Referendum, sentenza e riforme, spunti per un Paese unito

Un dibattito alla Statale di Milano sul futuro della politica italiana e su una nuova Costituente. Protagonisti dell'incontro, Valerio Onida, Luciano Violante, Gaetano Quagliariello, Lorenza Violini, Giorgio Vittadini e Mario Mauro
Gianluigi Da Rold

La Fondazione per la Sussidiarietà insieme a Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli e Libera Associazione Forense riesce a organizzare un dibattito costruttivo, di analisi e di proposta costituente, dopo il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 e dopo un anno che ha riservato risultati impensabili di politica nazionale e internazionale. Gaetano Quagliariello, ripensando al 2016, a un certo punto, ha detto: «Se qualcuno avesse detto che passava la Brexit, avrebbe vinto Trump e avrebbe perso Renzi al referendum, gli avrebbero messo la camicia di forza».

Ma proprio questo sconvolgimento delle previsioni, che svela un "mondo in rivolta", se non un "uomo in rivolta" come diceva Albert Camus, non è stato quasi ancora analizzato con razionale freddezza e con passione civile dalle forze politiche italiane. Se ne parla e si litiga in tranquillo disordine. Un tempo, almeno, si sarebbe subito convocato un congresso.

Scusate quindi se, in una forma di modesto auto-elogio, diciamo che è un merito della Fondazione per la Sussidiarietà se ieri pomeriggio in una grande aula della Statale (quella 208 a suo modo storica per gli studenti di Giurisprudenza) si siano confrontati con civiltà esponenti del No e del Sì al referendum del 4 dicembre scorso. A suo modo una rivoluzione culturale in questa politica italiana, dove, come dice Luciano Violante, «l'importante sembra vincere, neppure più governare».

Ecco tre esponenti di punta del No, come Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Mario Mauro, in dialettica con altrettanti personaggi di rilievo come la costituzionalista Lorenza Violini (che ha pure moderato il dibattito) e l'ex presidente della Camera, Luciano Violante, che si erano schierati per il Sì.

Il confronto ha assunto un interesse maggiore alla luce della sentenza della Corte costituzionale sul cosiddetto "Italicum", la legge elettorale del governo di Matteo Renzi (in gran parte bocciata dalla Consulta) che era in connessione necessaria (il famoso "combinato disposto"), di fatto, con la riforma costituzionale che poi è stata bocciata dagli elettori, creando così un groviglio difficile da districare.

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