La presentazione de ''La bellezza disarmata'' a Cecina.

La novità di un gesto gratuito

Nella città del Livornese, la 58° presentazione del libro di Julián Carrón. Sul palco del teatro comunale, con l'autore, c'erano Roberto Fontolan e Wael Farouq. Un un dialogo a tutto campo, dalla fede all'immigrazione
Fabio Motta

«Tu riesci a gustarti la vita? Riesci a trasmettere ai tuoi figli la bellezza che stai vivendo?». Questa domanda di don Carrón ha fatto trattenere il respiro alle 350 persone che riempivano il teatro comunale di Cecina. A me sicuramente, che di figli ne ho quattro e spesso vivo il mio menage familiare come un domatore di leoni. Per la trentesima presentazione de La bellezza disarmata, sul palco, insieme all’autore, c’erano il responsabile del Centro Internazionale di CL Roberto Fontolan nel ruolo di moderatore e Wael Farouq, professore di Lingua e letteratura araba all’Università Cattolica di Milano. Gli ospiti sono stati invitati dal centro culturale “Don Francesco Ricci” all’interno di un ciclo di incontri dal titolo “La bellezza dell’umano”, che ieri è risultato particolarmente significativo. In aggiunta, come sottotitolo una frase di Albert Einstein: «Forse verrà un giorno in cui le macchine ci sapranno dare tutte le risposte, ma sicuramente non saranno mai in grado di porre nemmeno una domanda».

Ed è proprio attraverso le domande di Fontolan che si è svolto un dialogo straordinariamente ricco, in un continuo zoom avanti e indietro tra la vita dell’Europa e la vita di ogni uomo «perché tutti, atei, musulmani, cristiani di tradizione o praticanti, tutti siamo di fronte alle medesime sfide» ha sottolineato Carrón. Ha continuato Farouq: «Siamo nell’epoca dell’informazione, che è conoscenza, ma senza esperienza reale. L’epoca dei diritti dell’individuo, cioè della persona senza relazioni. Dell’esistere, ma non dell’essere perché all’uomo moderno manca un “tu” che lo costituisca». Per questo motivo, è un tempo di paura e vivere sembra difficile, tanto da volerci rinunciare a volte, come le donne malate di Rose, ricordate da Carrón, che pur potendo curarsi dall’Aids smettevano di prendere le medicine e si lasciavano morire.

Eppure, come ha sottolineato Fontolan, nel libro non si trova traccia di quell’atteggiamento di rimpianto verso i bei tempi andati, tanto diffuso. «È perché questa crisi costringe a tornare alle domande» ha spiegato Carrón. «Dobbiamo avere il coraggio di reimparare quello che già crediamo di sapere. Può la bellezza della fede, della vita nuova che scaturisce dalla fede, generare una novità di vita? Se sì, non possiamo pensare ad una strategia per comunicare questa bellezza, perché sarebbe lo stesso errore che in passato è fallito: farne una teoria. È sufficiente viverla», per questo motivo è “disarmata”.

Carrón ha proseguito toccando l’argomento dei “muri” come risposta al problema dell’immigrazione: «I muri non vincono la paura, perché la paura è dentro ogni uomo. È vinta solo da un rapporto. Noi possiamo vivere la bellezza solamente dentro un legame». Bellissima la considerazione di Farouq: «Perché nella Chiesa ci sono tanti Santi? Non era sufficiente come nell’Islam indicare un solo santo come esempio di una particolare virtù? In questo modo però sarebbero solo virtù o valori astratti. Noi abbiamo bisogno che in ogni epoca, in ogni giorno la bellezza possa essere incontrata».

Questo incontro è stata l’occasione di una bellezza da poter incontrare e vivere. Innanzitutto per noi che lo abbiamo organizzato: la disponibilità di Carrón a partecipare è stato un inatteso segno della sua grande paternità. La richiesta era stata fatta da Lucia, presidente del centro culturale, quasi due anni fa e pensavamo che fosse ormai accantonata in favore di altre richieste giustamente prioritarie.

Quando abbiamo saputo che questo incontro si sarebbe fatto si è innescata una mossa affettiva da parte della nostra piccola comunità ed è iniziato un periodo di lavoro pieno di attesa. Sono stati curati anche dettagli minimi, ma preziosi: dai canti preparati ed eseguiti meravigliosamente, fino alle composizioni floreali sul palco e sul centrotavola per la cena. Negli inviti ci siamo dati da fare sui social, con locandine, volantini, ma soprattutto prendendo il rischio di invitare personalmente. La maestra d’asilo, i colleghi, il direttore della banca, il capo della polizia che, presente a un precedente incontro sul referendum, aveva chiesto di essere rinvitato. Ieri all’uscita dal teatro era davvero contento, colpito da una novità. Come anche l’assessore alla cultura Giovanni Salvini, che ha stupito tutti facendo una domanda sulla differenza tra presenza reattiva e presenza originale. Carrón gli ha risposto che la presenza originale è quella propria di Dio che accade come un gesto assolutamente gratuito nei nostri confronti. Proprio quello che stava accadendo durante l’incontro.