La presentazione del Rapporto Acs sulla libertà religiosa.

La madre di tutte le libertà

La presentazione a Roma del "XIII Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo" di Aiuto alla Chiesa che soffre. Una mappa che accende di rosso trentotto Paesi. Una «guerra politica e culturale, per espellere Dio dal vivere sociale»
Marinella Bandini

Diceva Tertulliano che «grande è l’imperatore, perché è più piccolo del Cielo». Parafrasando: «Per quanto grande sia il potere civile e per quanto esso sia capace di permeare, talvolta in modo anche invasivo, l’intera vita sociale, esso è sempre “più piccolo” di Dio ed è chiamato a riconoscerne l’esistenza e la natura». Così, questa mattina, il cardinale Mauro Piacenza, presidente di “Aiuto alla Chiesa che soffre International” (Acs), ha introdotto il tema della natura della libertà religiosa, «madre di tutte le libertà», un bene sempre più minacciato a livello mondiale. L’occasione è la pubblicazione del “XIII Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo”, curato da Acs.

Il dossier copre il periodo da giugno 2014 a giugno 2016. In questi due anni «violenti attacchi islamisti hanno avuto luogo in una nazione su cinque nel mondo». Il Rapporto parla di “iper-estremismo”, con riferimento al combinato di radicalizzazione, violenza, globalizzazione della rete del terrore in termini sia operativi sia comunicativi. Sono 38 i Paesi in cui è in atto una persecuzione religiosa (su 196 monitorati). Una fascia che colora di rosso la mappa di Nord Africa (e Corno d’Africa), Medio Oriente e Asia. In sette di questi, il livello della repressione è così drammatico che anche la parola “persecuzione” sembra troppo poco. Se si potesse attribuire una “maglia nera” per questo triste primato, non c’è dubbio che andrebbe alla Corea del Nord: qui “cristiano” equivale a dire “ostile”, l’unica divinità cui rendere culto è la dinastia Kim e l’internamento nei campi di lavoro è prassi per chi si discosti dal verbo del dittatore.

A condividere questo triste primato anche Afghanistan, Arabia Saudita, Iraq, Nigeria (del Nord), Siria e Somalia, Paesi in cui «peggio di così non si riesce a immaginare», dice Alessandro Monteduro, direttore Acs Italia. In Cina sono state rimosse le croci da oltre 2.000 chiese, in India c’è una sorta di “taglia” sulle conversioni, un premio per chi porta nuovi fedeli all’induismo. Dalla Somalia erano partiti i terroristi della strage all’Università di Garissa (Kenya). Tra le loro vittime, anche una studentessa che preparava una tesi sul dialogo interreligioso. In Iraq, l’Isis ha stilato un vero e proprio “prezziario” delle donne yazide, una minoranza a rischio sterminio.

Dure le parole di monsignor Jacques Hindo, arcivescovo siro-cattolico siriano. Della sua diocesi fa parte anche Raqqa, la capitale dello Stato islamico: «Non esistono solo i “cattivi” del Daesh. In tanti altri luoghi e forme l’islam non conosce la libertà di coscienza, la libertà di religione». E avverte il Rapporto: non si tratta di questioni “esotiche”, anzi, l’Europa non può certo ritenersi al sicuro, non tanto dagli attentati, ma dal rischio di oppressione della libertà religiosa.

C’è una “guerra” sul piano politico e culturale per «espellere Dio dal vivere sociale», ha detto il cardinale Piacenza: «La libertà religiosa gioca il suo ruolo nel foro pubblico, nelle relazioni tra gli uomini. Ragione e verità sono i due pilastri irrinunciabili per l’autentico esercizio della libertà religiosa, e, insieme ad essa, rappresentano i presupposti delle moderne democrazie». Tutto il contrario del relativismo culturale dominante, «il contesto culturale meno adatto alla garanzia, al rispetto ed alla promozione dell’autentica libertà religiosa».

Per non dimenticare continuano le iniziative di sensibilizzazione di Acs: questa sera si illumina di rosso la statua del Cristo Re che domina Rio de Janeiro, il 23 novembre la cattedrale di Westminster. Un tentativo, come la pubblicazione del Rapporto, di aumentare la consapevolezza dell’importanza della libertà religiosa. In più, continua anche il lavoro di sostegno economico e la formazione. Dopo l’assassinio di padre Hamel in Francia quest’estate, Acs ha messo a disposizione mille borse di studio per la formazione di sacerdoti. Conclude Monteduro: «La nostra arma è la speranza».