Papa Silvestro II, nella chiesa di S. Maria <br>in Organo presso Verona

SILVESTRO II L'intelletto che rinnovò la Chiesa

Continua la serie sui pontefici della storia. Nella ventesima puntata, la vicenda del Papa "amico dell'imperatore", che impose il celibato e rinnovò la Santa Sede all'insegna della cultura
Eugenio Russomanno

Giunto al soglio pontificio il 2 aprile 999, Gerberto d’Aurillac rappresenta un punto di svolta nella storia del pontificato romano. Come dice Gregorovius nella sua Storia di Roma nel Medioevo, fu «un genio che illuminò di luce vivissima l’epoca sua». E aprì «un nuovo capitolo nella storia della Chiesa», osserva Roberta Fidanzia nell’ottimo saggio Silvestro II: un Papa a cavallo dell’anno mille.
Ma chi era «il dotto francese Gerberto», come lo definisce lo storico August Franzen? Nato in Alvernia (Francia) intorno al 945, ricevette un’ottima educazione nell’abbazia benedettina di Aurillac. Era un vero e proprio genio: eccelleva in tutte le arti del trivium (grammatica, dialettica e retorica) e del quadrivium (aritmetica, musica, geometria ed astronomia). Nel 972 andò a studiare a Reims. L’Arcivescovo della Diocesi lo nominò presto magister della scuola: si diffuse la sua fama di maestro dotato di una grande personalità. L’imperatore Ottone II (973-983), su consiglio del Papa, lo nominò abate dei monaci colombaniani di Bobbio: qui Gerberto nel 983 aprì una scuola che divenne subito famosa. Poi fece ritorno a Reims; anche qui rinnovò la scuola, che divenne un focolare di cultura aperta alla geometria, alla storia, all’astronomia, alla fisica, alla logica, alla poesia, ottenendo un successo europeo. A Reims Gerberto, dopo varie vicende, fu nominato arcivescovo di Ravenna. Successivamente l’imperatore Ottone III (996-1002) nominò come successore alla sede pontificia il suo amico e tutore Gerberto, che, primo papa francese, assunse il nome di Silvestro II (314-335) per simboleggiare la collaborazione tra papato e impero.
Come osserva John Kelly, Silvestro II fin dall’inizio del pontificato fu fedele difensore della tradizione ma al tempo stesso attivo riformatore: condannò la simonia e il nepotismo, impose il celibato ecclesiastico e promosse la libera elezione degli abati da parte dei monaci, promosse la propaganda cristiana quando - primo Papa della storia - lanciò un appello per la liberazione del Santo Sepolcro dai musulmani. Ma non era solo: Pietro e Cesare collaboravano insieme. «Lavorò sempre nel più stretto accordo con Ottone, al quale faceva balenare la possibilità concreta di un ripristinato Impero romano cristiano... Tra i successi ottenuti dall’opera compiuta insieme, il più notevole è l’organizzazione della Chiesa in Polonia e in Ungheria». Se Silvestro II era il successore ideale di Silvestro I, Ottone III lo era di Costantino: «Ottone III era un nuovo Costantino. Il suo ideale si rifaceva all’ideale della Renovatio Imperii Romanorum di Carlo Magno. La sua fede è ardente, irrequieta e mistica. La sua missione è di far regnare contemporaneamente su tutto l’Occidente e dopo sull’Oriente la pax romana e la pax Christi», sottolinea la Fidanzia.
Ma la fama di papa Silvestro non è tanto dovuta al suo operato come uomo di Chiesa, quanto al suo intelletto, alla sua intelligenza, alla sua genialità di uomo dalla poliedrica cultura, nel campo delle scienze, della musica, della matematica, della letteratura: fu un pioniere nell’uso dell’abaco, nello studio dei globi terrestri e celesti e nel modo di suonare l’organo.