Manifestazioni a Cayenne, Guyana Francese.

La sorpresa di un popolo

La piccola comunità di CL racconta quel che sta accadendo in quel «pezzettino di Europa attaccata al Sud America». Le proteste, le barricate, la chiusura di uffici e scuole. La preoccupazione per il futuro. Prima il disagio, poi la curiosità di capire

Carissimi,
vorremmo raccontarvi cosa sta succedendo nel Paese che ci ha accolto e in cui sta crescendo la nostra piccola “sgangherata” comunità.
Da ormai tre settimane la Guyana francese, un pezzettino d’Europa attaccata al Sud America, è ferma: scuole, uffici, negozi, centro spaziale...tutto chiuso.
Diversi collettivi si sono uniti per protestare contro il Governo francese denunciando lo stato di degrado e di arretratezza del Paese.
Hanno iniziato costruendo il primo barrage nella strada che porta al Centro spaziale europeo per poi costruirne tanti altri, bloccando di fatto tutti gli ingressi alle città: l’aeroporto, il porto e le periferie.
Le loro richieste sono legittime: chiedono più sicurezza, un ospedale pubblico a Kourou (sede della prestigiosissma e più importante base spaziale civile del mondo), fondi per la crescita economica di un Paese che versa in gravi difficoltà…

Tuttavia questa situazione di blocco ha creato diversi problemi: è stato necessario fare rifornimenti di cibo, acqua e benzina. Gli scaffali dei negozi e le pompe di benzina iniziano svuotarsi. Se le cose non dovessero sbloccarsi sarà dura.
Tutto questo all’inizio ci ha fatto arrabbiare, perché non si poteva andare a lavoro e le scuole erano chiuse e ci sentivamo in gabbia. Poi abbiamo iniziato a sentire il desiderio di capire meglio che cosa muovesse questa gente. Abbiamo cominciato a invitare a cena i nostri amici guyanesi e a uscire con loro cercando di andare al cuore della protesta.

Ci siamo resi conto che avevamo un pregiudizio sul popolo guyanese: pensavamo fosse quasi impossibile organizzare una marcia pacifica come quella che hanno fatto a Cayenne e Kourou. Invece ci hanno stupito per la loro determinazione e unità nel muoversi (e bisogna tenere conto che il popolo guyanese è l’insieme di varie etnie: creoli, brasiliani, haitiani, saramaca, amerindiani). Ai barrages sembra esserci sempre una festa con canti, balli e pranzi insieme. Per non parlare degli episodi di solidarietà: commercianti che portano cibo e acqua ai manifestanti, insegnanti che organizzano corsi... Stiamo assistendo alla mobilitazione di un popolo.

In particolare, siamo stati colpiti dalla coscienza che hanno del loro bisogno: sono consapevoli che nessuna rivoluzione è possibile se non accompagnata dal Signore, tanto che quasi tutti i giorni pregano insieme e più volte sono state celebrate messe ai barrages e non solo. Anche il Vescovo si è schierato accanto al popolo guyanese ed ha invitato tutti a pregare e riflettere sul ruolo che ciascuno di noi può avere nel cambiamento della Guyana facendo notare come «il Signore non manca di essere presente in tutto quello che accade. ImploriamoLo insieme perché tutti si convertano al Vangelo dal profondo del loro cuore al fine di costruire una Guyana unita dove i bambini possano crescere senza timori».

Giovanni, Lucia, Carlo, Ilaria, Gaby (Kourou)