Giovanni Testori.

Una lingua nata per essere "detta"

Quattro giovani studiosi e le loro ricerche, due documentari e due mostre pittoriche. Un evento organizzato dall'associazione intitolata allo scrittore milanese che, ancora oggi, ha molto da dire. Sabato 3 dicembre, nella sua casa natale
Giuseppe Frangi

«La mia fobia per i “messaggi” che ben conosci, ha avuto finalmente ragione sui residui moralistici di cui spesso incrocio la verità delle situazioni che incontro. Un difetto, questo, molto comune nei cristiani». Scriveva questo Giovanni Testori nel 1950 a Gianfranco De Bosio, il grande regista a cui aveva affidato il suo primo testo teatrale. Era il 1950, Testori aveva 27 anni, De Bosio due di meno. L’oggetto della lettera era la possibilità si portare in scena Le Lombarde, un dramma che aveva preso spunto dalla tragedia accaduta al largo del mare di Albenga tre anni prima e che era stata oggetto anche delle straordinarie cronache, sul Corriere della Sera, di Dino Buzzati. Morirono 43 bambini, ospiti di una colonia, per il naufragio della motobarca che li portava all’Isola Gallinara.

Il testo è rimasto negli archivi del regista, sino a quando Giuditta Fornari, studentessa dell'Università degli Studi di Bologna, ha avuto l’opportunità di leggerlo e studiarlo per la sua tesi di dottorato. La sua comunicazione sarà uno dei momenti più attesi nella giornata di studi testoriani che Casa Testori organizza, sabato 3 dicembre, a partire dalle 10. Ma non è certo il solo: perché si parlerà anche di altre “scoperte” nel corpus dello scrittore milanese. Mattia Patti presenterà le cento lettere che un Testori sempre giovane aveva scritto a Walter Ronchi, il direttore della rivista universitaria più diffusa nell’Italia inizi anni Quaranta: Pattuglia (Testori collaborava per le pagine d’arte).

Altra scoperta molto importante quella fatta da Daniela Iuppa, che ha potuto studiare nell’ambito di uno studio sui rapporti tra Testori e Manzoni, un testo rimasto non finito e scritto per il grande attore Franco Parenti nel 1975: La peste di Milano. Al centro di questo dramma corale c’è la grande figura di San Carlo. La lingua è quella “reinventata” che aveva segnato la trilogia che Testori aveva scritto per lo stesso Parenti tra 1972 e 1974. Una lingua di grande forza espressiva, lingua nata per essere “detta”. Per questo la presentazione di Daniela Iuppa sarà accompagnata dalla lettura di alcune pagine del testo da parte dell’attrice Marta Ossoli (che a dicembre porterà in scena Cleopatràs dello stesso Testori).

Il programma prevede anche la comunicazione di Federica Mazzocchi, dell’Università di Torino, che ha da poco pubblicato un documentatissimo studio sulla mess’in scena dell’Arialda di Testori con la regia di Luchino Visconti. Mess’in scena che causò uno dei casi di censura più celebri degli inizi anni Sessanta.

Il programma della giornata si concluderà con due filmati ritrovati. Il primo è un documentario sulla grande mostra del '600 lombardo a Palazzo Reale di Milano, con Testori curatore. È Testori stesso ad accompagnare nella visita. Il secondo invece è relativo ad una mostra di Renato Guttuso, spiegata sempre dallo scrittore milanese, che alla fine dialoga con il pittore, che era suo grande amico, ma con il quale aveva avuto rapporti sempre molto battaglieri.

La giornata testoriana si conclude con l’apertura di due piccole mostre. Una dedicata ad alcune opere pittoriche mai esposte relative al 1945, anno cruciale per la storia dello scrittore e non solo per la sua. La seconda invece è una mostra imperniata su un ritratto a Testori realizzato da un giovane artista sloveno, oggi in grande ascesa, Aleksander Veliscek: una testimonianza di come il fascino dello scrittore milanese oggi catturi i giovani, e scavalchi le frontiere.


Un sabato testoriano
Sabato 3 dicembre 2016
Per informazioni: www.casatestori.it