L'incontro tra Werner Neuer e monsignor Franco Buzzi.

Cattolici, luterani e il «dono» della Riforma

Dopo lo storico incontro in Svezia, il confronto a Milano tra Werner Neuer, teologo evangelico amico di Ratzinger, e monsignor Franco Buzzi, esperto di Lutero. «L'unità si fa nella comune ricerca di Dio. Cristo deve diventare il fulcro delle nostre vite»
Luca Fiore

«Non dobbiamo lasciarci guidare dall'intento di ergerci a giudici della storia, ma unicamente da quello di comprendere meglio gli eventi e di diventare portatori di verità». Così Giovanni Paolo II scriveva nel 1983 all'allora Presidente del Segretariato per l'Unità dei cristiani, cardinale Johannes Willebrands. Sono parole che papa Francesco ha ripetuto nell'omelia durante la preghiera comune nella cattedrale luterana di Lund il 31 ottobre. Ed è da qui che è iniziato il dialogo, organizzato il 10 novembre dal Centro Culturale di Milano, tra il pastore Werner Neuer, teologo evangelico amico di Benedetto XVI (unico non cattolico a partecipare alla Schulerkreis) e monsignor Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca ambrosiana e studioso del pensiero di Martin Lutero.

Un approccio alla storia e al presente che è nuovo e antico insieme. Nuovo se si considerano i 500 anni di contrapposizione che hanno seguito lo scisma luterano. Antico se si guardano i 50 anni di lavoro comune seguito alle posizioni maturate dal Concilio Vaticano II. Una posizione vertiginosa, visto che non chiude gli occhi davanti alle differenze, a volte anche grandi, ma che sceglie di guardare «più a ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide».

Il pastore Neuer ha esordito ponendo una domanda che starebbe alla base di tutta la discussione tra cattolici e protestanti: «Come è possibile che Lutero, che aveva come obiettivo un rinnovamento della Chiesa attraverso il ritorno al Vangelo, abbia finito per produrre uno scisma?». Sulle intenzioni del monaco tedesco sono ormai concordi la gran parte degli studiosi cattolici e luterani, spiega Neuer, eppure dentro la Chiesa le forze disgregatrici erano già presenti fin dai primi secoli e sono continuate fino allo scisma d'Oriente. «Lutero voleva una Chiesa santa, cattolica e apostolica, come si è ripetuto anche a Lund. Dunque per capire quello che è successo occorre distinguere la sua spinta di rinnovamento teologico e la Riforma intesa come processo storico, che ha coinvolto una molteplicità di attori: i riformatori, i controrifomatori e i principi».

Se si riesce a distinguere il piano delle intenzioni teologiche da quello delle dinamiche storiche (spesso politiche) si ha la possibilità di individuare con più serenità le responsabilità di entrambi i fonti. «In questi giorni sono andato a rivedermi su internet le immagini della preghiera comune a Lund, che si è aperta con un momento in cui le parti hanno chiesto perdono per le colpe del passato e del presente. Mi sono commosso fino alle lacrime, è stato un momento altissimo che ha avuto il suo culmine con l'abbraccio tra il Papa e il vescovo Younan, presidente della Federazione mondiale luterana».

Eppure, aggiunge Neuer, questo gesto importantissimo non deve far passare in secondo piano un altro elemento decisivo: «Cattolici e protestanti hanno ringraziato insieme per il dono che è stata la Riforma per la Chiesa. Il cardinale Kurt Koch ha scritto che essa ha permesso una riscoperta del Vangelo. Anche solo 20 anni fa una dichiarazione del genere da parte di un membro della gerarchia cattolica sarebbe stata impensabile». Ma ringraziare per cosa? L'accesso alla Sacra Scrittura grazie alla traduzione nella lingua corrente, lo sviluppo dei libri dei canti e l'impulso che esso ha dato alla tradizione corale che ha permesso capolavori come quelli di Händel e Bach, ad esempio. Ma non solo: per il pastore protestante la Riforma, dal punto di vista cattolico, ha prodotto il Concilio di Trento e le correzioni degli errori attraverso un importante impegno della teologia cattolica. Paradossale, ma vero.

Da parte sua monsignor Buzzi ha mostrato quanto il pregiudizio vicendevole sia stato il terreno fertile per secoli di incomprensioni e fraintendimenti a livello teologico. La teologia, sia cattolica sia luterana, è restata sul piano della controversia anche perché, come dice il prefetto dell'Ambrosiana: «Andava bene così al potere». È significativo che l'inizio del movimento ecumenico segua il venir meno del potere temporale della Chiesa e una sua maggior libertà dalle pressioni della politica. «Di fatto gli ultimi cento anni le letture della Sacra Scrittura di cattolici e protestanti si siano fecondate a vicenda».

Per quanto riguarda l'incontro di Lund, Buzzi osserva che rispetto alla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999, che si attesta un sostanziale accordo sulla professione di fede, il testo firmato a Lund fa un passo in più, quello della carità: «La fede è vera fede se si esprime nell'amore, se si mostra nel mondo attraverso la carità. Dunque l'impegno tra cattolici e luterani è quello di dare comune testimonianza attraverso l'attenzione a chi è nel bisogno».

Sul ruolo dei cristiani nel mondo secolarizzato, il pastore Neuer ha osservato che le crescenti pressioni su di loro nel secolo scorso non ha fatto che aumentare il bisogno di unità tra le varie confessioni: «Questo non significa che occorra una strategia comune. È il martirio del sangue che porta a una Chiesa più unita». Certo, spiega il teologo, a chi nella Chiesa cattolica mette in guardia dal rischio di "protestantizzazione", corrisponde, nel campo opposto, chi teme una "cattolicizzazione" della Chiesa protestante: «Mi paiono preoccupazioni superflue. Benedetto XVI l'ha detto chiaramente che la direzione del movimento ecumenico è Cristo stesso. L'unità si fa nella comune ricerca di Dio. Come ha ribadito papa Francesco a Lund, Cristo deve diventare il fulcro delle nostre vite».

Si arriverà, prima o poi, a una completa unità? «Di certo quando Cristo tornerà a giudicarci. Lui ci unirà», risponde Buzzi: «Nel frattempo a noi è chiesto di orientarci verso una unità che, dentro le differenze, vive e si arricchisce».