Vladimir Legojda.

LEGOJDA: «L'educazione? Una sfida da affrontare assieme ai cattolici»

A fine gennaio a Mosca verrà eletta la nuova guida della Chiesa russa. Quale realtà troverà il successore di Alessio II? Prima puntata di un viaggio nel mondo ortodosso. Parla VLADIMIR LEGOJDA
Fabrizio Rossi

«Sono certo che Dio non ci abbandonerà. Verrà scelto il patriarca di cui la nostra Chiesa ha bisogno adesso». Non ha dubbi Vladimir Legojda, direttore del mensile Foma (il principale periodico ortodosso, con una tiratura di circa 40mila copie diffuse nelle chiese, nelle edicole e presto anche nelle carceri russe). Tra pochi giorni a Mosca si riunirà il Sinodo dei vescovi (25-26 gennaio), seguito dal Concilio locale (27-29 gennaio), i due organi incaricati di eleggere il successore di Alessio II. E a quanti, specialmente nei mass media, tendono a descrivere questo periodo come una campagna elettorale, risponde: «Non è così». Legojda, che a 35 anni tiene la cattedra di Giornalismo al prestigioso Istituto di Relazioni Internazionali MGIMO di Mosca, ha dedicato ad Alessio II il nuovo numero della sua rivista, in edicola da pochi giorni.
Come descriverebbe questi 18 anni di patriarcato?
Un periodo di cambiamenti epocali e senza precedenti. Basti pensare allo stato in cui versava la Chiesa ortodossa nel 1990, e a come si è rialzata. Una dinamica così, in così poco tempo, non si era mai vista in tutta la storia.
Ci faccia qualche esempio.
Se allora i monasteri erano appena 18, oggi sono più di 800. E le parrocchie sono quadruplicate, arrivando a 30mila. Ma, al di là dei numeri, anche il popolo è cambiato. Guardi l’ultimo saluto ad Alessio II: la Russia in cui viviamo è diversa da vent’anni fa. Vedo che la gente oggi vive la fede con più coscienza, in ogni aspetto della vita.
Che ricordo ha di Alessio II?
Ho avuto l’onore di incontrarlo più volte. Un giorno m’ha accolto nella sua residenza con una delegazione del mio istituto. Mi ha colpito per la semplicità, l'attenzione e la delicatezza con cui si rivolgeva ai presenti.
Il 27-29 gennaio il Sinodo eleggerà il nuovo patriarca…
Spero che i laici e i prelati convocati capiscano e realizzino la volontà di Dio. Sono stati indicati come favoriti i metropoliti Kirill di Smolensk (attuale reggente ad interim), Kliment di Kaluga e Borovsk (cancelliere del patriarcato), Filaret di Minsk e Juvenalij di Mosca. La storia mostra che di solito viene eletto un membro del Santo Sinodo, per cui ci sono buone probabilità che venga scelto uno di questi quattro. Il regolamento, però, consente anche altre proposte: non escludo che ci possa essere una candidatura inattesa.
Qualcuno che adesso non viene menzionato?
Sì. Questo è possibile proprio perché l’elezione del patriarca è la procedura più democratica che esista oggi in Russia. Ci provano in tanti, ma l’opinione dei votanti non può essere influenzata in alcun modo.
Quale Chiesa troverà il nuovo patriarca?
Una Chiesa con molti problemi, cui di colpo sono affluiti milioni di fedeli dopo il crollo del regime. Dobbiamo difendere la famiglia e i valori tradizionali, educare i nostri figli. Per questo è necessario collaborare con la Chiesa cattolica.
In che senso?
Al di là delle differenze (che ancora rimangono, e non vedo possibilità di superarle), dobbiamo affrontare insieme la sfida del secolarismo. Sono sicuro perciò che miglioreranno i rapporti con i cattolici, per una maggiore conoscenza e stima reciproca.
Tenendo all’orizzonte la riunificazione delle due chiese?
Non penso che ora sia il caso di parlare di riunificazione. Pensiamo innanzitutto a collaborare su questi temi etici. Sul futuro non saprei, non ho la sfera di cristallo.