Cari amici,

«nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi».

Queste parole di san Paolo sono state le prime a venirmi in mente quando ho ricevuto con costernazione la notizia della morte del nostro caro Marcos. Non credo che si possano trovare parole più appropriate per descriverlo. Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo abbiamo visto che lui non viveva per altro che per il Signore. La sua allegria prorompente traeva origine da Lui. E la sua morte non è stato altro che morire per il Signore.

Non possiamo guardare la vita e la morte di Marcos senza avere davanti agli occhi il fatto che «per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi». Egli che è stato il Signore della sua vita, è ora il Signore della sua morte. Essendo partecipe della morte di Cristo, Marcos diviene ora partecipe della Sua resurrezione, della compagnia di Colui che è stato tutto nella sua vita e del quale ora nessuno potrà privarlo. Nel nostro ricordo sarà inscindibilmente associato a Cristo, della cui pienezza sta già vivendo.

La lacerazione che soffriamo per il suo distacco da noi non potrà prevalere sulla felicità di cui Marcos gode in compagnia del suo amico del cuore, Cristo. La sua felicità finirà per vincere il nostro dolore, facendoci comprendere la legge dell’esistenza cristiana: “Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”. La memoria di Cristo è l’unico balsamo per una ferita tanto profonda. Sosteniamoci l’un l’altro, amici, in questa memoria.

Un forte abbraccio
Julián