Una targa posta all'ingresso della scuola.

SIERRA LEONE Dalle ceneri della guerra ai mattoni dell'educazione

A Freetown l'inaugurazione della nuova scuola “Senior Holy Family”, costruita con la collaborazione di Avsi. Un punto di partenza per la ricostruzione di un Paese martoriato da dieci anni di conflitti interni
Matteo Forte

I dieci anni di guerra civile in Sierra Leone saranno difficilmente dimenticati. Soprattutto da chi, bambino o adolescente, è stato arruolato con forza tra i ribelli ed assuefatto da una violenza inaudita. Anche se nel 2001 il governo di Freetown e il Ruf (Fronte Unito Rivoluzionario) hanno siglato la pace con l’aiuto delle Nazioni Unite, le conseguenze di quel terribile decennio pesano ancora: l’analfabetismo è oltre il 60% e la Sierra Leone è posizionata nelle classifiche internazionali al 179° posto per sviluppo umano.
E proprio questi indici rendono ancora più preziosa l’inaugurazione della nuova scuola secondaria “Senior Holy Family”, avvenuta il 17 febbraio a Mayenkineh, nella periferia a est della capitale. La scuola - che completa il Holy Family School, inaugurato nel 2004 anche grazie all'aiuto della "Traccia" di Calcinate (Bergamo) - è stata realizzata da Avsi in collaborazione con il suo partner locale Family Home Movement (opera del missionario saveriano padre Bepi Berton, che coinvolge numerose famiglie autoctone).
«Si tratta di un segno di bellezza in quella baraccopoli che è Freetown», ha commentato Alessandro Galimberti, responsabile Avsi per la Sierra Leone, a proposito del nuovo edificio appena inaugurato. Presenti con le loro famiglie i 1.200 alunni iscritti a tutti i gradi d’istruzione, dalla scuola materna a quella superiore. L’inaugurazione ha visto come protagonista l’Arcivescovo della capitale, monsignor Edward Tamba Charles. Durante l’omelia il prelato ha sottolineato l’importanza di coniugare la qualità dell’istruzione («Siamo la seconda scuola del Paese nella classifica nazionale», spiega Galimberti) ai bassi costi che rendono l’istituto accessibile anche ai più poveri. E questo è sicuramente un fiore all’occhiello per una realtà che offre a 100 studenti l’anno di completare gli studi superiori e accedere a quelli universitari o al mondo del lavoro.
«L’importanza del progetto è tale che autorevoli istituzioni come il Ministero degli Esteri italiano e la Banca Mondiale hanno deciso di finanziarlo», racconta Galimberti. Perché «dove c’è bisogno di ricostruire tutto, non si può che partire dall’educazione».
Qual è il tratto distintivo della Holy Family School? «Avere a cuore ogni singolo ragazzo e la sua felicità. E i genitori che mandano qui i figli lo vedono, perché capiscono come per gli insegnanti ciascuno abbia un valore». Normale? Non proprio, se si pensa che questo è il Paese con il più alto tasso di mortalità infantile al mondo: alle madri capita spesso di vedere morire il proprio figlio. Pensate che cosa significa vederlo accolto e abbracciato».

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    In Sierra Leone una scuola modello di collaborazione internazionale (da L'osservatore romano del 18 febbraio)