Papa Clemente V.

CLEMENTE V Una nuova dimora ad Avignone

Con Clemente V, continua la serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia. Esperto giurista ed equilibrato nel giudizio, ma spesso vittima delle pressioni del re Filippo IV di Francia
Eugenio Russomanno

Il 5 giugno 1305, dopo undici mesi di discussioni e manovre, il Collegio cardinalizio elesse al soglio pontificio Bertrando de Got, arcivescovo di Bordeaux. La caratteristica principale del papato di Bertrando, eletto con il nome di Clemente V, fu la sua eccessiva sudditanza nei confronti del re Filippo IV di Francia (1285-1314). Una sudditanza testimoniata dai due fatti per i quali il pontificato di Clemente V è passato alla storia: il trasferimento della sede papale ad Avignone (1309) e la soppressione dell’Ordine dei Cavalieri Templari (1312).
Il re francese teneva costantemente sotto controllo il Papa: ad esempio, quando questi nominò dieci cardinali nel dicembre del 1305, nove di essi, tra cui quattro nipoti, erano francesi; ulteriori nomine nel 1310 e nel 1312 rafforzarono il potere francese sul Sacro Collegio.
Riguardo ad Avignone, in verità Clemente V era seriamente intenzionato a trasferirsi a Roma, ma alla fine cedette alle pressioni di Filippo e nel marzo del 1309 si stabilì con la curia ad Avignone, inaugurando i 70 anni di “cattività avignonese” del papato. Ma occorre precisare che Avignone non apparteneva alla corona di Francia ma a un vassallo papale, il re angioino di Napoli; inoltre, nelle reali intenzioni del Papa la sua residenza in quella città aveva un carattere provvisorio.
La condizione di dipendenza di Clemente divenne “penosamente” evidente quando Filippo si servì di lui per vendicarsi di Bonifacio VIII: il re fece continuamente pressione perché Clemente condannasse il Papa defunto. Scrive lo storico John Kelly: «Il prezzo che Clemente dovette pagare fu umiliante: la riabilitazione dei cardinali Colonna e il pieno risarcimento della loro famiglia, l’annullamento di tutti gli atti di Bonifacio nocivi agli interessi della Francia, l’assoluzione di Guglielmo di Nogaret, ministro del re che aveva guidato l’assalto a Bonifacio ad Anagni, l’emanazione della bolla Rex Gloriae che lodava Filippo per lo zelo manifestato nell’azione svolta contro il Papa defunto e la canonizzazione di Celestino V».
Ugualmente umiliante fu la collaborazione di papa Clemente con il re francese nella soppressione dell’Ordine dei Cavalieri Templari. Questi, tornati dalla Terra Santa, erano divenuti grandi banchieri e proprietari di enormi ricchezze: Filippo molto probabilmente e molto semplicemente desiderava entrarne in possesso, e il 13 ottobre 1307 fece arrestare tutti i templari di Francia. La volontà di Clemente cedette di nuovo, anche a motivo di varie minacce: durante il Concilio Universale - considerato il XV - di Vienne (dall’ottobre 1311 al maggio 1312), il 22 marzo 1312 il Papa si decise a sciogliere l’Ordine dei Templari con l’ordinanza Vox clamantis. Clemente stabilì che le proprietà francesi dei Templari fossero assegnate agli Ospitalieri (i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme), ma praticamente ne fece bottino Filippo.
Nel 1313 Clemente V pubblicò la celebre bolla Pastoralis cura in cui, superando persino le idee teocratiche di Bonifacio VIII, affermava con forza la superiorità del papato sull’impero. Cercò di comporre l’antica disputa tra i francescani e gli spirituali sulla natura della povertà evangelica con un equilibrato giudizio nella bolla Exivi de Paradiso. Esperto giurista, promulgò nel 1314 la raccolta delle decretali sue e dei suoi predecessori conosciuta come Clementine. Morì il 20 aprile 1314.