Il volantino del concerto degli <em>Origines Trio</em>.

«La nostalgia e quel concerto dritto al mio cuore»

Simona vive a Zurigo da un anno. La lontananza degli amici accompagna le sue giornate. Finché in vacanza non sente un Trio suonare e decide di organizzare una serata di musica nella sua nuova città. Dove accade «qualcosa di straordinario»

Una sera dello scorso dicembre ero tornata a Milano da Zurigo dove vivo, da quasi un anno, con la mia famiglia. Eravamo andati a trovare i nonni per Natale. In un periodo già pieno di impegni e proposte, le Tende Avsi, gli incontri… Quella sera, quasi per caso, sono capitata al Circolino di Milano per ascoltare gli “Origines Trio” (Valentina Oriani, Stefano Dall’Ora e Marco Squicciarini). Che spettacolo la musica! Non sentivo canti così belli da tantissimo e speravo non finissero più di suonare e cantare. Inoltre, come da tempo, anche quella sera sentivo la mancanza di persone a me molto care. Mi porto costantemente una nostalgia nel cuore e forse è proprio questa lontananza dai miei amici di Milano che mi fa cercare di più la presenza di Gesù, a domandare il Suo tenero abbraccio ovunque e sempre. Perché non fare un gesto insieme, prima di tutto per noi? Mi sono dunque mossa per invitare il Trio a tenere un concerto a Zurigo con il desiderio che quella bellezza potesse arrivare a ridestare l’umano. Anche nella Svizzera tedesca, una piccola terra, patria di Zwingli, dei riformati, dell’edonismo e del positivismo.

Il desiderio era di provocare il cuore con canti che parlano di assenza, vuoto e malinconia, del dramma della vita che si fa intenso, di uomini e donne che hanno un bisogno infinito che nulla sembra soddisfare. Canti che parlano della nascita del Bambin Gesù e del fatto che non saremo mai più soli: Gesù nostro carissimo è nato anche per te. Altri dedicati alla Vergine Maria come Manto de Açucenas, che non lascia mai solo l’uomo nel suo lungo cammino. Anzi è Lei ad andare incontro a chi La cerca. Perché la musica non ha bisogno di tante parole, ma va diritta al cuore.

E allora siamo partiti dal “sì” entusiasta di pochi amici a organizzare un concerto in un paesino sul lago di Zurigo. Il successo è stato inaspettato. Tutti erano meravigliati dalla straordinaria serata. Un gesto che è arrivato a compimento per il nostro sì, ma soprattutto per merito di un Altro che ha fatto tutto. Qualcuno mi ha detto: «Quando mi mandavi le mail non capivo il tuo entusiasmo, quando dicevi "che bello", che era "un miracolo", pensavo che tu fossi una ciellina entusiasta. Ma poi ti ho vista, ho visto la tua faccia e i tuoi occhi e ho capito». Non era follia, ma un desiderio grande che ti muove, si trattava della Bellezza come splendore del vero. Non è un’esaltazione, è il bisogno di fare esperienza della Sua presenza qui ed ora e poi di testimoniarla a tutti. É l’allegria, la baldanza ingenua perché esperimenti che Lui c’è e fa accadere tutto oltre le nostre capacità e limiti. Lui darebbe tutto per noi pur di averci. «Grazie dell'invito, avevo proprio bisogno di questo».

Tutti tra noi, inclusi alcuni ospiti svizzeri tedeschi, erano stupiti: per come abbiamo pensato con cura al gesto, con una unità fino alla fine non nostra, da quanta gente è venuta, in modo imprevisto, alla presentazione dei canti in tedesco. Tutti segni evidenti di un Altro che fa. E poi la gratuità di alcuni nuovi amici che ci hanno aiutato, la gente che si è fermata all’aperitivo perché aveva voglia di stare insieme, qualcuno che ha chiesto lo spartito di un canto italiano. E ancora i musicisti e come erano legati e affiatati tra di loro, la meraviglia dello sponsor locale che non si aspettava una serata così speciale, gli occhi commossi di alcuni amici. Avremmo voluto che la serata non finisse più. C’era qualcosa di non scontato, anzi di straordinario. Mi veniva in mente la frase del quarto capitolo di Scuola di comunità: «Persone che senza esserselo mai immaginato seguono per curiosità quell’uomo, stanno con lui fino a sera, dimenticando persino di andare a lavorare, rimangono così impressionate…».

Possiamo dire che anche in quella bellissima serata era come se Gesù fosse lì? Dobbiamo dire che Lui era lì, cioè riconoscerLo. E il cuore si riempie di nostalgia e di un desiderio crescente per la Sua presenza amorosa. Nessuno di noi può più desiderare di meno che di appartenere a Lui e a questa compagnia che ne è segno, abbraccio tenero della Sua presenza. Perché il cuore ha bisogno di questa bellezza, ha bisogno di Lui, anche in terra Elvetica.

Simona Parmigiani, Zurigo