Giorgio Vittadini.

«La scommessa sull'io, vera svolta liberale»

I risultati delle amministrative, il «refrain dell'antipolitica». Il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, guarda alla situazione italiana: «Non ci sarà una svolta senza un cambiamento radicale nell'uomo»
Giorgio Vittadini

Al netto di tutte le considerazioni contingenti che hanno riempito le cronache politiche e fantapolitiche, va detto che il risultato elettorale è innanzitutto esito di un’enorme delusione. Sarebbe meglio smetterla con il refrain dell’antipolitica: piuttosto, quel che è avvenuto, così come il clima che si respira, nascono dall'illusione che sia la politica a salvarci, quella di chi ci ha governato fin qui o quella di chi pretende oggi di contestare tutto.

Nelle ultime elezioni politiche del 2008 Silvio Berlusconi e la sua coalizione avevano ottenuto una maggioranza quasi mai raggiunta da altri schieramenti. Gli italiani non ne potevano più di anni grigi di statalismo soffocante e ci si aspettava (finalmente!) una svolta liberale, assente in Italia dai primi anni del Dopoguerra quando tutti, Stato e privato, maggioranza e opposizione, nonostante le divisioni ideologiche, avevano collaborato per la ricostruzione e il boom economico. Ci si aspettava un’inversione di tendenza dopo l’orgia collettiva degli anni Ottanta, in cui, con la responsabilità di tutti, si era pensato di poter risolvere definitivamente i problemi sociali degli italiani dilatando a dismisura la spesa pubblica (portando il debito pubblico dal 60% al 120% del Pil)



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