IL VENTO FA IL SUO GIRO Uno sguardo attento ai dettagli della realtà

L’arrivo di Philippe e famiglia nello sperduto borgo di Chersogno, Alpi occitane, sconvolge gli equilibri della piccola comunità, da anni abituata a vedere il paese riempirsi solo d’estate…

Le premesse per finire subito nel dimenticatoio c’erano tutte: attori non professionisti, dialoghi in tre lingue (italiano, francese e occitano), ma soprattutto la presenza dei temuti sottotitoli che terrorizzano così tanto lo spettatore cinematografico italiano. Eppure Il vento fa il suo giro, realizzato con pochi soldi e distribuito fuori dai grandi circuiti ufficiali, è diventato un piccolo successo grazie al passaparola del pubblico.
La vicenda si ispira a fatti reali ma, pur essendo attualissima, non è certo una novità: Philippe è un ex professore francese di filosofia che ha scelto di dedicarsi all’attività di pastore di capre (un abbandono della cultura simile a quello del giovane teologo descritto da Ermanno Olmi nel suo fin troppo predicatorio Centochiodi, di due anni posteriore) e sceglie come nuova casa per la sua famiglia il minuscolo borgo alpino di Chersogno, abitato ormai solo da poche anime che continuano a discutere a vuoto di come rilanciare la vita del paese. La circospetta accoglienza iniziale scivola lentamente nella diffidenza, nella calunnia fino allo scontro aperto tra il francese dalle idee forse troppo moderne e la comunità arroccata sul suo vuoto tradizionalismo. E così «il vento fa il suo giro» e tutto ritorna come prima, o quasi, perché nella lotta anche la piccola comunità dovrà pagare con la sua anima più innocente il prezzo della sua ottusità.
Il cinema è uno sguardo sulla realtà e il fascino di questo piccolo film sta proprio nello sguardo poetico e attento al dettaglio con cui il regista osserva i pendii della valle Maira, si incanta di fronte alla terribile bellezza di un dirupo pericoloso, si muove fluido tra antiche mura disabitate in cui la luce si fa strada a fatica, sa soffermarsi sui volti antichi di uomini cha ancora vivono aggrappati a quelle rocce. Giorgio Dritti viene dal documentario e si vede: come i suoi amici Franco Piavoli e Ermanno Olmi, grandi autori anch’essi nati come documentaristi, sa guardare, semplicemente. Perché il segreto del cinema più bello è tutto qui; e ogni tanto fa bene fermarsi e imparare a guardare con gli occhi di chi lo sa fare meglio di noi...

Il vento fa il suo giro (Italia, 2005)
Dolmen Home Video
di Giorgio Dritti