La collana del "Corriere della Sera"

«Una risposta all'altezza»

Sabato con il quotidiano esce "Alla ricerca del volto umano", quarto appuntamento della collana sul fondatore di CL. Luciano Fontana, direttore di via Solferino spiega: «Entrare nel mondo di Giussani è fondamentale per ragionare sulla crisi di oggi»
Paolo Perego

Dieci volumi, inseriti nella collana “I maestri del Corriere della Sera”. Partita tre settimane fa, l’iniziativa editoriale del quotidiano milanese vedrà sabato prossimo la sua quarta uscita con Alla ricerca del volto umano. Di che si tratta è presto detto: partendo da Il senso religioso, il Corriere ha deciso di proporre ai suoi lettori alcuni testi “fondanti” del pensiero e dell’opera di don Luigi Giussani, unendoli a prefazioni, di volta in volta, di importanti esponenti - laici e non - della cultura di oggi. «Ci sono almeno due ragioni fondamentali dentro questa scelta», spiega Luciano Fontana, direttore dello storico giornale, che a ottobre ha avuto modo di confrontarsi anche con La bellezza disarmata di Julián Carrón presentando il libro a Milano: «La prima, non per importanza, di carattere editoriale. Già lo scorso anno, per il decimo anniversario della morte di don Giussani, avevamo allegato al giornale un dvd inedito sul fondatore di CL, cogliendo un grande e positivo interesse tra i lettori. Ma non avevamo dubbi su questo. I suoi libri sono sempre stati tra i più importanti nel catalogo Rizzoli, sono una tradizione della nostra storia editoriale. Consideriamo la sua opera come una parte importante della nostra natura, della nostra attività e del dialogo coi lettori in generale. Ma come dicevo, le motivazioni che ci hanno spinto hanno a che fare anche con il contenuto del suo messaggio».

Ovvero?
Riguardano il pensiero forte e importante di don Giussani, e il modo in cui ha interpretato la sua attività di pastore. E con cui ha saputo parlare ai giovani fin dagli anni Cinquanta, rendendo la sua esperienza coi ragazzi, il rapporto educativo, un tratto caratteristico di tutta la sua vita. Questo è un elemento importante e decisivo anche oggi, in una situazione, un mondo in cui come adulti non sappiamo più dare il rilievo giusto a questa funzione. Dove spesso rinunciamo alla trasmissione dei valori, al dialogo “forte” coi figli, per abbandonarci magari a un relativismo o ad un permissivismo che ci fa rinunciare al nostro essere genitori. Solo che questo riguarda il futuro della nostra società.

Nel quadro che disegna, quella del Corriere appare una risposta forte per tutta la società, considerato il peso culturale del suo giornale. A maggior ragione in un tempo in cui, di fronte a tanti fallimenti, si sente spesso la necessità di qualcosa di nuovo…
Il Corriere ha un dna laico e pluralista. Ma non è mai mancata attenzione riguardo l’importanza del fattore religioso nella vita della società e delle persone. Forse il tratto più importante - come ha sottolineato anche Antonio Polito, nostro vicedirettore e autore dell’introduzione al Senso religioso, il primo volume che abbiamo mandato in edicola - è quello che stava al cuore del pensiero di Giussani: ci troviamo di fronte a una grande crisi dell’umano, una crisi d’identità e dei fondamenti. Scopriamo tutti, credenti e non, che i tentativi di uscirne passando da economia, cultura o società, cioè dall’"esterno”, comportano molto più spesso risposte non all’altezza, non adeguate. Io credo che don Giussani abbia sempre dato una risposta molto netta, caratterizzata dalla sua fede e dalla sua esperienza cristiana. Eppure è una risposta che cerca di dare senso all’umano, al fatto che l’uomo c’è e al suo rapporto con “qualcosa”. Che qualcuno potrà chiamare “mistero” o “destino”, mentre per Giussani si chiama Dio. Meglio, Gesù Cristo, col suo farsi uomo e incidere direttamente nell’esperienza umana. Questa non è una lezione del passato a cui guardare storicamente, ma un tema sempre presente, immanente, che dà senso anche all’agire razionale e sociale.

Lei come “ha conosciuto” don Giussani?
Ho conosciuto Comunione e Liberazione nel mio lavoro, più per il suo aspetto politico. Un’esperienza anche interessante, a cui molti di noi “esterni” si sono avvicinati spesso con senso di diffidenza: era un mondo che avvertivamo chiuso e molto identificato nelle proprie certezze. La lettura di questi libri, in cui Giussani riflette su tante cose, compresa la presenza di CL nella società, ma anche la sua stessa capacità di stare nel mondo e in mezzo ai giovani, mi ha fatto vedere cose molto più interessanti e meno parziali di quello che avevo potuto cogliere in un primo momento.

Qualche esempio?
Mi piace tantissimo, per esempio, la scelta di don Giussani di abbandonare l'insegnamento in seminario per andare in mezzo ai giovani, al liceo Berchet, proprio negli anni in cui in qualche modo nasceva la contestazione studentesca. Mi piace leggere alcuni aneddoti, come quello del manifesto con la frase di Mao, «La politica prima di tutto», e lui che risponde con il Vangelo: «Cercate prima il regno di Dio, il resto vi sarà dato». Insomma, questo porre l’avvenimento di Cristo al centro della vita come metodo per incidere meglio anche nella società e per affrontare tutto, anche i problemi. E poi c’è il fatto che in questi testi tante pagine sono trascrizioni di dialoghi, di conversazioni, di fatti accaduti. Non si vede mai il problema di codificare precetti da trasmettere: tutto nasce da incontri. O confronti, a volte anche molto vivaci. Questo non solo è bello, ma anche molto moderno e innovativo.


E come sta andando questa iniziativa?
Ci vorrà un po’di tempo perché ci arrivino dei dati. Posso dire, però, che l’iniziativa precedente del dvd fu un successo. Non ho dubbi che, oltre che per il valore di questi testi tra gli aderenti a CL, questi libri avranno sicuramente successo per l’importanza che don Giussani ha sempre avuto nel dibattito, pubblico, religioso e sociale italiano, diventando una collana di dialogo e formazione molto importante. Entrare nel mondo di Giussani è qualcosa di fondamentale per chi condivide i suoi valori, ma anche per i laici e per chiunque sia interessato a ragionare sulla crisi educativa e dei valori che è davanti agli occhi di tutti. E sul quel senso di vuoto che sempre di più vediamo avanzare nella società.