«Lo studio? Può essere sempre più mio»

É iniziata la V edizione dei "Pomeriggi maturandi", organizzati dal Centro di aiuto allo studio Portofranco per affiancare i ragazzi nella preparazione all'esame di Stato. Prima tappa con il filosofo Massimo Borghesi su "potere e violenza" nella storia

Giovedì 23 è cominciato a Portofranco il ciclo di incontri, rivolti ai maturandi, in vista dell’Esame di Stato, con lo scopo di approfondire alcune tematiche e scoprirne di nuove, in vista dell’esame di Stato. La prima lezione è stata tenuta dal professore di Filosofia morale all’Università di Perugia, Massimo Borghesi, dal titolo: “Il pensiero del Novecento: dall’apologia della volontà di potenza alla sua critica”. Un percorso, quello di Borghesi, attraverso il periodo compreso tra la Rivoluzione francese e la fine della Seconda Guerra mondiale, seguendo il filo rosso del rapporto “necessario” tra il potere e la violenza.

Fin da subito è emerso quanto vi sia uno strettissimo collegamento tra la storia e il pensiero filosofico: «Ragazzi, non potete concepire di comprendere un evento storico senza conoscere la filosofia di quel periodo e, viceversa, non potete pretendere di capire i filosofi senza padroneggiare i fatti. La filosofia e la storia vanno studiate insieme, altrimenti vivete sulla Luna e non riuscite a capire nemmeno i giornali». Ha quindi mostrato come il Novecento sia la traduzione pratica e politica delle filosofie dell’Ottocento, ad esempio gli ideali di Marx hanno portato a una concezione di potenza e violenza legittime e rivoluzionarie nello stato della Russia; mentre il pensiero di Nietzsche è stato fondamentale in Germania per lo sviluppo del nazismo.

Un aspetto, questo, che ha colpito tutti. Spesso, soprattutto per quanto riguarda la filosofia, sembra di studiare dei personaggi a se stanti, certamente influenzati dalla storia in cui vivono, ma comunque abbastanza distaccati e lontani con il loro pensiero e le loro teorie dalle vicende umane. E invece è il proprio il contrario.

Borghesi, oltre a questo, ha dato anche una visione d’insieme e di continuità di tutto il periodo: ha considerato i due secoli proprio come uno lo sviluppo dell’altro. E soprattutto, aspetto molto affascinante, dalla sua spiegazione è emerso in modo chiaro quanto lui stesso, nel proporre ogni argomento, stesse giudicando in prima persona, riconoscendo in prima persona il ruolo di ciascun evento o personaggio nella storia e facendolo, in un certo modo, “suo”.

Spesso, al liceo, lo studio viene affrontato in maniera superficiale. E non è usuale trovarsi a guardare così profondamente i motivi e le ragioni di certi fatti piuttosto che di certe filosofie. Iniziare a scoprirlo come una possibilità nelle parole del professore, me l’ha fatto desiderare tantissimo e, soprattutto, mi ha permesso di intuire un modo più aperto e bello di studiare: la possibilità che lo studio sia più mio, per conoscere di più me stessa. È come se mi fosse stata rilanciata una sfida: è possibile studiare con questa apertura e con questo desiderio, con le proprie domande, e arrivare a dire che lo studio rappresenta nelle lezioni, nelle interrogazioni di tutti i giorni, fino allo studio personale, un’occasione? È possibile vivere la maturità non solo come una pesante fatica da superare a cui si preferisce, per ora, pensarci il meno possibile, ma come qualcosa di bello e interessante per me?

Ecco, è proprio la risposta a queste domande che sto cominciando a scoprire sempre più ma a cui ho bisogno di essere continuamente richiamata, come è successo l’altro pomeriggio a Portofranco.

Letizia, studentessa, Milano