologia e il vuoto. È vero: la mentalità dominante spinge l'individuo del nostro tempo a concepirsi solo come evoluzione di rapporti fisiologici e psicologici, e quindi come partecipe di fenomeni prevedibili e spiegabili dalle scienze sociologiche. E se l'uomo è questo soltanto, il suo destino è fissato dalla contingenza dei rapporti di forza e delle opportunità che si stabiliscono tra gli uomini: ultimamente da «Usura, Lussuria e Potere», per dirla con T.S. Eliot, cioè dalla violenza.
In questo contesto i maestri di pensiero che riempiono le pagine dei giornali invitano a osservare in fondo al nostro essere una serie di illusioni che nascondono il vuoto.

Ma dal salmo 8 continua ad alzarsi la domanda più grande: «Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi? Eppure lo hai fatto poco meno degli Angeli, di onore e di gloria l'hai rivestito». Che cosa è l'uomo, che cosa c'è nel suo essere di così "unico" da commuovere Dio?
Il potere, specie nel nostro secolo, ha cercato in modo sempre più scaltrito e raffinato di eliminare il senso di originalità dell'individuo. Apparenza, sentimentalismo, ideologia, omologazione sottile e pervasiva, sono gli strumenti con cui il potere cerca di rubare all'uomo il suo volto. Così che non solo la terra e il cielo, ma anche la forma e la faccia di ciascuno tende a considerare come sue.

Una società senza volti: è il miraggio di ogni genere di potere che voglia dominare la storia. Una trama sociale come aggregato di "uomini vuoti", una "terra desolata" abitata da "uomini impagliati" (T.S. Eliot).Ma ogni padre vede crescere i propri figli con un tratto di originalità, con una sorprendente, ricca diversità. A dispetto di ogni immagine prodotta da chi ha potere, l'uomo concepito come creatura svela la sua reale natura: l'io ha una dotazione di esigenze di bello, di giusto, di buono e di vero che sono la propulsione per ogni attività e per ogni rapporto, fino alla creazione di societas. La società può essere il luogo della diversità e della democrazia reale. E non grazie alla concessione dei potenti o a una utopica organizzazione ideale. Ciò che segna di libertà la società è la presenza di persone che si concepiscono portatori di originalità, come esigenze espresse e come tentativi di risposta. L'alternativa è una società plumbea, dove non si collabora per affermare la dignità della singola persona, ma si regolamentano - apparentemente - i conflitti, delegando allo Stato ogni potere.

La recente battaglia per l'affermazione del principio di sussidiarietà - quasi un milione di firme già raccolte che presto saranno consegnate al Parlamento - rappresenta, in questa situazione, la possibilità di un cambiamento per il bene di tutto il popolo, recando l'impronta di uomini liberi.