La presentazione de <em>La bellezza disarmata</em> a Piacenza.

Un punto infiammato che non si spegne

Da una collega che rimane folgorata al rapporto che rinasce con un amica. Sono alcuni fatti nati dalla presentazione de "La bellezza disarmata" il 5 ottobre, nella città emiliana. Testimonianze di come «il Signore ci precede sempre»
Alessandro Giuntini

Palazzo Gotico di Piacenza, 5 ottobre. Arriva don Julián Carrón, i relatori si siedono; tutto è pronto per la presentazione de La bellezza disarmata. Ma prima ancora che l'incontro inizi, qualcosa è già accaduto: «Il Signore ci precede sempre, rendendo interessante ogni cosa».

Sono parole di Cinzia Bricchi, presidente dell’Associazione culturale "Ingenua baldanza", che racconta uno dei tanti fatti accaduti ancora prima dell'incontro con Carrón nella città emiliana. «Qualche giorno fa, bussa alla porta una collega, a cui avevo dato il volantino della presentazione al mercato. Entra nel mio ufficio e mi chiede se può parlarmi, ma non di lavoro. Si siede e mi dice che quello che ha letto sul volantino (la copertina del libro con sotto dieci righe) l'ha folgorata. Anzi, sua figlia, che era con lei al mercato, dopo averlo letto, le ha detto subito: "Mamma, ma questo incontro è per te!". La mia collega continua e mi dice: "Sai, sono incasinatissima, ho un mare di problemi e a volte non penso di farcela. Ma quando ho letto quelle poche righe non riuscivo più a staccarmene. Le ho lette e rilette per un'ora ieri sera nel mio letto e mi sono detta: è quello che cerco. Mercoledì non posso mancare!"».

Anche a Massimo Trespidi, ex presidente della Provincia di Piacenza, è successo qualcosa di inaspettato: «Nei giorni scorsi ho telefonato a Giuliana, un'amica e collega con cui ho condiviso il dolore per la morte di un nostro caro di tumore: lei di sua figlia, io di mia moglie. L'ho chiamata per invitarla all'incontro con Carrón. Quando ha sentito la mia voce e mi ha riconosciuto è scoppiata a piangere: "Perché piangi?", le ho chiesto. "Perché dopo la morte di tua moglie ho continuato a pensarti e a pregare per te e i tuoi figli, ma non ho mai avuto il coraggio di telefonarti. Non sapevo cosa dirti per consolarti, quali parole usare. Invece, oggi mi hai telefonato tu e piango perché mi hai fatto un regalo bellissimo ricordandoti di me e invitandomi". Mi ha detto, poi, che sarebbe venuta perché "se Carrón è la persona che ti aiuta a vivere la fede, allora voglio conoscerlo perché ho conosciuto te"».

E ancora, uno studente universitario della città emiliana, Michele, racconta di una «bellezza» che lo ha preceduto: «Il giorno della presentazione del libro, alla mattina abbiamo fatto un banchetto per accogliere le nuove matricole. Ad un tratto un mio compagno mi chiede: "Sai se c’è qualcosa da fare stasera in centro?". Non ho potuto non invitare lui, e gli altri che erano lì, all'incontro con Carrón. Alla fine, alcuni dei miei compagni sono venuti e altri non sono riusciti. Ma la cosa che più mi ha colpito, era che, dopo la serata, volevano commentare ciò che era stato detto, per capire di più».

La sera dell'incontro, cinquecento persone sono arrivate nelle sale del Palazzo Gotico per ascoltare le parole dell’autore, dell’avvocato Corrado Sforza Fagliani, vicepresidente dell’Associazione Bancaria Italiana, e di Massimo Toscani, presidente della Fondazione bancaria di Piacenza e Vigevano, moderati da Massimo Trespidi.

È il saluto del Vescovo di Piacenza monsignor Gianni Ambrosio ad aprire, con l'augurio che la serata possa essere «un incontro gioioso, perché solo un incontro può interpellarci», e, quindi, interessarci.

Corrado Sforza Fogliani esprime il suo interesse per le cause e gli effetti della libertà: «Il libro di Carrón affronta il tema della libertà religiosa; se sia lecito, cioè, imporre la fede con la forza. Questa possibilità viene esclusa del tutto, sia in base a considerazioni di sant'Agostino sia, soprattutto, in base al Concilio Vaticano II». L’avvocato ha poi citato la figura di Solženicyn, a testimonianza del valore della libertà di coscienza: lo scrittore di Arcipelago Gulag ha passato otto anni nei lager sovietici. Chiudendo, Sforza Fogliani ha affermato che «la lettura de La bellezza disarmata aiuta a superare l'apparente contraddizione tra la libertà "liberale" e la fede cattolica. In particolare, il secondo capitolo è un capolavoro: individua nella libertà di coscienza il metodo per riconoscere la verità dell'Incarnazione». «Tutti siamo coinvolti nel cambiamento d'epoca in atto», ha detto, poi, Carrón, osservando anche che «è necessario cercare di capirlo per evitare reazioni irragionevoli, come fondamentalismi e muri».

Massimo Toscani ricorda le domande che si poneva «insistentemente quand'ero giovane». Ha ammesso che il libro della presidente della Fraternità di CL lo ha riportato a quei punti interrogativi. Quando era ragazzo quelle questioni nascevano «dalla ribellione contro le istituzioni: era il periodo del "vietato vietare"». A fine serata aggiunge una domanda alla sua lista, rivolta anche a chi lo sta ascoltando: «La dottrina cristiana può dare risposta alle domande esistenziali di oggi?».

Don Carrón ringrazia per le domande e incalza. «Ha senso ancora parlare dell'infinito? C’è qualcosa per cui ciascuno di noi può veramente spendersi?». Per il Presidente della Fraternità di CL, gli adulti di oggi non hanno niente per cui giocarsi fino in fondo, perciò si accontentano con tutto ciò che trovano, perfino con telefonini e devices. E così i desideri si spengono, i rapporti saltano, perché nulla è in grado di resistere. Ma un cristianesimo vissuto intensamente, e non come etica, fa desiderare ancora di più: «Se la fede non fosse in grado di esaltare tutta la mia umanità, non mi servirebbe a nulla». Questa è la riposta che il cristianesimo dà ad un'epoca dove la solidarietà è scomparsa. I cristiani devono domandarsi se credono ancora nel fascino della «bellezza disarmata» della fede, da poter offrire come «appiglio rispetto a questo nulla che dilaga».

«Il fatto che qualcuno si ponga oggi queste domande, significa che c’è qualcosa che ancora non è crollato, che un "punto infiammato" in ciascuno di noi rimane»: così Carrón sceglie di concludere la presentazione.