<em>Ritorno alla vita</em>, di Wim Wenders.

La vertigine (3D) della vita

Thomas è uno scrittore in piena crisi. Anche i rapporti con la fidanzata sono segnati da una profonda inadeguatezza. Fino al giorno in cui un imprevisto gli cambierà profondamente la vita… Un film di Wim Wenders, sul bisogno di perdonarsi
Luca Marcora

Thomas è incapace di abbracciare. Quando Sara cerca di stringerlo a sé, dopo che lui ha tentato di togliersi la vita, il suo è un abbraccio impacciato e goffo, quasi non fosse realmente presente in quella circostanza. Scrittore con alle spalle già due romanzi di buon successo, è tutto ripiegato su se stesso, irraggiungibile da chiunque, anche dalla donna che dice di amare. Sara vorrebbe sposarlo e avere dei figli; lui no, desidera solo scrivere. O forse in realtà non può averne. È impossibile capire cosa davvero pensi Thomas.

Wim Wenders, che torna al lungometraggio di finzione dopo 7 anni, sceglie di realizzare il film utilizzando la tecnologia del 3D nativo per poter scavare più a fondo nell’animo di personaggi estremamente chiusi: «Il 3D è completamente sottovalutato, male utilizzato e sento che le possibilità che offre non sono state ancora esplorate. Può essere uno strumento fantastico, capace di aprire una dimensione completamente nuova di partecipazione emotiva alla storia e ai personaggi». Si è parlato di 3D “in chiave esistenziale”, come dimostrano le numerose inquadrature che sfruttano quell’“effetto Vertigo” che trae il suo nome dall’omonimo film di Alfred Hitchcock, nel quale venne utilizzato per la prima volta nel 1958. Attraverso una combinazione di zoom e carrello, l’oggetto inquadrato in primo piano rimane fermo, mentre lo sfondo sembra muoversi a causa della variazione di prospettiva.

Wenders lo utilizza per sottolineare i momenti in cui il rapporto tra Thomas e la realtà muta sostanzialmente, quando cioè la realtà si impone così prepotentemente da cambiare il suo modo di percepirla. Eppure lui si ostina a non lasciar trapelare nulla di ciò che si agita dentro di lui. Tanto che la narrazione stessa si adatta alla sua impenetrabilità: «I dialoghi smunti, le ampie ellissi temporali che omettono porzioni importanti delle vite dei protagonisti, la dissonanza tra segno affettivo degli eventi e della colonna sonora, la sconnessione tra fatto esteriore e stato interiore dei personaggi sono tratti tipici che il film, oltre a utilizzare, tematizza» (A. D’Aloia).

Cosa c’è veramente dietro quel volto così insondabile? Thomas è quasi un estraneo per l’ormai anziano padre (Bauchau), così come lo era stato per Sara. Ma è un estraneo anche per Ann (Croze) e per la figlia di lei Mina (Fitzgerald / Stone), con le quali va a formare una nuova famiglia. In un attimo di debolezza, a seguito di un nuovo drammatico evento, anche Ann gli confessa quanto sia difficile vivere al suo fianco. Solo Kate (Gainsbourg) e Christopher (Naylor), quella madre e quel figlio a cui Thomas si trova suo malgrado legato dopo quel maledetto giorno di neve, riescono a entrare veramente in rapporto con lui. La loro vita scorre al lato di quella degli altri personaggi, incrociandosi solo poche volte; ma quando accade è sempre l’occasione per un punto di svolta. Perché, pur nella fatica e nel dolore, Kate è l’unico personaggio che ammette di avere bisogno che qualcuno la aiuti. E lo fa pregando in ginocchio. Lentamente lei e il figlio insegnano a Thomas a non essere da solo di fronte al suo dramma. «Quella che ritengo essere la prima condizione per risolvere un trauma, per un nuovo inizio e un processo di guarigione», spiega il regista, «è per le persone essere vicini, accettarsi, comprendere le pene l’un l’altro ed apprezzare la loro presenza. Il personaggio di Thomas non lo sa fare. Cerca di intellettualizzare le sue emozioni e il suo passato, di capirlo con il suo cervello, di assimilarlo e di riversarlo nella scrittura, ma non lo lascia uscire. Anche la sua famiglia non sa nulla al riguardo. Sua moglie e la sua famiglia adottiva, non ne sanno molto. Non l’ha condiviso con nessuno».

Per tutto il film quell’uomo non è stato capace di abbracciare. In realtà non è stato capace di lasciarsi abbracciare, di lasciarsi perdonare. Fino alla fine, quando, nel silenzio dell’alba di un nuovo giorno, quest’abbraccio accade: caloroso, atteso e finalmente ricambiato. E la macchina da presa torna a muoversi, ancora una volta la realtà cambia prospettiva davanti agli occhi di Thomas, che però questa volta non rimane indifferente: quando si volta verso di noi ha, infatti, imparato a sorridere.


Ritorno alla vita (Every Thing Will Be Fine, GER/CAN/FR/SV/NOR 2015) di Wim Wenders
con James Franco, Charlotte Gainsbourg, Marie-Josée Croze, Rachel McAdams, Peter Stormare, Patrick Bauchau, Robert Naylor, Philippe Vanasse-Paquet, Julia Sarah Stone, Lilah Fitzgerald
DVD Teodora Film