Una scuola colpita dal sisma.

L'esame, le scosse e una domanda che ritorna

Un gruppo di ragazzi e professori parte da Milano verso la Bassa Modenese. Aiutano una trentina di maturandi a prepararsi per la prova di Stato. «C'è un solco più profondo della terra che trema. Un io che cerca»
Gianni Mereghetti

Biblioteca di Bomporto, a pochi chilometri da Modena verso Mirandola, le case sono intatte, non sembra di essere vicini al terremoto, tutto come in un tranquillo paesino della Bassa Modenese. Ad aspettarci sono una trentina di ragazzi e di ragazze dell’ultimo anno di scuola superiore, insieme a un’insegnante di Mirandola, ospitati dal comune di Bomporto nella biblioteca locale per poter riprendere lo studio e per prepararsi agli esami di Stato che si avvicinano, senza fare sconti a nessuno.

Hanno voglia di studiare, ognuno armato di un libro, di un block notes per appunti o di un computer. Si legge immediatamente una grande voglia di riprendere la vita quotidiana. Al primo impatto il sisma sembra ormai lontano e a dominare vi è la responsabilità delle cose quotidiane, la stessa ansia di tutti i maturandi che comincia a segnare il countdown del mese di giugno. Il clima è positivo, di chi sa che è tempo d’impegno e di scelte, l’esame di Stato è uno dei momenti decisivi della vita di ognuno, tanto più se la terra trema e continua a farlo. Si crea una simpatia immediata, aiutarsi è un’occasione per gli uni e per gli altri, ci si butta a capofitto nello studio, chi con spagnolo, chi con la matematica e più d’uno sulle cosiddette tesine d’esame.

E qui la sorpresa colpisce come non si sarebbe potuto immaginare: innanzitutto un’intensità che è difficile da trovare in altri luoghi dove pur si è continuato ad andare a scuola, mentre qui si è dovuto decidere di riprendere a studiare, perché la scuola è inagibile. Ogni parola, ogni collegamento, ogni spunto di ricerca vibra di un’umanità, di una profondità che colpisce, tanto che non basta il sisma a spiegarla, c’è qualcosa di più, c’è un io che di fronte alla terra che trema si è tenuto desto, ha cercato un punto di appiglio. E la compagnia di aiuto allo studio che la Vale ha messo in piedi è più di un pronto intervento, è la certezza che mentre le scosse non risparmiano le giornate, c’è una vibrazione del cuore che tiene il rapporto con la realtà, che rilancia nella conoscenza.

C’è un ragazzo che non può pensare alla tesina senza riportare alla memoria quella notte, il risveglio improvviso, lo scatenarsi dell’istinto di sopravvivenza, tanto che vuole cercare di spiegarsi il comportamento dell’uomo in situazioni analoghe, vuole capire perché, vuole cogliere un punto di saldezza mentre tutto precipita. C’è poi una ragazza che vuole affrontare il tema della vita come avventura, e fa riferimenti a Colombo, a Leopardi, a Ulisse, a Kierkegaard, una miriade di collegamenti, tutti di una ricchezza notevole, segnati dalla decisione di andare sempre oltre. D’un tratto però si ferma e riflette ad alta voce: «In questi giorni, mentre la terra tremava mi sono spesso chiesta se non avessi forzato la realtà. Fin dove posso andare? Oltre? Ma fin dove?».

Il terremoto che sembrava passato, lontano, torna dentro quel momento di studio per preparare una tesina d’esame. Sono tante le sollecitazioni, ma una domanda che ritorna. Riprendere a studiare per andare, ma fin dove si può andare? È la domanda di consistenza dell’io. Mentre la terra trema, questi ragazzi e ragazze, che riprendono lo studio con la loro insegnante, sono la testimonianza viva di quello che il loro cuore cerca, che si può riprendere perché ciò per cui si stava camminando scava un solco più profondo della terra scossa. La ragione per cui andare ad aiutare questi ragazzi a preparare l’esame di Stato è scoprire innanzitutto che fa crescere me: in quella domanda c’è già Gesù, è Lui a destare dentro le anse di un percorso culturale il bisogno che abbiamo di Lui.

Si fa largo con prepotenza in un’altra ragazza che, dopo aver spiegato per filo e per segno una tesina economica, mi guarda in faccia e mi dice: «Non basta un’analisi a risolvere un problema, grande o piccolo che sia, c’è bisogno di qualcosa in più. Ora devo mettere me». Questi ragazzi e queste ragazze non hanno nulla di scontato, dentro un normale pomeriggio di studio la loro umanità è stata la protagonista. Il terremoto lo portano dentro, ma più del terremoto quella forza di vita che muove il loro cuore. Un segreto da scoprire.