Piccoli poeti crescono (e imparano a scrivere in versi)

L'occasione di un concorso di poesia. Le "seconde" della scuola media si mettono al lavoro tra endecasillabi e quinari. Ne nasce un lavoro appassionato tutt'altro che superficiale. Come ci racconta la prof Sara...
Sara Ghidoli

“Nel gioco serio al pari di un lavoro”. Il titolo del concorso Raffaella Vallieri per l’anno scolastico 2008/2009 è stato l’inizio del lavoro su poesia svolto quest’anno nelle classi seconde della nostra scuola media.
La partecipazione al concorso prevedeva la stesura di un testo poetico che rispettasse il tema e fosse rappresentato in una delle seguenti forme: sonetto, composizione in ottave, racconto in rima, haiku. Due i vincoli principali a cui per primi noi professori ci siamo dovuti sottoporre: il contenuto e la forma.
Per quanto riguarda il primo, ci è parso utile aiutare i ragazzi a riflettere su un momento della loro vita che ben conoscono e con cui hanno a che fare quotidianamente in due modi: da una parte guardandosi in atto mentre vivevano quel momento, dall’altra cominciare a vedere come alcuni poeti hanno parlato di questo tema. Una lezione passata a giocare insieme, divisi in due squadre con la promessa di un premio in palio per il vincitore, è bastata per scoprire aspetti, tensioni, emozioni, paure, gioie vissute ma mai prese sul serio, mai valutate e guardate in faccia. Ci siamo resi conto così che il gioco è sì divertimento, svago, passatempo, ma al tempo stesso guerra, paura, ostacolo da superare soli e insieme ai compagni; sì fonte di gioia, libertà, spensieratezza, ma anche dolore, sconfitta, delusione.
Abbiam passato un’ora passata a giocare e l’ora successiva a riflettere, scrivendo una o due pagine di quaderno su ciò che era successo. Un testo sul gioco, quindi. Ma come si arriva ad una poesia?
Ecco il secondo vincolo fondamentale per la riuscita del lavoro da presentare alla giuria. Innanzitutto abbiamo dovuto prendere in mano gli strumenti del linguaggio poetico ed entrarci in confidenza: il verso, il nome che prende a seconda degli accenti e del numero di sillabe, la rima e i suoi principali schemi, la forma del sonetto, dell’ottava…
Una volta preso contatto con questi strumenti ogni ragazzo ha cominciato un lavoro di riflessione sul proprio scritto circa il lessico e l’espressione allo scopo di trasformare l’elaborato prima in quella che abbiamo chiamato una “prosa accurata” e poi in poesia: passare da un testo ampio, dettagliato, con incisi e precisazioni, congiunzioni, passaggi logici espliciti ad un testo sintetico in cui magari un determinato concetto diventa metafora, un’intera frase un nome accompagnato da un aggettivo. La riflessione e la scelta lessicale sono state strumento fondamentale. Interessante a questo proposito è stato riuscire a trasformare i propri pensieri in un verso poetico come l’endecasillabo, caratteristico del sonetto e dell’ottava, o il quinario e il settenario propri dell’haiku. Ore passate a contare le sillabe che componevano i propri versi per scoprire che spesso il numero risultante era troppo alto o troppo basso, a pensare quali parole poter sostituire in modo che i conti tornassero e l’endecasillabo fosse realmente tale rispettando anche la divisione sillabica tipica e particolare della poesia.
Un lavoro sicuramente impegnativo: la riflessione lessicale, la risposta a regole ben precise come il verso definito, la divisione in sillabe, il numero delle strofe per scoprire che la regola non impedisce l’espressione di sé ma in un certo senso la esalta, la conoscenza approfondita di alcuni dei principali strumenti del linguaggio poetico, ma anche il giudizio su un gesto quotidiano spesso scontato, sono le motivazioni che hanno dato avvio alla proposta del lavoro e lo hanno sostenuto.

Questi i nomi dei ragazzi premiati:
Pietro Baggetti: 1°classificato per il Sonetto
Davide Mezzottoni: menzionato per l’Ottava
Busani Edoardo: testo meritevole, letto durante la premiazione


Questo è il sonetto vincitore di Pietro Baggetti


Il giocatore dal sole accecato
tira forte con un colpo al pallone;
con la sua ruota il ciclista affannato
gira sulla pista come un ciclone.

Il nuotator dall’occhiale appannato
rompe l’acqua con un grande ceffone;
volteggia alto nel cielo un falco alato
giocando cattivo con un piccione.

Al canestro il gigante salta e vola
dentro ci manda le mani e la sfera.
Il gioco è tornare alle nostre fonti,

all’arancio, al verde, all’azzurro e al viola.
Bambini di giorno, grandi di sera
sono canzoni, colori, racconti.