La capitale inglese di sera.

Siamo «storie fatte di volti e rapporti»

Sabato 11 giugno, l'annuale edizione dell'evento nella capitale britannica. Una giornata di incontri, mostre e musica, per offrire alla city un'ipotesi nuova sulla crisi del nostro tempo. E riscoprire il valore «dell'altro»
Gioia Palmieri

"No man is an island". Il tema della terza edizione del London Encounter è preso dall’incipit che dà il titolo a una celebre poesia di John Donne. L’evento culturale nel cuore della capitale britannica, nato nel 2014 dall’idea di un gruppo di amici di Comunione e Liberazione, quest’anno vuole andare a fondo della provocazione lanciata più di tre secoli fa dallo scrittore inglese. L’appuntamento è per sabato 11 giugno, al 155 di Bishopgate, nel centro della City.

Mesi fa, prima che entrasse nel vivo la battaglia sulla Brexit, il voto per decidere del futuro della Gran Bretagna all’interno dell’Unione europea, gli organizzatori del London Encounter hanno iniziato a guardare gli effetti della grande ondata migratoria, la posizione presa dall’Ue di fronte alla crisi greca e le conseguenze del referendum scozzese. Come giudicare questi avvenimenti senza cedere a posizioni istintive? Così, scegliendo il titolo “No man is an island”, hanno provato a fare un passo oltre le analisi politiche e sociali di breve termine, cercando di partire dal valore “dell’altro”, del “diverso”, del “tu” che nella vita si presenta davanti a noi: l’amico, il vicino di casa, fino al migrante o a un’intera nazione alle prese con una crisi economica.

«Nessuno è un’isola: ognuno di noi è segnato da una storia fatta di volti e rapporti, senza i quali non saremmo quello che siamo. Anzi, non esisteremmo proprio», spiega Patricia Solomon, tra gli organizzatori dell’Encounter, ed elenca le grandi domande alle quali la giornata londinese vorrebbe iniziare a rispondere: «Come possiamo riscoprire il mondo fuori di noi e vedere nell’altro l’opportunità per capire chi siamo davvero? Come imparare a vivere la relazione con gli altri lasciandosi ferire, affinché emerga la natura del nostro essere e la profondità del nostro bisogno? Come la vita comunitaria può aiutare la persona a dire “io” educandola a prendere posizione di fronte alla vita, ai fatti quotidiani, ai grandi eventi politici, economici e sociali?».

Il programma? A inaugurare la manifestazione sarà l’incontro con l’arcivescovo Rowan Williams, ex primate della Chiesa Anglicana e amico della comunità di CL. Nel pomeriggio Lord Maurice Glasman, membro della Camera dei Lord, Shamit Saggar, professore di Public Policy alla University of Essex ed ex consulente del primo ministro britannico, e Mario Mauro, senatore italiano, già vicepresidente del Parlamento europeo, si confronteranno sulla domanda: “Unity in diversity: mith or reality?” (Unità nella diversità: mito o realtà?) e sul ruolo del Regno Unito nell’Unione europea. L’intenzione è quella di lasciare ampio spazio alle domande del pubblico.
Grazie all’iniziativa di alcune comunità inglesi di CL, sono nate tre mostre che saranno esposte durante la giornata. “Etty Hillesum: we must be our own country” (Etty Hillesum: dobbiamo essere il nostro Paese), che presenterà la vita e la figura della scrittrice ebrea olandese attraverso le pagine del suo diario, scritto durante l’occupazione nazista ad Amsterdam e la sua deportazione ad Auschwitz. Un’altra mostra, “I dream of a Europe” (Io sogno un’Europa), prova ad andare al cuore della questione europea, mostrando la bellezza e il significato del comune patrimonio culturale e sociale del nostro continente. E poi “The Family of Jacob: paths to unity” (La famiglia di Giacobbe, sentieri verso l’unità” ripercorrerà alcune tappe della vita del patriarca e della sua discendenza raccontata nel libro della Genesi, per capire quali fattori hanno favorito un’unità che andava oltre il dolore e la divisione. La giornata si concluderà con un concerto con musiche di Astor Piazzolla.