Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.

Parolin: «Per rispondere ai populismi serve la buona politica»

Intervista con il Segretario di Stato vaticano alla vigilia della celebrazione dei Trattati di Roma: «Dai cristiani non ci si aspetta che dicano cosa fare, ma che mostrino con la loro vita la via da percorrere»
Andrea Tornielli

«I populismi sono il segno di un malessere profondo percepito da molte persone in Europa» . Inquietudini «autentiche» che «non possono essere in alcun modo eluse», alle quali si risponde «con più politica», e con «la buona politica» che non è quella delle reazioni «urlate» o della ricerca immediata del consenso elettorale. Alla vigilia del 60° anniversario dei Trattati di Roma il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano parla alla Stampa delle sfide che l'Europa deve affrontare.

Che cosa significa celebrare oggi i 60 anni dei Trattati di Roma, inizio dell'unità europea?
Significa affermare che il progetto europeo è vivo. Sappiamo che ci sono difficoltà, tuttavia l’ideale rimane attuale. Alla base dei Trattati di Roma vi era la volontà di superare le divisioni del passato e privilegiare un approccio comune alle sfide del nostro tempo. La pace e lo sviluppo di cui l’Europa ha beneficiato sono un frutto tangibile della firma apposta il 25 marzo 1957. La celebrazione di quell’evento ci ricorda dunque che ancora oggi è possibile lavorare insieme, poiché ciò che unisce è più importante e anche più forte di ciò che divide.

L'Unione viene spesso considerata oggi una grande struttura burocratica, che discute molto del deficit dei singoli Stati o di questioni economiche, ma non è percepita come una vera comunità. Che cosa ne pensa di questa immagine diffusa?
Il fatto che questa immagine di un’Unione Europea burocratica sia così ampiamente diffusa deve interrogare i leader europei e spingerli ad assumere una leadership più consapevole. L’anima del progetto europeo, secondo l’idea dei Padri fondatori trovava la sua consistenza nel patrimonio culturale, religioso, giuridico, politico e umano su cui l’Europa si è edificata nei secoli. Roma fu scelta come sede della firma dei Trattati proprio per questo motivo. Essa è il simbolo di questo patrimonio comune, che certamente ha anche nel cristianesimo un suo elemento fondamentale. Lo spirito dei Padri fondatori non era tanto quello di creare nuove strutture sovranazionali, ma di dare vita ad una comunità, condividendo le proprie risorse. Oggi è necessario ripensare l’UE in questa linea, più comunità in cammino, che entità statica e burocratica.


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