Vittore II.

VITTORE II L'uomo che portò la pace a casa dell'imperatore

Continua la serie su alcuni tra i più significativi pontefici della storia. Nell'undicesimo secolo, un Papa ha dato una grossa spinta all'opera di riforma della Chiesa. Così, in soli due anni...
Eugenio Russomanno

L’imperatore Enrico III (1039-1056) ebbe la possibilità di decidere della nomina di ben quattro pontefici: Suidgero di Bamberga (Clemente II), Poppone di Bressanone (Damaso II), Brunone di Toul (Leone IX) e Gebeardo di Eichstatt (Vittore II). Questo documenta lo stretto rapporto, in questo periodo della storia della Chiesa, tra religione e politica: in questo ambito si muove anche il papato di Vittore II (1055-1057).
Gebeardo di Dollnstein-Hirschberg fu l’ultimo dei quattro Papi tedeschi nominati da Enrico III: i rapporti tra l’imperatore e il futuro Papa si fecero ottimi a partire dal 1050, quando Gebeardo divenne praticamente consigliere dell’imperatore.
Nel novembre 1054 Enrico nominò papa Gebeardo. Il quale, però, non accettò subito: Gebeardo teneva a salvaguardare innanzitutto l’autonomia e la sovranità della Chiesa. Infatti, solo dopo essersi accertato che alla Santa Sede sarebbero stati restituiti alcuni diritti e alcune proprietà, egli nel marzo 1055, a Ratisbona, accettò l’investitura pontificia!
Scrive John Kelly nel Grande Dizionario Illustrato dei Papi: «Pur essendo soprattutto energico amministratore, egli si interessò anche della riforma della Chiesa», continuando così l’ottima opera di papa Leone IX, affidando al cardinale Ildebrando di Soana, la più importante figura ecclesiastica del tempo e futuro Papa, quest’opera di riforma. Giova ricordare che nel grande Sinodo di Firenze (4 giugno 1055) vennero ulteriormente anatematizzati la simonia, l’immoralità dei sacerdoti e l’impropria alienazione dei beni della Chiesa.
Il 5 ottobre 1056 Enrico III dopo una breve malattia moriva assistito nell’ultima ora da papa Vittore II: a papa Enrico affidava la cura dell’impero e il suo figlio di cinque anni. Vittore riuscì, con grande abilità politica, ad assicurare la successione al trono di Enrico IV (1056-1106) e a nominare come reggente sua madre Agnese. Non solo. Vittore, con altrettanta abilità, riuscì a combinare una pacificazione tra la casa imperiale e i suoi due più potenti vassalli, Goffredo di Lorena e Baldovino delle Fiandre.
Morì il 28 luglio 1057 e fu sepolto in Santa Maria Rotonda (il mausoleo di Teodorico il Grande) a Ravenna.