Giotto, "Innocenzo III e san Francesco".

INNOCENZO III L'animo di un Papa che ha visto lontano

Continua la serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia. In questa puntata, la vicenda di un uomo che ha riformato la Chiesa con grande determinazione. Fino ad accogliere quel giovane di Assisi...
Eugenio Russomanno

L’evoluzione della Chiesa medioevale iniziata con Gregorio VII portò il papato con Innocenzo III al culmine della sua potenza. Il capo supremo e riconosciuto della cristianità occidentale non fu più l’imperatore, ma il papa. «Papa grande e influente, il suo pontificato fu il periodo più splendido del papato medievale», ha scritto lo storico John Kelly.
Lotario di Segni nacque nel 1160. Compiuti gli studi di teologia e di diritto canonico a Parigi e a Bologna, fu accolto dallo zio Clemente III (1187-1191) nel collegio cardinalizio. L’energico trentasettenne Lotario fu consacrato papa con il nome di Innocenzo il 22 febbraio 1198, festa della Cattedra di San Pietro. Leggiamo nel Grande dizionario illustrato dei Papi di John Kelly: «Uomo molto adatto al governo, Innocenzo univa eccezionali doti intellettuali e forza di carattere alla determinazione, alla flessibilità, a una rara abilità nel trattare con gli uomini e anche alla bontà». Aveva un alto concetto della propria posizione di vicario di Cristo - titolo che fece entrare nell’uso comune - «a metà strada fra l’uomo e Dio, al di sotto di Dio ma al di sopra dell’uomo», al quale era stato affidato «il governo non solo della Chiesa universale ma di tutto il mondo». La sua figura ci risulta ancora più chiara nella Breve storia della Chiesa di August Franzen: «Innocenzo III era un uomo profondamente religioso, ricco di grande pietà interiore, dedito a una severa ascesi che, nonostante il suo chiaro destino di dominatore e di imperatore, restò sempre e soprattutto un sacerdote e un pastore. Come vicarius Christi egli svolse il suo ministero operando responsabilmente dinanzi a Dio. Da lui in poi questo titolo di vicarius Christi fu assunto da tutti i papi per caratterizzare il loro altissimo ministero... Di figura piccola e leggiadra, ma cagionevole di salute, Innocenzo III seppe unire mirabilmente la sua vasta dottrina con i doni di una eccezionale forza spirituale, di un acume, di una prudenza e di una moderazione straordinari. Soprattutto però egli possedeva una concezione altamente spirituale del ministero del papato universale. Ben lontano dall’essere un fanatico ecclesiastico o un puro papa politico, egli mostrò un grande animo aperto a tutti i problemi della sua epoca, in ogni campo: culturale, politico, sociale e religioso».
Effettivamente Innocenzo dovette affrontare tanti problemi del suo mondo e del suo tempo: la questione della supremazia di Roma nella Chiesa (Giovanni XXIII nell’omelia della Festa dei Santi Pietro e Paolo del 28 giugno 1982 riporta il «geniale commento di Innocenzo III», il quale afferma il primato di Roma, quae primatum et principatum super universum speculum obtinebat et obtinet), il controllo degli Stati pontifici contro il disegno svevo di annettere all’impero l’Italia meridionale, la crisi in Germania tra i due candidati rivali Filippo di Svevia e Ottone di Brunswick (crisi risolta con la celebre lettera decretale Venerabilem del 1202), la costante lotta tra Francia e Inghilterra.
Ma più di tutto Innocenzo ebbe a cuore l’iniziativa di una crociata, la riforma della Chiesa e la lotta contro l’eresia. La quarta crociata (1202-1204) nelle intenzioni del Papa aveva l’obiettivo di riunire la Chiesa d’Occidente e la Chiesa d’Oriente: a tale scopo Innocenzo si tenne in contatto con l’imperatore d’Oriente Alessio III Angelo (1195-1203). La crociata intanto deviava il suo percorso da Gerusalemme verso Costantinopoli: il Papa era contrario. Ma, dopo la presa di Costantinopoli (12 aprile 1204), Innocenzo prese atto del fatto sperando che la fondazione di un patriarcato latino a Bisanzio favorisse la riunificazione delle due Chiese.
La sua riforma della Chiesa proseguiva l’opera di Gregorio VII: semplificazione del lavoro della curia, maggiore equilibrio fra l’amministrazione episcopale e quella papale, le cosiddette causae maiores diventavano di esclusiva pertinenza della curia di Roma, obbligo per i vescovi di visitare Roma ogni quattro anni, opportune riforme delle autorità amministrative, del monachesimo e del clero curarono il mantenimento dell’ordine... Ebbe infine un’apertura lungimirante verso i movimenti pauperistici sorti all’interno della Chiesa: Innocenzo si interessò agli umiliati della Lombardia, fondò l’associazione dei “poveri cattolici”, soprattutto accolse benignamente Francesco d’Assisi quando questi nel 1209-1210 si recò a Roma per chiedere la conferma papale alla sua prima piccola comunità di amici in Cristo («Gli ordini mendicanti diventarono presto i più forti baluardi della Chiesa», scrive Franzen).
La lotta contro l’eresia fu condotta energicamente, dichiarandola «alto tradimento contro Dio». Quando il suo legato Pietro di Castelnau dell’ordine cistercense fu assassinato dagli eretici nel 1208, egli indisse la crociata del 1209: una crociata che si concluse con massacri e devastazioni che gettano un’ombra sulla seconda metà del suo pontificato, anche se il fatto non può essere imputato direttamente al Papa, ma al fanatismo del legato pontificio Arnaldo Amalric e del conte Simone di Montfort.
La vetta del suo pontificato fu la convocazione del IV Concilio Lateranense, apertosi nel novembre del 1215 con circa 500 vescovi e 800 abati. I suoi settanta decreti includevano tra l’altro la definizione della dottrina eucaristica della transustanziazione, la condanna di tutte le eresie, il divieto di fondazione di nuovi ordini religiosi; in particolare, le disposizioni sulla confessione e la comunione pasquale ebbero durata permanente.
Morì a Perugia il 16 luglio 1216. Fu sepolto lì, ma poi Leone XIII fece trasferire i suoi resti in Laterano. Concludo con un particolare: è stato il primo Papa ad usare uno stemma personale, tradizione rinnovata fino ad oggi.