Wael Farouq, vicepresidente del Meeting Cairo, alla <br>sua seconda edizione.

Il caos o l'educazione

La libertà non è l'esito di una lotta, ma un'esperienza personale. È la sfida lanciata dalla presentazione della kermesse sulle rive del Nilo. «Non vogliamo fare il processo alle istituzioni, ma capire la strada per la nostra umanità vera»
Matteo Lessi

«Non vogliamo teorie, ma esperienze». Lo scandisce bene Wael Farouq, vicepresidente del Meeting Cairo, durante il suo discorso presso il Museo dedicato ad Ahmed Shawky, il principe dei poeti egiziani. È il 7 luglio, giardino di uno dei luoghi più importanti della cultura egiziana: ecco la presentazione ufficiale della seconda edizione del Meeting Cairo. Il tema è: "Educazione alla libertà". Perché, come racconta Farouq, «vogliamo approfondire la realtà dell’educazione, guardando all’esperienza degli altri, con lo sguardo verso il futuro».
Insieme a lui al tavolo dei relatori, Hossam Mikkawy, giudice del tribunale del Cairo Sud; la giudice della Corte Costituzionale, Tahani Al-Gibali; il rettore di Al-Azhar, Osama Abd Al; e il vescovo copto ortodosso Armiah. E in platea tanti volontari della prima edizione, ma anche facce nuove come quella di una giornalista egiziana di Al-Ahram che ha saputo del Meeting Cairo e vuole fare la volontaria alla prossima edizione per farlo conoscere il più possibile.
È la giudice al-Gibali a ricordare com'è iniziata l’avventura di questo Meeting sulle rive del Nilo, la cui prima edizione si è svolta nel 2010: «Ci siamo incontrati nel nome della bellezza e dell’amore tra gli uomini al Meeting di Rimini. Noi continuiamo questa iniziativa, che è un'esigenza, una missione: alcuni saranno con noi, altri no, ma rimarrà sotto la presidenza del popolo egiziano com'è nata nel 2010. Abbiamo un compito rispetto alle generazioni future».
Quest'anno sarà veramente interessante vedere che cosa provocheranno il tema, le esperienze, le testimonianze che si potranno sentire nella stupenda cornice dell'Opera House. Qui in Egitto, ogni atto del processo democratico rischia da una parte o dall'altra di scatenare reazioni, la politica accende gli animi e cresce il timore dei copti per quello che potrebbero fare i Fratelli Musulmani; proprio all’indomani della presentazione, il presidente egiziano ha annullato lo scioglimento del Parlamento deciso dai militari dopo una sentenza della Corte Costituzionale. Insomma la libertà conquistata sembra così tanto fragile.
«Non c’è libertà senza educazione», ha affermato ancora Farouq: «Vogliamo capire come trovare un senso alla vita, dargli valore, perché senza il senso della propria vita l’uomo non può essere libero. La libertà non è il caos e l’educazione è fondamentale per vivere una Primavera continua». Come ha scritto Emilia Guarnieri nel messaggio inviato per l'occasione: «È proprio vero che la libertà, prima che essere qualcosa da conquistare, l’esito di una lotta - che pure va combattuta, come voi in tutti questi mesi ci avete testimoniato - è un'esperienza personale, una dimensione del proprio cuore. Ma è altrettanto vero che questo nostro cuore ha bisogno di essere educato, percosso e risvegliato, per sentire vibrare in sé tutta la potenza del desiderio, tutta l’ansia di libertà di cui può essere capace».
E il programma sarà ricco di personalità confermando un orizzonte internazionale e la centralità dell'Egitto nella scena araba. Nella serata inaugurale del 2 novembre verrà fatto un omaggio a Papa Shenouda III con la partecipazione dell’imam di Al Azhar, Ahmed el-Tayeb. Si confronteranno sul tema delle istituzioni religiose e dell’educazione il rettore di al Azhar e il vescovo copto ortodosso Armiah insieme a monsignor Jean-Louis Brugues, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Sarà presentata l'edizione in arabo de Il Rischio Educativo e sul tema della costruzione del futuro e in particolare di una società democratica insieme alla giudice al-Gibali, ci sarà il giudice Albie Sachs, già membro della Corte Costituzionale del Sud Africa, protagonista nella lotta al razzismo. Si racconteranno tante esperienze di insegnanti e associazioni egiziane impegnate nel campo del sociale e dell’educazione. A tema anche l’Europa come modello a cui guardare per imparare aspetti positivi e rigettare quelli negativi, con il giurista ebreo Joseph Weiler e Marta Cartabia, giudice della Corte costituzionale italiana. Parteciperà anche il Gran Mufti di Bosnia Mustafa Ceric. E poi la musica: la prima sera, il concerto Canzoni per la libertà con l’orchestra Nazionale di Musica Araba diretta dal maestro Selim Sahab, un'istituzione nazionale egiziana; e l’ultima sera, si esibiranno Riro Maniscalco e Jonathan Fields con jazz e gospel. Nel mezzo, la proiezione del film iraniano A Separation, vincitore dell’Oscar come migliore film straniero.
Racconta Farouq durante la presentazione che, nel 2010, il ministero della Cultura egiziana pensava che il Meeting Cairo avesse un budget di cinque milioni di dollari. «Non immaginavano che fossimo tutti volontari, come adesso, come oggi, come in questa edizione. E noi non vogliamo fare il processo alle istituzioni, ma capire qual è la strada verso la nostra umanità vera». In un cammino che è lungo e difficile, ma che è il percorso di un popolo che cerca e vuole imparare la vera libertà.