Elena Cerkasova

Elena Cerkasova e lo stupore di Dio

A Seregno e Seriate arrivano i quadri della pittrice russa contemporanea. Dall'insofferenza per gli stereotipi sovietici all'approdo alla Chiesa come spazio per una nuova creatività: «Io dipingo per conoscere quello che amo»
Giovanna Parravicini

A un anno dall’incontro fra papa Francesco e il patriarca Kirill, è nata la proposta di una mostra di quadri di una pittrice russa contemporanea, Elena Cerkasova, che è stata inaugurata il 4 febbraio a Verona e proseguirà a Seregno (Galleria Civica Ezio Mariani, 18-26 febbraio), e a Seriate, presso la sede della Fondazione Russia Cristiana a Villa Ambiveri (18-26 marzo).
Anche questo evento nasce da un incontro, il gemellaggio tra il centro culturale L’Umana Avventura di Seregno e la Biblioteca dello spirito di Mosca, e dal desiderio di condividere esperienze di bellezza e di verità: incontrandoci a Mosca l’estate scorso, ci eravamo interrogati su come parlare all’uomo di oggi, come aiutarlo a scoprire il volto autentico del reale e a ritrovare una speranza. Questa mostra è un primo tentativo di risposta: le metafore poetiche e visive di Elena Cerkasova non sono un’evasione dai drammatici problemi di oggi, ma un contributo per trovare risposte non scontate che ci provengono, ad esempio, dal tema del «buon pastore», dall’insistenza sull’alleanza tra Dio e l’uomo e sull’armonia fra le creature, dall’abbraccio della misericordia che si incarna nelle figure di Cristo e della Vergine.

In realtà, il cammino di Elena Cerkasova, artista ormai nota in Russia e presente con le sue opere anche in collezioni all’estero, è per molti aspetti quello di un’intera generazione, ben presto insofferente agli stereotipi dell’ideologia sovietica in cui era stata educata. Con la differenza che se per la maggioranza dei cinquantenni-sessantenni di oggi la protesta si è gradualmente affievolita e spenta nello scetticismo, alcuni - tra cui Elena - hanno incontrato nella Chiesa nuove possibilità di vita e di creatività.

Tempesta sul lago di Tiberiade

Le opere della Cerkasova sono appunto un tentativo di esprimere attraverso le linee e i colori la nuova percezione del reale che la scoperta della fede le ha donato. E questo non tanto perché dipinge soggetti sacri - i temi sono tratti prevalentemente dall’Antico e dal Nuovo Testamento, dalle antiche vite dei santi e dal martirologio del XX secolo - quanto piuttosto perché riesce a rendere con vivezza e stupore la realtà così come poté guardarla Dio il primo giorno della creazione, quando vide che «era cosa buona». Per questo, oltre alle persone, nei suoi quadri hanno tanto spazio gli animali, i fiori, gli alberi: tutto partecipa dell’esultanza della vita divina. Prima di qualunque riflessione, nei suoi dipinti si avverte come una risonanza interiore a un avvenimento sorprendente, accaduto davanti a noi, in mezzo a noi.

Non è un caso che, dopo aver ricominciato a dipingere negli anni Novanta, dopo un lungo periodo di silenzio, la Cerkasova abbia voluto intitolare Ecclesia una delle sue prime serie di opere (in mostra ne sono esposte due). Come ricorda un suo amico della giovinezza, Leonid Griliches, oggi sacerdote ortodosso: «La comunità era la nostra realtà quotidiana. Una realtà completamente nuova, felice, che avevamo trovato, scoperto, in cui eravamo entrati e ci aveva riempito la vita, occupandovi il posto principale. Sfuggendo a tutte le falsità e illibertà dello spazio sovietico e postsovietico, ci riunivamo in una chiesa piccola, angusta, dove c’era la Parola di Dio, dove c’era il nostro padre spirituale, dove incontravamo nuovi volti di persone che condividevano la nostra fede, e che dal momento in cui facevamo conoscenza ci diventavano più prossimi dei nostri stessi parenti».

La creazione degli animali

A prima vista il linguaggio di Elena Cerkasova può sembrare ingenuo, addirittura infantile: poi, in realtà, quando ci si addentra nei particolari, nelle scelte compositive, cromatiche; quando si osservano più da vicino i volti e ci si accorge che la loro espressività è data dallo sguardo mentre non hanno bocca; quando si nota che i motivi ornamentali delle vesti e degli sfondi sono in realtà scritte in paleoslavo che recitano inni, salmi, versetti del Vangelo – ci si rende conto dello spessore della tradizione artistica, culturale e teologica sottesa a questo linguaggio pittorico, dalle icone ai bassorilievi romanici fino a Chagall. Ma soprattutto, si comprendono le parole dell’artista: «Io dipingo per conoscere quello che amo». Cioè per penetrare in profondità, per vivere il mistero incomprensibile eppure presente, tangibile, di cui è intessuto ogni giorno, ogni ora della vita. Così si spiega il titolo della mostra, “Con gli occhi del cuore”: uno sguardo limpido e luminoso, che trapassa la superficie delle cose per metterne in evidenza l’essenza segreta, il fiorire del miracolo sul ciglio della quotidianità, espresso dall’ininterrotta presenza di angeli che si mescolano agli uomini e agli animali. È la visione del Regno, in cui la parola fa posto al silenzio e all’ascolto della Parola, di cui tutto il reale è avvolto e intessuto; e l’individualismo cede il passo a una convivialità, a una comunione che si basa sulla consapevolezza di appartenere al Salvatore, che si curva su di noi come il Buon samaritano di una delle opere in mostra, caricando sul proprio asinello rosso fuoco l’umanità ritratta nei sembianti di un fragile bimbo.

Per l’Annunciazione si fanno volare le colombe

Passato, presente, futuro si congiungono nelle opere della Cerkasova in un’unica dimensione, quella di Dio: così, insieme a lei possiamo rileggere tutto l’Antico Testamento come una prefigurazione della salvezza (uno dei suoi soggetti preferiti è Giona nella balena, ma troviamo anche numerosi soggetti legati a Noè, all’arca e all’alleanza); possiamo rivivere i miracoli operati da Cristo, affacciarci insieme alle donne mirofore al sepolcro vuoto, nel bagliore candido e infuocato dell’angelo che vi sta a guardia; possiamo vagare per i deserti infuocati insieme all’eremita Gerasimo che ammansisce il leone, oppure camminare nella neve insieme a san Serafim di Sarov, con l’orso e i leprotti che gli saltellano intorno, e incontrare madre Marija Skobcova, morta nelle camere a gas di Ravensbruch; e possiamo, infine, contemplare la visione dei giusti tra le braccia di Dio e Adamo ed Eva che ritornano in Paradiso, splendidi nelle loro vesti regali. Abitanti del cielo, cittadini della Gerusalemme Celeste: il lungo cammino di Elena Cerkasova giunge fin sulla soglia di questa dimora, di cui ogni cosa è simbolo e prefigurazione.