Omery Tanner.

«Una notte piena di gioia»

La storia di Omery Tanner. Dal rischio della strada alla decisione di battezzarsi. Una Grazia che passa dall'incontro con la Los Angeles Habilitation House, l'associazione che aiuta i disabili e i reduci di guerra. Qui sotto il video della cerimonia
Francesca Capitelli

Omery Tanner è stato battezzato la notte di Pasqua. Una notte piena di gioia e di bellezza per un amore che ci si scopre addosso. E che, come racconta chi c’era, si poteva leggere nei suoi occhi, mentre era immerso nel fonte battesimale e il prete lo benediceva versandogli l’acqua sul capo.

Omery ha 26 anni e vive in California, a Los Angeles, con la zia, da quando i genitori sono morti. È uno dei ragazzi della Lahh, la Los Angeles Habilitation House, associazione non profit che aiuta persone disabili, che hanno difficoltà ad inserirsi nella società. Una realtà nata nel 2008 grazie a Guido Piccarolo, che prima faceva l’analista finanziario (leggi qui la sua testimonianza al Meeting del 2011), e a Nancy Albin, sua collega. Dopo aver iniziato ad aiutare alcuni disabili a trovare lavoro e a vivere la vita con dignità,in seguito cominciarono ad accogliere anche i reduci di guerra, che tornavano dal fronte menomati o con disturbi post-traumatici.

«I più sono molto giovani», racconta Guido, e spesso «per l’età che hanno e per il carattere ribelle e irascibile, questi ragazzi, rischiano di finire in qualche gang di strada. Emarginati dai coetanei per i problemi che si portano dietro, fanno fatica a terminare gli studi e a trovare qualcuno che li assuma dopo». Giovani difficili, soprattutto perché non sono mai stati educati, non hanno mai avuto qualcuno che gli sia stato veramente vicino. «E Omery era così, irrequieto e ribelle, sul punto di mollare. Rispondeva male, arrivava in ritardo». In molti altri posti non lo avrebbero tenuto.

Alla Lahh è arrivato da due anni e mezzo, e si capisce che quello che ha incontrato in questo posto lo ha cambiato completamente. Ora è stato assunto nei servizi di pulizia della Guardia Costiera. Ma prima di proporgli quel lavoro, gli operatori erano un po’ titubanti, perché per andare a lavorare gli sarebbe servita una macchina. E lui non ce l’aveva. Ma appena gli hanno accennato del lavoro, ha fatto di tutto pur di trovare un mezzo alternativo. Senza risultato. Così, «ha percorso le venti miglia che separano casa sua dalla stazione della Guardia Costiera in bicicletta, attraversando anche un ponte che è solo per automobili». È stato chiaro a tutti, allora, che a spingerlo non era soltanto la possibilità di guadagnare qualcosa, ma uno sguardo che aveva scoperto su di sé, nel periodo di formazione alla Lahh. «Lo sguardo consapevole di un amore più grande», racconta Guido.

Tutto ciò si percepiva chiaramente la notte in cui è stato battezzato. Insieme alla zia, ai lati dell’altare, c’erano Guido e Nancy. Omery, con la sua croce al collo, era la testimonianza vivente di quello che ha detto papa Francesco all’Udienza del 7 marzo con il movimento di CL, che «solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore». Omery «si è accorto di essere amato fino in fondo», continua Guido, «fino a quel punto che coincide con il suo limite, la sua disabilità, le sue difficoltà. Il punto in cui uno o riconosce quell’amore o è perduto».