Gli Esercizi della Fraternità di CL. Rimini 12-14 aprile 2024 (Roberto Masi/Fraternità CL)

«Di nuovo è venuto ad abbracciarmi»

A Rimini ciascuno è arrivato con nel cuore le sue fatiche, attese e preoccupazioni. Ecco alcune lettere che raccontano cosa è accaduto durante gli Esercizi della Fraternità

Caro Davide, quest’anno ho partecipato agli Esercizi della Fraternità con il desiderio che succedesse qualcosa che mi potesse “riaccendere”. Dal mese di luglio, in famiglia abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, un dolore grandissimo. Mia figlia si è ammalata di disturbo comportamentale dell’alimentazione. Subito ci siamo affidati a neuropsichiatri che ci hanno detto che dovevamo affrontare un ricovero lungo.
Lo sgomento, la paura, l’angoscia ci hanno assaliti, ma non sapevamo ancora cosa ci stava aspettando fino in fondo.
Entrati in reparto, la sofferenza è diventata essenza e fattore di quotidiana compagnia. Le ventiquattro ore sembravano infinite e ogni giorno finiva per lasciare spazio ad un altro ancora più doloroso e così per tutto il tempo della permanenza. All’inizio ho pregato, chiesto la guarigione e il conforto, ma quasi in automatico, senza in fondo crederci più di tanto, perché più chiedevo e più il male si affermava. Mia figlia stava male e il dolore delle altre ragazze e delle loro madri diventava opprimente. Ero investita inevitabilmente dal loro dolore. L’unica cosa che intuivo è che non potevo scappare. Il senso di impotenza e di sconfitta era grande e prevalente. Cominciavo a pensare che Gesù si fosse scordato di noi. Con le altre madri, mosse dalla stessa croce, cercavamo di aiutarci ad affrontare il quotidiano, anche adesso a distanza dopo le dimissioni, ma è davvero pesante. La quotidianità dopo il ricovero ha ripreso il suo corso ma con una grossa ferita.
Nella mia vita avevo visto la sofferenza, ma la malattia di un figlio è un’altra cosa. Per cui quando mio marito mi ha detto degli Esercizi, quasi quasi lo volevo mandare a quel paese. Ma capivo che per lui era fondamentale andarci e ho detto di sì.
Sono arrivata agli Esercizi pensando che peggio di come stavo non potevo stare. Gli amici in questi mesi hanno cercato di farci compagnia, ma non nascondo che molte parole le ho sentite astratte e lontane. Mi ero detta che nessuno poteva capire il mio dolore se neppure Colui che avrebbe potuto fare qualcosa era intervenuto. Agli Esercizi però è successo qualcosa. Ho ascoltato con attenzione le lezioni di monsignor Giovanni Paccosi, cercando di non perdere nulla di quello che diceva e sperando di ricevere una parola di aiuto e all’improvviso è accaduto che Gesù si è ricordato di me, ha parlato a me. Paccosi ha raccontato della sua visita in una struttura che ospita ragazze affette dalla stessa malattia di mia figlia. Non riuscivo a credere che si stesse parlando proprio del mio dolore, di mia figlia. Ho alzato gli occhi dal foglio di appunti, ho iniziato a guardare lo schermo, ma vedevo tutto sfocato perché le lacrime scendevano senza che io potessi fermarle. Avrebbe potuto raccontare di una visita fatta in un carcere, in un centro di accoglienza, in una comunità di disabili e invece no, ha raccontato del nostro male, della nostra croce. Solo in quel momento ho capito che quel Dio che, secondo me, si era scordato di noi, veniva di nuovo a riabbracciarmi. Mi ha detto: «Coraggio non mi sono scordato di te, questo dolore non è perduto, è accolto e lo porto con me sulla croce e la Resurrezione lo esalta e purifica».
Sono piena di commozione e gratitudine. Questo non toglierà la nostra fatica, ma le dà il giusto senso e significato.
Grazie alla Fraternità e a don Giussani per averci introdotto a vivere la realtà ancora più intensamente di quanto miseramente potevamo fare noi con il nostro tentativo goffo e sproporzionato.
Lettera firmata

Davide Prosperi e monsignor Giovanni Paccosi (Roberto Masi/Fraternità CL)

Caro Davide, torno dagli Esercizi alla mia piccola quotidianità con mio marito e i nostri figli. Torno al mio lavoro part time, alla spesa, al fare i letti, alla mia mamma in Rsa. Torno grata perché questi giorni sono stati per me il reale inizio di risentirmi figlia di questa storia. Io sono una di quelle nostalgiche, con la fatica a volte di accettare alcuni cambiamenti, lavorare sui testi del movimento; non mettevo mai in dubbio l'appartenenza al carisma, ma sotto sotto cresceva un chiacchiericcio inutile. Grazie a questi giorni, in cui sia tu, sia monsignor Giovanni ci siete diventati più familiari, nel raccontarci di voi, nel commuovervi con noi, nel mettere a tema la speranza che è l'incontro vivo con Cristo, sto intuendo quanto sia concreto il fatto che fuori dalla Chiesa il movimento non sarebbe e che non mi posso staccare di un millimetro da questa unità, perché perderei pian piano me stessa..
Cristina, Sesto San Giovanni (Milano)


Caro Davide, torno col cuore pieno di gratitudine da questi Esercizi. Ho fatto l’esperienza del servizio di accoglienza al settore dei disabili. Erano tantissimi. E tutti hanno detto il loro sì che comprendeva una fatica molto superiore alla mia. L’adesione al gesto è stata totale: non un lamento, anzi una obbedienza grata e silenziosa che riempiva davvero i miei occhi e il mio cuore. Bastava il loro “eccomi”, con tutta la sofferenza, per dimostrare quella speranza che ci è stata raccontata in quei giorni. Non posso dimenticare il momento in cui hai annunciato la svolta nel processo di beatificazione di don Giussani. Una signora, che aiutavamo anche per fare pochissimi passi, si è voluta alzare in piedi ad applaudire con gli occhi pieni di lacrime. E un’altra mi ha abbracciato piangendo, dicendo che erano anni che pregava per questo. Abbiamo vissuto un’unità, sia tra noi amici che abbiamo condiviso questo servizio, sia con queste persone incredibili, che davvero può costruire e salvare il mondo. È stata per me una occasione per educarmi alla speranza. Grata a te e a don Giussani che ci ha portati su questa strada, ho una grande voglia di ricominciare la settimana, per testimoniare al mondo questa bellezza.
Benedetta, Giussano (Monza-Brianza)

Esercizi spirituali della Fraternità di CL 2024 (Roberto Masi/Fraternità CL)


Ho fatto una esperienza di dolce dolore durante gli Esercizi. Al termine della lezione, un mio amico si è recato al banchetto del Fondo comune e ha versato il suo contributo. Ci sono rimasto male, ho sofferto perché non sono stato fedele. Anche per problemi oggettivi. Ne ho parlato col mio amico e mi ha ricordato il criterio con cui contribuire: anche un euro al mese, ma che tu sia fedele. Non conta quanto, in precedenza ci è sempre stato ricordato. Allora sono andato al banchetto e ho versato un piccolo contributo. Una volta a casa farò un bonifico permanente come educazione e gratitudine verso il movimento, al quale devo tutto.
Giuseppe


Carissimo Davide, ti scrivo appena terminati questi Esercizi Spirituali. Che spettacolo vedere, anche se in collegamento, il nostro popolo riunito dopo gli ultimi anni in cui non era stato possibile. Guardandovi era come guardare chi ero io, rivedere chiara l’origine e la strada. Quando sentivo gli amici lamentarsi che si sarebbe dovuto fare in presenza, pensavo che in fondo in fondo avevano ragione, perché il gruppetto piccolo con cui sono stati fatti negli ultimi anni, almeno per la mia Fraternità, era a misura di ciascuno.
Lo scorrere delle giornate, le lezioni di don Giovanni così ricche di umano, ma di un umano che ha incontrato Cristo; l’assemblea e la tua sintesi finale: che commozione sentire di essere parte di questo popolo, guidato, accompagnato passo a passo, un popolo che, pur dentro le tribolazioni del tempo presente, resta affascinante.
Lo spettacolo che ho visto in questi tre giorni spazza via con forza tutte le obiezioni. Ti volevo dire grazie anche per aver sottolineato l’urgenza missionaria che vive chi ha incontrato Gesù, resa evidente dal racconto di don Giovanni dei frati che dal Perù scendevano in Amazzonia, e se non tornavano, ne partivano altri due. Io sono stata cinque anni nella foresta amazzonica e i cimiteri sono pieni di tombe di missionari morti a 20, 25 anni per malattia, frecce avvelenate, serpenti… Ho il cuore emozionato per la bellezza di questi giorni: una conferma dell’intuizione avuta 47 anni fa, quando incontrando don Giussani mi è stato chiaro che non l’avrei più lasciato!
Suor Marcella


Caro Davide, per la recente nascita del mio secondo figlio, quest’anno io e mio marito abbiamo dovuto rinunciare a seguire gli Esercizi in presenza, avendo comunque la fortuna di partecipare online. Dico fortuna perché, pochi giorni prima, avevo sentito alcune amiche mamme, che mi avevano detto della loro decisione di non partecipare. Non era un motivo però logistico, legato solo ai figli piccoli. Premettendo che soprattutto rispetto a una di loro, che stimo molto, abbia davvero riconosciuto la serietà della sua decisione, ho provato comunque un forte dispiacere. Mi sono domandata se il movimento stesse perdendo attrattiva, innanzitutto per me (che negli ultimi anni, vuoi anche per la fatica dei figli, non riuscivo a seguire come prima) poi anche per le persone che nel movimento ho incontrato e a cui voglio bene. Quando hai dato l’avviso che eravamo in tanti e poi già solo dopo la prima lezione di monsignor Paccosi, che non avevo mai sentito nominare prima, ho provato un grandissimo senso di liberazione e gratitudine. Ho avuto l’ennesima riprova che il movimento è fatto da uomini, ma non è portato da loro: è l’alveo della Chiesa, e quindi Dio stesso che lo tiene o lo mantiene. Di che cosa ho paura allora? Ho scritto alla mia amica, e anche alle altre, dicendo tutta la Bellezza e la novità di fascino che per me sono stati questi Esercizi, e loro mi hanno tutte risposto che li avrebbero letti.
Benedetta, Milano

Esercizi della Fraternità di CL 2024 (Roberto Masi/Fraternità CL)

Caro Davide, volevo ringraziare te e la Fraternità per avermi dato la possibilità di seguire ancora gli Esercizi online. La mia particolare invalidità e la grave disabilità di mia figlia mi rendono infatti impossibile partecipare in presenza, anche negli anni a venire. Ma essere lì, con voi, sia pure online, per me, dopo una storia ormai più che cinquantennale, non ha prezzo. Così ho potuto seguire con passione e commozione ogni momento, ero veramente con voi tutti, e ringrazio Dio di questo. Al momento poi dell'annuncio dell'inizio della fase testimoniale relativa al nostro padre in Cristo don Giussani, mi sono alzato in piedi commosso, come tutti voi che eravate in fiera.
Per la gratitudine che mi porto dentro, ho deciso, insieme a mia moglie, che non è del movimento, di fare una piccola donazione straordinaria alla Fraternità, un piccolo segno di affetto a questa compagnia, a questa storia, a Cristo Gesù.
Manuel


Ciao Davide, ti scrivo per ringraziarti di come hai risposto alla seconda domanda durante l’assemblea di domenica mattina, quella su come si fa ad avere speranza nella sofferenza e nel dolore.
Mi hanno sorpresa i passaggi che hai fatto, partendo dalla tua esperienza e non da questioni astratte o moralistiche. È vero quello che hai detto, ossia che anche nel dolore più grande si avverte subito il bisogno di essere salvati, poi le ferite ce le porteremo sempre dietro, ma saranno servite per farci diventare quello che siamo. Ho 47 anni, ed ho perso entrambi i genitori, la mamma poco più di un anno fa. Ho una grande ferita dentro, ma le cose che ho vissuto mi hanno aiutata ad essere quello che sono e mi hanno portata anche ad incontrare il movimento quando ero già adulta e a cambiare lavoro. Sarei ancora ricercatrice in università e non insegnante delle superiori, se non avessi incontrato il movimento.
Di fronte alle domande dei miei studenti, al loro dolore e alla loro sofferenza - una ragazza ha perso la mamma due settimane fa -, ho difficoltà ad educare alla speranza: come fare davanti a ragazzi di 15-19 anni, che sono convinti che essere liberi significhi fare ciò che si vuole o che si professano atei?
Io insegno in un istituto salesiano, e un paio di settimane fa, un ragazzo molto timido è sbottato e mi ha chiesto come faccio ad avere una fede certa, quando lui invece fa molta fatica in questo periodo. Mi sono stupita perché non mi sembra che la mia fede sia così certa, ma lui mi ha vista così. L’unica cosa che ho potuto fare è stata raccontare a lui e alla classe la mia esperienza, quello che mi ha cambiata. Che non sono stati discorsi o pretese, ma incontri e fatti reali.
Anna