Padre José Alberto Álvarez.

Un amore vero educa con una presenza

Il Consiglio superiore dell’educazione cattolica del Paese ha tenuto lo scorso fine settimana il suo 54° Convegno a Rosario, sul tema “Chi ama, educa”. Ecco l’intervento conclusivo del presidente, padre José Alberto Álvarez
José Alberto Álvarez

Il tuo cuore è un cuore come il mio, e l’educazione è cosa del cuore. La mamma mentre fa gli gnocchi dà un po’ di impasto alla sua bambina perché giochi; il papà che sta lavorando dà il martello a suo figlio perché pesti qua e là, e in questo modo stanno educando. Chi ama educa. Monsignor Eduardo Martín, vescovo di Rosario, diceva che i bambini ti mettono a nudo, fanno venir fuori quello che sei e, guardando, imparano. In questi giorni ho acquisito una coscienza più chiara riguardo al tema del nostro incontro, “Chi ama, educa”. E tu, sei andato al fondo di chi ti sta amando adesso? Chi ti dà la pasta o il martello ti invita a rimanere con lui, e noi siamo contenti di stare con chi ci ama?

Pensando a questo vivere la vita in autonomia, come se non esistesse un grande amore che mi sta educando, mi domando: sono qualcosa di più senza questo grande amore? È meglio per me questa autonomia, stare senza l’Altro? Oppure ho bisogno di quest’Altro perché la mia vita sia vera? Un amore vero ti educa così, con una presenza, una compagnia, un guidarti perché tu sia “di più”.

Papa Francesco ha iniziato il discorso al Congresso mondiale degli educatori cattolici del 2015 definendo l’educazione come «una introduzione alla realtà totale». La realtà è piena di significato per me. Quando studiavo ermeneutica, un professore ci diceva che per interpretare dobbiamo scoprire la realtà del segno, qualcosa che attraverso sé rimanda a un’altra cosa. La realtà è segno, è la modalità con cui il nostro maestro ci chiama e ci introduce al nostro compito. La realtà è un dono per noi; don Javier Prades ci diceva che dobbiamo evitare uno sguardo violento sulla realtà, la professoressa Ruth Ramasco ci presentava la realtà in tutta la sua crudezza; certamente la realtà ci dice questo, ma ci dice anche altro, che è dono di un Altro.

Quando amministravo i Battesimi dicevo alle madri: «Se improvvisamente riceveste un mazzo di fiori, cosa fareste?». Alcune dicevano «lo metto in un vaso», e io obiettavo: «Non è vero, andresti a cercare chi te lo ha mandato, perché non possiamo resistere alla curiosità». Colui che ti ama ti risveglia tutti i giorni, ti ama e ti risveglia attraverso la realtà che vedi. Tutto è un regalo, ma a volte il regalo non è avvolto nella carta che vorremmo noi, ma ci chiama a vedere qualcosa di più della carta, ci mostra l’attenzione che c’è per noi, rivela la concretezza dell’amore, e manifesta l’interesse dell’altro per noi. Chi ti ama a volte si mostra attraverso un volto sgradevole, perché se la realtà fosse fatta da me non mi provocherebbe, infatti saprei già cosa succede, e allora niente mi sorprenderebbe più, sarei super-anestetizzato, saprei cosa succederà domani, o a casa, o fra quarant’anni. Invece, siccome non la facciamo noi e non è come la vorrei, siccome la fa qualcuno che mi ama, devo andare al nocciolo della realtà per vedere che cosa ha in sé di positivo per la mia vita, e quando non capisco vuol dire che devo imparare a domandare e a scoprire, devo fare un lavoro.

La vita richiede preghiera, un grido del cuore che ti salvi da te stesso, perché altrimenti perdiamo la pienezza della vita. Dio infatti non si disinteressa di noi, al contrario è uno a cui non sfugge nemmeno un capello del nostro capo; nessun particolare, nemmeno il più piccolo, sfugge a chi ti ama e ti educa. Lui ti dona la realtà e le circostanze, esse sono per te, e sono diverse per ognuno, e questa non è ingiustizia, è creatività.

Come si risveglia il desiderio? Si risveglia non certo dicendo: «Qui non c’è niente per te, guarda un film perché nella realtà non c’è niente per te». Questa è la grande crisi: aver tagliato il legame con la realtà, il nesso con colui che ti ama e ti conduce, di sorpresa in sorpresa, di attrattiva in attrattiva; la vita è meravigliosa perché Lui l’ha pensata per te, così la vita non è lasciarti tranquillo.

San Paolo era un ebreo-ebreo, un vero israelita, ma non gli bastava. Al giovane ricco non bastava: cercava qualcosa di più davanti a Gesù, cercava la vita eterna. La vita eterna è l’infinito. Molte volte sprechiamo energie in qualcosa che domani non ci sarà più, questo non è pessimismo, basta domandarci se è sufficiente per noi. Questo è il nostro desiderio. Ma noi stiamo a lamentarci della realtà, guardiamo attraverso il buco della serratura di internet per vedere quello di cui gli altri godono, e nella nostra vita siamo farisei, e non godiamo della vita.

Il vero educatore non desidera qualcuno con un guscio che lo difenda dalla vita, ma con vertebre che gli permettano di stare davanti alla vita e di correre. Non è l’addormentarci e lo stare tranquilli ciò che ci fa diventare grandi.

Il nostro desiderio non si risveglia nel pensare a ciò che mi piace, ma se nell’arena della vita scopro che Tu ci sei. Basta guardare la vita sino in fondo per vedere che Lui bussa alla porta tutti i giorni, ed è qui, nella vita, dove scopro che mi soddisfa vivere così, e quando manca mi viene l’acquolina in bocca e lo vado a cercare, vado a cercare quello che dà gusto, non mi accontento di un panino, voglio gli spaghetti della nonna, quelli che ricordo sempre. A volte ci domandiamo, perché mi capita tutto questo, perché va tutto a rovescio? Può essere amore, questo? Guarda, fai il tuo lavoro, pensa cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lo schiaffone.

La proposta cristiana non elimina il desiderio, lo esalta, lo prende sul serio. Ti aiuta a riprendere le domande uno che ha preso sul serio le domande della propria vita. Chi ti tratta così non ti tratta da stupido. Chi vuole sostituirsi a te nella tua ricerca non educa. Non siate educatori così! Non sostituitevi alla libertà dell’altro, non cercano maestri quelli che chiedono ogni momento quello che devono fare. Chi ti ama ti educa, ti dà gli elementi per vivere la vita. Quando Gesù parlava del pane di vita, non capivano niente, pensavano che fosse un cannibale e se ne andarono, non mi sarei fermato nemmeno io. Rimasero i discepoli, e lui non diede la spiegazione, ma domandò loro: volete andarvene anche voi? Li mise davanti alle ragioni per le quali lo seguivano, e Pietro non chiese spiegazioni, ma si riferì all’esperienza che stavano vivendo, toccavano il cielo con le dita, a questo si riferisce con l’espressione “parole di vita eterna”.

Un educatore ti spinge a prendere sul serio la tua vita, ti fa guardare alla tua esperienza. Non è un buon educatore chi ti risparmia il lavoro. Vi sono maestri a cui piace risolvere i problemi degli alunni, e vi sono alunni a cui piace che qualcuno si sostituisca alla loro libertà e faccia il loro lavoro.

Chi ti ama, ti educa.

Solo dentro le lacrime, dentro la confusione dell’imprevisto, dentro il grido del cuore che chiede la presenza di Lui, solo dentro una vita che non è tua, solo dentro la fragilità e la nostalgia noi impariamo; il tempo dell’apprendimento non finisce mai. Di fronte al dramma della vita chi ti ama non ti anestetizza.

Solo in un’esperienza d’amore il cuore si lascia vincere. Lasciati vincere dalla realtà che ti dà chi ti ama. Lasciamoci vincere dal grande maestro che ci ama e ci educa.