La prova scritta dell'esame di maturità.

Se ad essere promossa è «la ricchezza umana»

Oggi partono le correzioni delle prove scritte. Un professore racconta come il rischio sia «non attendersi nulla e far prevalere una misura». L’alternativa? Fare silenzio. E imparare uno sguardo

Venerdì 21 giugno non è solo l’inizio dell’estate. È anche l’avvio delle correzioni delle prime due prove degli esami di stato. Un appuntamento decisivo, cui spesso gli insegnanti si recano con stanchezza e senza grande attesa. Invece qui si gioca una delle questioni decisive dell’esame. Valutare è ciò di cui è fatta essenzialmente la prova di maturità, il cui valore, alla fine, si riassume in un punteggio.

Per questo è decisiva la consapevolezza che l'educazione è uno sguardo. Che cosa significa uno sguardo? Che cosa c’entra uno sguardo con quello che noi insegnanti abbiamo da valutare, con il testo che abbiamo da leggere e correggere? Mi è rimbombata nella testa questa domanda, come un ping pong di uno scambio ad alta velocità. A propormela, la convinzione dei miei studenti o la scaramanzia di un “uno” in matematica. Su di me è sceso un silenzio improvviso. C’era un’impotenza a rispondere, come se non bastasse uno sguardo. Perché va bene essere guardati, ma poi ci vuole che l'esito non sia uno sguardo, ma almeno un sei, e stiamo parlando di un sei quindicesimi...

Un silenzio si è frapposto tra lo sguardo e il giudizio, un silenzio in cui lo sguardo potesse trovare la direzione del giudizio. E lì ho avvertito la questione importante per un insegnante come me: che mi decida a fare silenzio di fronte a quello che gli studenti hanno fatto negli scritti, e quello che diranno al colloquio. Un silenzio per poter sorprendere le più leggere mosse dell'umano. Un silenzio per poter catturare qualsiasi battito di movimento, anche quello più impercettibile.

Si parla tanto agli esami, e oggi ho avvertito un grande bisogno di silenzio. Quello che devo fare è aprire il cuore all'altro, per valorizzarne le pieghe più sottili, per promuoverne la ricchezza umana.
C’è ancora troppa divisione tra sguardo e giudizio: da una parte c'è il sentimentalismo, dall'altra c’è la misura. Chissà che per una volta sia lo sguardo a plasmare il giudizio.
Gianni Mereghetti, Abbiategrasso