Maturità, cosa dà gusto alla vita?

Dal 9 al 15 giugno la vacanza per i maturandi a Candriai. Ventinove ragazzi, due cuoche, alcuni professori e un docente universitario come aiutocuoco per vivere gli ultimi giorni prima dell'esame. E condividere la fatica e lo studio
Marta Cainelli

Ventinove studenti da diverse scuole di Trento, due maestre in pensione come cuoche, un'insegnante, anche lei in pensione, e tre insegnanti i pendolari tra la città e Candriai (che dista venti minuti di macchina), dove si trova una casa in autogestione e dove, tra uno scrutinio e l'altro, dedicano tutto il tempo che riescono ai ragazzi che stanno preparando gli esami di maturità, condividendo la fatica, lo studio e la quotidianità.

Poi ci sono docenti che salgono e si alternano per tutta la settimana, per approfondire le diverse materie in cui hanno bisogno i ragazzi e viene perfino un professore universitario di Economia, che per due giorni si presta a fare l'aiutocuoco in cucina, e racconta, mentre serve in tavola o lava i piatti, della sua attività internazionale, dialogando su questioni esistenziali e sulle scelte future.

Sono questi i protagonisti della settimana maturandi del Trentino che dal 9 al 15 giugno hanno trascorso insieme intere giornate, rispondendo al bisogno urgente di preparare l'esame bene e di condividere l'ansia e la fatica. Dei ragazzi meno di un terzo vive l'esperienza di GS, tutti gli altri sono compagni di classe, amici o alunni dei professori presenti; alcuni sono atei e c’è anche una ragazza musulmana. La semplicità della convivenza e l'evidenza della testimonianza degli adulti presenti si è concretizzata nella visione del film The Giver, una sfida a vivere la realtà nella sua interezza, e nella serata in cui Benedetta, che oltre al liceo frequenta anche il conservatorio, ha suonato due brani di musica classica al violoncello, inframezzati dalla lettura di alcuni passi del romanzo Novecento, proposto da don José Medina al triduo di GS, in cui si esprime tutta l’incapacità dell’uomo di accettare la sfida del reale troppo grande. A conclusione della serata il canto Romaria ha permesso di spalancare il cuore e di rivolgere lo sguardo verso la Madonna che accoglie chiunque, nel suo limite, per portarlo al Padre.

Così, tra il ripasso delle materie d'esame, una cantata in compagnia e le "coccole" culinarie è passata la settimana. Ragionando insieme sui giorni trascorsi durante l’assemblea finale, sono emerse alcune posizioni interessanti. C'è chi dice di non aver mai studiato tanto in vita sua, chi, dopo essere sceso in città per un impegno sportivo, dice di essere voluto ritornare subito, perché insieme la tensione è sopportabile e da soli invece ti schiaccia. In molti sono rimasti stupiti davanti alla gratuità con cui gli adulti, cuoche e professori, hanno condiviso con loro la quotidianità. Una ragazza dice: «Ciò che mi porto via è la compagnia tra voi e a noi». Anche chi è arrivato un po' scettico e prevenuto, perché era «un gesto di CL», alla fine ha ammesso che «il guardare alla vostra appartenenza come la sorgente che vi fa stare con noi, ha permesso a me, in crisi con la fede e con la Chiesa, di poter dire che quest'esperienza dà un senso al credere».

Così anche per gli adulti questa sfida, nella fatica della cucina o dello studio, è stata la possibilità di verificare la convenienza del cedere ad una misura altra, che rende la vita più vera e lieta. L'augurio per tutti è stato quello di potersi portare a casa un modo di stare nella realtà che da' gusto alla vita.