La copertina del disco.

SHERYL CROW Un album che riscopre le origini del pop

Walter Muto

Tutto sommato si tratta di un altro ritorno a casa. Sheryl Crow, la pluripremiata rockstar ritorna ai suoni che l’avevano affascinata da ragazzina, il Soul, il Rhythm and Blues, e confeziona un disco fuori da qualsiasi logica commerciale, facendo essenzialmente la musica che le piace. Naturalmente, sostenuta da una potente campagna promozionale, arriva comunque nei posti che contano. Ma più importante di questo è il fatto che ha deciso di fare la musica che vuole. Innanzitutto due parole sulle due cover presenti sul CD, Sign your name di Terence Trent D’Arby (ve lo ricordate?) e I Want you Back, nientemeno che dei Jacksons Five. Quest’ultima in verità è un omaggio a Michael Jackson, con cui in ogni caso regge benissimo il confronto. E anche nell’altra omaggia una delle voci più soul mai apparse nel pop, e lo fa dando al pezzo una veste più ruvida e meno slow dell’originale. E anche qui Sheryl non sfigura, anzi, semmai aggiunge. Senza voler andare nel dettaglio di tutti i 12 pezzi, può essere interessante vedere come lei stessa descrive questo lavoro. «È divertente guardare indietro a certa tua roba vecchia e scavare nel materiale che non è mai uscito». In effetti la riedizione di un suo disco del 1993 che conteneva le stesse influenze ha fatto sì che lei tornasse indietro, fino alle sue prime influenze musicali. “Sono riaffiorati un sacco di ricordi, si è risvegliato qualcosa in me che mi ha fatto tornare indietro e ri-investigare le mie primissime influenze.”
E il risultato dice che ha fatto bene: un lavoro suonato bene, sanguigno, con suoni che attingono direttamente al suono e allo spirito del soul anni ’60 e ’70, al Rhythm and Blues.
All’inizio della sua carriera, proponendo il suo primo materiale, ricevette più volte la risposta: non sappiamo che farcene di una cantante soul con gli occhi blu. Ma pur non avendo una vocalità nera, in questo lavoro Sheryl comunica grandi emozioni, ed i pezzi si fanno ascoltare volentieri, e ci riportano ad un tempo in cui i dischi si facevano suonando davvero, cantando davvero, sudando davvero.
Secondo me vale la pena ascoltarlo.

Sheryl Crow
100 Miles from Memphis

A & M (2010)