"La bellezza disarmata" a Buccinasco (Milano).

L'esperienza di vita adeguata per vivere

Un serata tipicamente invernale per la presentazione del libro di Julián Carrón a Buccinasco, hinterland milanese. Al tavolo dei relatori, due docenti della Cattolica: l'ex rettore Lorenzo Ornaghi e don Stefano Alberto
Luca Castellin

La nebbia era bassa sulla strada. Il freddo, a causa dell’umidità, abbastanza pungente. Quella di mercoledì 2 dicembre sarebbe stata proprio una serata da passare in casa, cenando con amici, leggendo un buon libro, oppure semplicemente guardando la tv. Invece, le sagome di molte auto, avvolte nella nebbia, affollavano la strada su entrambi i lati. Tanto che, dopo aver parcheggiato, occorreva fare qualche centinaio di metri a piedi per raggiungere l’Auditorium di via Fagnana 6 a Buccinasco. Perché così tante persone radunate in una tranquilla zona residenziale di questo paese alle porte di Milano?

La risposta è semplice. L’incontro di presentazione de La bellezza disarmata, il primo libro di Julián Carrón, da quando, dieci anni fa dopo la morte di don Giussani, ha assunto la guida di CL. Una presentazione affollata, tanto che non si trovava un posto libero fra i trecento disponibili. L’obiettivo della serata non era soltanto quello di presentare un volume, bensì, come ha ricordato Alessandro Tuzzi, responsabile della comunità di CL a Buccinasco, quello di «offrire il contributo di un’esperienza di vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per vivere». Ma, di fronte al «malessere» della nostra cultura, al crollo di tutte le evidenze e le certezze, quale contributo offre l’opera di Carrón?

Un primo aiuto a rispondere è arrivato dal professor Lorenzo Ornaghi, Presidente dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica, che dell’Ateneo è stato anche Rettore per un decennio. «Educare è decisivo per introdurre alla vita le nuove generazioni», ha esordito. Solo che molto spesso, soprattutto nei più giovani, «è in crisi il nesso con la realtà. Senza il nesso con la realtà, anche il senso religioso s’indebolisce». Il risultato è lo smarrimento di fronte a ciò che accade. Come fare allora a riacquistare fiducia nella realtà? «Abbiamo bisogno di maestri e testimoni che parlino a me, che siano in grado di coinvolgere non un’indistinta collettività, ma ogni singola persona», ha detto ancora Ornaghi. La bellezza disarmata ci è d’aiuto in questo. Nel volume, ha spiegato Ornaghi, «rivedo Giussani, torna il suo ethos educativo». E ciò è reso possibile dall’immedesimazione con il carisma da parte di Carrón. Questo libro, infatti, ci rivela molto della vita del movimento di Comunione e Liberazione. «La fedeltà attiva a un movimento è sempre quella, ciò che cambia è la risposta concreta nelle circostanze storiche», ha osservato Ornaghi: «Un movimento è sempre una realtà dinamica, che si rende evidente nel rapporto tra chi appartiene e chi guida: credo che Carrón guardi al presente con lo sguardo il meno ristretto possibile sul futuro».

Un’eco a questa convinzione è giunta anche dal secondo relatore della serata, don Stefano Alberto (noto come don Pino). Il docente di Teologia dell’Università Cattolica ha indicato la «radice nascosta» de La bellezza disarmata in una frase che Giussani disse, rivolgendosi proprio a Carrón, durante i festeggiamenti per il suo ultimo compleanno: «Il Signore mi ha fatto il regalo più bello, adesso che ci sei tu posso seguire in te e attraverso di te ciò che Dio ha donato a noi». Il volume, ha aggiunto don Pino, non fa altro che riproporre il metodo di Giussani attraverso «l’immedesimazione nel suo carisma, che Carrón sperimenta quotidianamente». Questo libro mostra inoltre il legame tra Benedetto XVI e Francesco. «Come aveva già osservato l’allora cardinal Ratzinger è crollato tutto, siamo tornati ai primi secoli», ha sottolineato don Pino: «Cristiani in un mare di pagani». Ma, che cosa vuol dire tornare all’inizio, all’origine del cristianesimo? Significa capire che cos’è l’umano. Significa comprendere perché valga la pena vivere. Carrón, dice il teologo della Cattolica, ripropone Giussani: «L’uomo, ogni uomo, riparte sempre da un incontro, per dei fatti che accadono. Si riparte dalla fiducia nel cuore, che - pur sepolto sotto una montagna di detriti - è infallibile. L’io, infatti, come ci ricordava don Giussani, è un diamante, ma va trovato». Ed è proprio nell’importanza attribuita alla categoria dell’incontro che si può cogliere a pieno il legame con Bergoglio. «Nell’incontro», infatti, vibra «Cristo presente. Ed io sono del movimento solo per questo», ha concluso don Pino.