Giulio II ritratto da Raffaello.

GIULIO II L'abbraccio agli artisti

Con Giuliano della Rovere continua la serie su alcuni tra i più grandi pontefici della storia. Un uomo energico, che agì perché la Chiesa risplendesse di fronte al mondo. Pensando in grande
Eugenio Russomanno

Giuliano della Rovere nasce il 5 dicembre 1443 a Albissola presso Savona, da una povera famiglia. Per interessamento dello zio Francesco (il futuro papa Sisto IV) fu educato dai francescani di Perugia diventando poi anche lui frate francescano. Fu eletto Papa con il nome di Giulio II il 1° novembre 1503: scelto all’unanimità in un conclave durato un giorno.
Come osserva lo storico John Kelly, Giulio II, uomo energico, deciso e fiero, non cedette alla tentazione di arricchire la propria famiglia e lottò - spesso egli stesso al comando delle truppe armato di tutto punto - per creare un papato forte e indipendente in una Italia libera dalla dominazione straniera. Il suo pontificato fu dominato da imprese politiche e belliche. Erasmo derise il suo ardore militare nell’Elogio della follia (1509) e lo storico fiorentino Guicciardini osservò che non vi era nulla di sacerdotale in lui eccetto l’abito e il nome.
Il 3 maggio 1512 aprì il V Concilio Lateranense (XVIII concilio universale, 1512-1517) e nelle cinque sessioni tenute prima della sua morte si occupò soprattutto di condannare il concilio scismatico di Pisa (1511-1512) e la Prammatica Sanzione di Bourges.
Il più grande merito di Giulio II fu quello di aver protetto e incoraggiato grandi artisti, in particolare Michelangelo, Raffaello e Bramante. Bramante ideò per lui la nuova costruzione di San Pietro (1506), Michelangelo dipinse la volta della Cappella Sistina, Raffaello gli affreschi nelle stanze vaticane. La sua epoca segnò evidentemente il culmine dell’arte rinascimentale.
Morì in Vaticano il 21 febbraio 1513 e fu pianto come colui che aveva liberato l’Italia dalla dominazione straniera: è stato considerato tra i promotori della sua unificazione.
Riporto alcuni brani della bella omelia che il cardinale Angelo Sodano ha pronunciato durante la concelebrazione eucaristica in occasione delle celebrazioni per il quinto centenario dell’elezione di papa Giulio II, il 30 novembre 2003 nella cattedrale della Madonna Assunta in Savona: «Per me poi, vivendo in Vaticano, la figura di Giulio II è divenuta familiare. In molti luoghi mi è dato di imbattermi nello stemma dei Della Rovere, e non termino mai di ammirare la magnanimità e la genialità di questo figlio della vostra terra. Qualcuno ha scritto che, giungendo al Pontificato, egli volle assumere il nome di Giulio, per la grande ammirazione che nutriva verso l’Imperatore Giulio Cesare. Qualsiasi sia il fondamento di tale interpretazione, è certo che egli amava pensare in grande e voleva che la Chiesa di Roma risplendesse di fronte al mondo, anche per la sua bellezza esteriore.
Come si fa, in realtà, a non pensare a lui, contemplando la grandiosità dell’attuale Basilica di San Pietro, da lui voluta? Come si fa a dimenticare l’istituzione nel 1506 della Guardia Svizzera, con la sua caratteristica divisa che ancor oggi ammiriamo? ...Certo, Giulio II fu una delle figure più tipiche del Rinascimento italiano ed i suoi dieci anni di Pontificato furono pieni di grandi iniziative, anche a difesa del territorio. Il grido “Fuori i barbari”, che gli viene attribuito, forse non fu mai da lui pronunciato, ma certo corrisponde al suo impegno di difesa della penisola da intromissioni straniere. Giulio II si sentiva anche un sovrano temporale chiamato a difendere il suo popolo. Non per nulla volle che nel suo sepolcro funebre fosse scolpito il celebre Mosè, l’immagine del grande condottiero del popolo eletto. Certo, i metodi di governo di allora oggi sono di difficile comprensione. Non per nulla dopo di lui sorsero dei pontefici che iniziarono a sottolineare maggiormente la missione spirituale del Papa... Pur con questi limiti, Giulio II si rivelò una personalità eccezionale nel panorama geopolitico del suo tempo. Né va dimenticata la sua visione mondiale dei problemi della Chiesa. In America Latina lo si ricorda con gratitudine come il Papa che si preoccupò dell’evangelizzazione di quelle terre, scoperte pochi anni prima da Cristoforo Colombo. Basti pensare all’erezione della prima diocesi in America Latina a Santo Domingo, con una Bolla firmata da Giulio II nel 1511: è stata la prima diocesi del Nuovo Mondo.
Per la riforma interna della Chiesa, Giulio II volle poi convocare nel 1512 un Concilio Ecumenico, il Concilio Lateranense V. Fu, quindi, pur con la visione propria del tempo, un Papa che cercò di servire la Chiesa e di sacrificarsi per essa, fino a quando, all’età di 72 anni, il Signore venne a chiamarlo a sé. Sul letto di morte, si dice che abbia pronunciato queste parole: “Quando sarò davanti a Nostro Signore, metterò sul piatto della bilancia gli affreschi della Cappella Sistina per compensare i miei peccati”. Penso però che sul piatto della bilancia, egli abbia potuto mettere molte altre iniziative apostoliche e soprattutto il suo grande amore alla Santa Chiesa di Cristo».