Una vacanza per prendersi sul serio

Quatto giorni di convivenza al Monastero di Santa Maria di La Spezia. Il racconto di giornate «incalzanti e travolgenti». Dallo studio insieme al desiderio di gustarsi tutto. E, alla fine, sono anche gli insegnanti a imparare dai ragazzi...

Tra sabato 29 ottobre a martedì 1 novembre con un gruppo di studenti provenienti da Abbiategrasso, Magenta, Arona, Pavia, Vigevano e Transacqua abbiamo fatto una esperienza di vacanza-studio in un luogo incantevole, il Monastero di Santa Maria del Mare che si affaccia sopra la città di La Spezia. Il luogo è incantevole per il paesaggio, un davanzale sul porto e sul mare con albe e tramonti meravigliosi, da soli capaci di rendere testimonianza al Dio che tutto ha creato con una bellezza inimitabile.

Non solo il paesaggio rendeva incantevole questo luogo, anche la presenza delle suore benedettine, quattro, ma con la forza di testimonianza di un popolo, tanto che incontrarle è stato poter conoscere il fulcro della clausura, che non è togliersi dal mondo bensì viverlo con maggior intensità e profondità. È quello che ci ha testimoniato la madre superiora. Tutte le volte che l'abbiamo incontrata abbiamo avuto davanti una donna lieta. Lei stessa ogni volta esplicitamente ci ha detto che vivere lì, nella preghiera, risponde al desiderio di felicità che ognuna di loro porta dentro il cuore. Grazie a loro abbiamo colto in modo diretto che la vocazione è una chiamata alla felicità e che questo è ciò che la determina e la sorregge.

In questo ambiente, dove tutto parla di Dio, abbiamo vissuto i nostri quattro giorni di studio intervallati da incontri come quello con Anduela e Marina e gli amici di Genova e quello con Marco e Carmelo di Carrara. Io pensavo di dover andare a far studiare dei ragazzi e questo mi poneva alcune domande "sul che cosa fare" per convincerli a studiare e aiutarli al meglio. Le mie preoccupazioni però sono state spazzate via subito. Mi sono trovato davanti a studenti e studentesse che erano venuti in vacanza-studio con il bisogno di rispondere alle richieste che la scuola fa a loro in questi giorni. Non si sono mossi perché io e i miei amici insegnanti avevamo la tecnica migliore per farli studiare, si sono mossi dal loro bisogno, dal fatto di volerlo prendere sul serio.

Per questo fin dall'inizio mi sono trovato davanti persone già in azione, che volevano essere protagoniste di un cammino in cui trovare la risposta a ciò che cercavano. Essermi reso conto di questo mi ha fatto tirare un grande sospiro, messe da parte le mie preoccupazioni organizzative ho iniziato a seguirli. Così ho incontrato una freschezza e una umanità che mai avrei immaginato, un desiderio di conoscere che mi sovrastava e spingeva anche me ad impegnarmi con loro. Questo è stato il frutto di una esperienza incalzante e travolgente. Pian piano sono stato io a coinvolgermi con loro, a prendere sul serio il loro bisogno tanto che è nata una tenerezza per ognuno, per il loro destino. Che non è solo che facciano bene una interrogazione, ma che si gustino tutto quello che fanno. Prendere sul serio il bisogno dello studio è il primo passo per prendere sul serio se stessi: mi ha commosso questo, che ognuno di loro ha scoperto la domanda di vita che porta dentro e che vibra per lo sguardo di una presenza più grande, la Presenza di cui è fatta questa amicizia.

Studiando abbiamo scoperto insieme che c'è uno sguardo in cui vi è una promessa più grande della riuscita scolastica: il cammino verso la felicità. Non sarei arrivato a gustarmi le ore, il paesaggio, l'incontro con le suore e con tutti gli amici, se questi ragazzi e queste ragazze non fossero partiti dall'aver preso sul serio. L'ultimo momento della vacanza sono state due ore a Portovenere, guidati da un caro amico di La Spezia, dove abbiamo scoperto che ciò che ci muove è l'attrattiva che il bello esercita su di noi: questo significa fare esperienza che la vita dipana il suo fascino avvincendoci al suo segreto.

Gianni, Abbiategrasso