La copertina del dvd.

Il grande equivoco della propaganda

Un film-documentario racconta storia e spartiti del Dopoguerra berlinese. Con tutte le contraddizioni dell'ideologia culturale socialista. A parlare, chi ha vissuto gli anni della Ddr in prima persona: dal tenore al politico, al direttore d'orchestra...
Andrea Milanesi

Come tutte le storie che si rispettino, anche quella di questo film-documentario dedicato a “Musica classica e Guerra fredda” nella Repubblica Democratica Tedesca ha un principio e una fine. Inizia infatti nel maggio del 1945 - quando le truppe dell'Armata Rossa conquistano Berlino e pongono fine al nazismo - e si chiude nell'autunno del 1989, quando crolla il sistema politico della Germania dell'Est e insieme con lui il Muro di Berlino, simbolo universale della divisione imposta dalla più cieca ideologia. Nel mezzo le drammatiche vicende che hanno marchiato a fuoco per oltre quarant'anni l'esistenza “privata” degli abitanti della Ddr, riflesse in modo distorto in quelle che hanno invece decretato le fortune della vita artistica “pubblica”.

Appena arrivati nella capitale del Terzo Reich, i russi incominciano subito a ricostruire il tessuto sociale e politico proprio a partire dal fronte culturale; con le macerie ancora fumanti, come prima risposta a un bisogno vitale ovunque si organizzano appuntamenti musicali e gli abitanti di Berlino, scampati dagli orrori della guerra, riempiono le piazze e salgono persino sui cornicioni dei palazzi rimasti ancora in piedi per assistere ai concerti pubblici. Nel giro di qualche mese però le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale rompono i già delicati equilibri internazionali e il divario tra le diverse linee politico-economiche diventa incolmabile, fino appunto a culminare nel 1949 nella divisione delle due Germanie, quella dell’Ovest sotto l’egida del blocco occidentale, nella sfera d’influenza sovietica quella dell’Est, dove il processo di “statalizzazione” della discipline artistiche e la nascita di una “cultura nazionale Socialista” si scontrano con il desiderio di bellezza e verità di cui il popolo ha più che mai bisogno. Ed è a questi dettami che si devono piegare anche punte d'eccellenza come le formazioni orchestrali del Gewandhaus di Lipsia, della Staastkapelle di Berlino e di Dresda o le compagini vocali del Kreuzchor di Dresda e del Thomanerchor di Lipsia (a suo tempo diretto dal sommo Bach), diventate i fiori all'occhiello di un “modello virtuoso” da esportare al pari degli atleti che primeggiano negli sport più disparati.

Ma cosa si può nascondere dietro a questo fenomeno globalizzato di propaganda culturale? Entrano qui in gioco le testimonianze dirette dei protagonisti che quegli anni li hanno vissuti in prima persona: musicisti e compositori, ma anche figure istituzionali e uomini politici, da Helmut Schmidt (Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca tra il 1974 e il 1982) al tenore Peter Schreier e al direttore d’orchestra Kurt Masur, che ancora oggi ricorda perfettamente le “visite” degli agenti infiltrati dalla Polizia segreta (la famigerata Stasi).
Grazie alla grande attenzione riservatale dal governo della Ddr, la musica classica si trova a vivere una fase di straordinaria fioritura, ma a un prezzo esorbitante e decisamente “fuori mercato”, le cui quotazioni si sono fondate su un’ipotesi di partenza assolutamente condivisibile - l’investimento primario sulla cultura come ricchezza necessaria per l’esistenza di un popolo -, ma si sono poi concretizzate sul grande equivoco di considerare l'arte al pari di uno strumento di potere privilegiato per imporre un’identità sociale e politica. Una teoria ideologica il cui messaggio fondante appare lontano anni luce dalla domanda di verità e bellezza di cui l’uomo ha sete infinita, proprio come invita a riflettere un grande uomo tedesco dei nostri tempi, testimone di fede e fine pensatore come papa Benedetto XVI nel suo splendido volume Lodate Dio con arte: «L’arte musicale è chiamata, in modo singolare, a infondere speranza nell’animo umano, così segnato e talvolta ferito dalla condizione terrena. Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna... Ma l’autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì a essa ci rimanda per “irrigarla” e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace».

Classical Music and Cold War diretto da: Thomas Zintl
con Elmut Schmidt, Peter Schreier, Kurt Masur, Theo Adam, Otmar Suitner, Jochen Kowalski, Christine Mielitz
Musicians in the GDR (Dvd-Video)
Arthaus / Ducale (2012)