Alcuni studenti della Scuola Oliver Twist.

Un occhio pratico rivolto al futuro

Lunedì 1 febbraio la presentazione del primo Liceo Artigianale d'Italia, nel quale i ragazzi saranno ospitati, per una settimana al mese, in azienda come apprendisti. Consapevoli che ciò che manca al nostro Paese è proprio la «cultura del lavoro»
Paola Ronconi

«Senza pratica non avrei mai imparato», affermazione, in generale, più che condivisibile. Ma se a dirla è Mario Botta, archistar ticinese, docente ai Politecnici di Losanna e Zurigo, l'1 febbraio alla presentazione del primo Liceo Artigianale d’Italia, il valore aggiunto è notevole. Soprattutto in un Paese come il nostro, in cui «manca la cultura del lavoro, del laboratorio, dell’officina, in cui le realtà professionali vengono bistrattate come scuole di serie B».

Siamo a Como, in via Madruzza, sede della scuola professionale Oliver Twist di Cometa, che dall’anno scolastico 2016-2017 avrà un nuovo indirizzo formativo: un liceo scientifico delle scienze applicate in cui, per una settimana al mese, il gruppo classe sarà ospitato in aziende specializzate (hanno già aderito Vodafone e Riva1920) attraverso un contratto di apprendistato. Già dal secondo anno, quindi, saranno 210 le ore in azienda, contro le 160 di matematica, o le 210 di italiano e letteratura.

«Ho fatto l’apprendista per tre anni», racconta Botta, che è membro del comitato scientifico del nuovo liceo. «Tre anni fondamentali. Solo più tardi mi sono iscritto a un liceo artistico per frequentare Architettura a Venezia. Ma senza quell’esperienza pratica, concreta all’università non sarei riuscito, non ce l’avrei fatta con tanta naturalezza, perché per fare un lavoro bisogna almeno intuire come occorre farlo. Se conosci la finalità, il modo di costruire sei avvantaggiato».

«Lo studente verifica e testa ciò che deve apprendere. Le ipotesi e le teorie devono passare da un processo pratico», chiosa, alla presentazione, Carlo Ossola, altro membro del consiglio del nuovo liceo, accademico dei Lincei, docente dell’Università della Svizzera italiana e del Collége de France. «Il passaggio dal professionale al liceo è stata una specie di gemmazione», spiega Erasmo Figini, fondatore di Cometa e ideatore del nuovo liceo. «Una proiezione sul futuro di ciò che abbiamo già fatto in passato. Era venuto il momento di fare il grande passo».

Tre i percorsi professionali tra cui ogni studente potrà scegliere: "Arti della cucina e dell’accoglienza", "Arti dell’arredo ligneo", "Arti del tessile", che rispecchiano i campi di eccellenza in cui l’Italia è maestra e la passione per la bellezza tanto cara all’esperienza di Cometa.