Memor Domini

Parola tra noi
Luigi Giussani

Appunti dall’intervento di Luigi Giussani agli Esercizi dei Memores Domini.
Bellaria, 8 ottobre 2000


La festa di Cristo Re, che domina tutto il mese di ottobre, è dove finisce il cammino di tutte le entità, di tutti i luoghi della Chiesa, e dove incomincia il rombo di un temporale nuovo sulla faccia del mondo, sulla faccia della terra (perché la presenza della Chiesa nel mondo e nella storia è fatta partire da chi era Gesù, da chi era Cristo, da chi fu Cristo, chi fu quell’uomo che era Dio, Figlio di Dio). Memor Domini: è l’uomo che capisce, che ha afferrato il significato di questo messaggio e si fa cristiano.
Memor Domini
. La memoria del Signore, la coscienza che rende presente il significato di tutto quello che si fa, se viene preordinata - se viene preordinata la frequenza di questa memoria -, è tutto l’impianto umano che viene investito, l’impianto umano del singolo, di ogni persona che con questo accetta di vivere il mondo.
Memores Domini
. Ma ognuno di noi perderebbe completamente questa memoria - già la perdiamo in tanti momenti, in tanti giorni, in tante circostanze della nostra esistenza -, ognuno di noi non sarebbe più Memor Domini, non potrebbe essere più Memor Domini nel senso concreto del termine, se non ci fosse nella sua esistenza un luogo in cui il fiotto originario, balzato nel cuore sfrondando la sua vita, la sua vita interiore, sfrondando la sua vita nell’aspetto interiore innanzitutto -, riaccade come coscienza di sé, come coscienza delle cose. Non ci sarebbe questa novità nel mondo, se non si potesse indicare un luogo dove questa coscienza nuova viene destata, ridestata, portata avanti come un chiarimento continuo; se non ci fosse un punto, un appartamento, un pezzo di terra in cui si costruisca, si potrà costruire; se non ci fosse una casa.
L’uomo è partorito e c’è un luogo in cui questo è avvenuto: un luogo, perché il Signore ci ha chiarito tutto questo nascendo a Betlemme. Che importanza che ha per il Signore la nascita a Betlemme: quella stalla - o quel luogo, comunque - in cui è avvenuto il parto di Maria!
La parola “casa” indica tutto questo. Non ci può essere Memor Domini, se non tra quelle mura: la nostra vita deve essere insieme ad altri, che sono stati percossi allo stesso modo, che sono ricondotti lì così come sono e abbracciati così come sono. Non ci potrebbero essere Memores Domini, se non trovassero nella casa il loro habitat, cioè la sede dove riprendere lena ed energia tutti i giorni. Perché noi cadremmo, tendiamo sempre a cadere nel nulla, a concepire la vita come un cammino al nulla di tutto noi stessi, oppure a sottolineare e a tenere presente, pezzo per pezzo nella nostra esistenza, quello che al momento ci pare e piace, ci pare di più e ci piace di più.
La casa. Ma è nella casa che si intravede anche, si può intravedere che il Memor Domini è uno dentro uno stuolo di persone così, toccate dal pensiero del Salvatore.
Memores Domini.
Non ci possono essere, quindi - dopo quanto abbiamo detto sopra - Memores Domini senza la vivezza, senza che ognuno dei Memores Domini, ognuno, abbia detto di sì al Signore.
Memores Domini
. La memoria di Cristo crea un popolo, un popolo nuovo con leggi proprie, con un clima adeguato, in cui tutto tende a diventare gloria di Dio, cioè gloria di come Dio si è manifestato all’uomo, perché non si può ragionare su Dio dopo che Lui si è manifestato, senza coglierne il modo di presenza, senza passare per come si è manifestato.
Vi auguro che alla fine della vostra vita il Signore abbia a ringraziarvi di avere detto sì alla Sua proposta. La proposta di Dio è fatta di Lui stesso e della modalità con cui Dio ha reso cosciente di se stesso il mondo intero.
E questo sappiamo che salva anche l’umanità. Salva! Alimenta la presenza del sole di ogni giornata a tutta l’umanità. Da quando erano dodici, da quando erano solo dodici, da pochi uomini quindi, da così poca gente, l’umanità intera - come spazio e come tempo -, l’umanità intera è stata investita da un qualcosa che le ha reso più possibile la conoscenza di se stessa e il grave pondus della convivenza.
Così vi auguro che - in questa situazione dove oramai siete, perché siete “professi” (professi!) - abbiate la forza e il coraggio, ma lasciamo andare forza e coraggio, che abbiate la semplicità, la semplicità del cuore di un bambino che non ha nessun pregiudizio mai nei suoi rapporti con le cose, con le persone e con le cose, con tutto ciò che lo circonda.
Vi auguro, così come il Signore mi dà la possibilità di dirvi, vi auguro con tutto il cuore che siate Memores Domini!
Con questo concludiamo l’anno, un anno, un anno di vita. E noi parliamo della gloria di Cristo, la gloria di Cristo, uomo nella storia: parliamo di senso della storia centrato su Cristo.
Alla fine di un anno lo Spirito ricrei il vostro cuore, ricrei il nostro cuore, prima che la fine del tempo e l’annullamento nello spazio della nostra fisicità ci investa come giudizio. Perché la misericordia di Dio non sopprime, non decurta, non rende equivoco l’avvenimento che tutti gli uomini, la ragione di tutti gli uomini capisce, temendolo - e invece noi, che ti amiamo, o Cristo, desiderandolo perfino -: l’ultimo giudizio, il giudizio conclusivo che Dio traccia sulla nostra vita.