Centre Cívic Cotxeres de Sants (Barcellona).

Il Punto, secondo Jordi e Antoni

Il 13 e 14 maggio, la due giorni spagnola. Novanta volontari e centinaia di visitatori. Tra mostre, testimonianze e spettacoli, protagonista la presentazione della "Vita di don Giussani". E ciò che il suo carisma ha generato
Francisco Pou

Lo diceva Andrea, un amico, alla fine della presentazione della biografia di don Luigi Giussani al Punt Barcelona, l’evento che il 13 e 14 maggio ha affollato l’Auditorium del Centre Cívic Cotxeres de Sants della città catalana: «Sentire Antoni Puigverd che racconta l’esperienza del suo incontro attraverso la biografia è stato vivere un’altra volta, in diretta, la reazione che abbiamo vissuto da studenti ascoltando la proposta di Giussani». Rivivere, imbattersi… Antoni Puigverd, giornalista de La Vanguardia, introdotto da Ana Martín, medico e responsabile di Comunione e Liberazione in Catalogna, ci ha raccontato con semplicità la sua reazione alla lettura della Vita di don Giussani. «Io ho vissuto in prima persona l’idea moderna che l’uomo moderno non deve obbedire. L’uomo oggi si crede Dio, e Dio non ha bisogno di niente. Educato in questo mondo, mi sono trovato ad ascoltare uno che dice questa frase: "Io ho sempre obbedito". È la cosa più importante che mi ha insegnato la lettura della biografia di Giussani». Puigverd ha proseguito elencando le parole di don Giussani che lo hanno colpito, spiegando di trovarsi in una posizione di ricerca della fede: «Non l’ho ancora trovata, influenzato come sono da una visione della fede come ideologia. Ma scoprire con questo libro che il punto di partenza del Cristianesimo è un avvenimento mi ha molto colpito».

Novanta i volontari: di ogni età, in cucina e al bar, impegnati negli allestimenti o nell’assistenza agli eventi. Intere famiglie. E molte storie, come quella di Jordi. È il titolare di quattro ristoranti-scuola aperti a Puigcerdá, nella regione di Girona, e vive una vera inquietudine educativa verso gli allievi cuochi e camerieri che li frequentano. Jordi è arrivato al Punt BCN per via di un incontro "casuale" con Germán sul posto di lavoro. Invece di tornare a Puigcerdá dopo l’incontro al quale era stato invitato il venerdì, ha deciso di fermarsi a dormire a Barcellona per «continuare a vedere», come ha raccontato, anche se il giorno dopo era sabato, giorno di punta nei suoi ristoranti.

E come Jordi, sono centinaia le storie e le facce che hanno affollato i due giorni, tra l’evento clou, la presentazione della biografia di Giussani di Alberto Savorana, appunto, e i due incontri sulla mostra "Dalla mia vita alla vostra", che hanno fatto vedere la traccia concreta, viva, fatta di esempi, che Giussani ha lasciato in Catalogna, oltre a due tavole rotonde. Alla prima di queste, sulla possibilità di una posizione costruttiva dell’uomo nel suo lavoro, hanno partecipato l'imprenditrice nella regione di Valencia, Pilar Chiva, Juan Guerrero, direttore finanziario di Daimler, e Jordi Casanovas, titolare di un gruppo di ristoranti-scuola in Catalogna, moderati da Mariona Pericas, avvocato nel settore finanziario. Nella seconda, il giorno seguente, si è parlato di come "Entrare nel fiume della gioia" insieme a Jesús de Alba, fondatore dell’opera assistenziale Bocatas, Mercé Canet Casaponsa, operatrice sociale nel settore dell’infanzia, e Giuseppe Vitrano, sacerdote agostiniano della Missione di speranza e carità di Palermo, presente attraverso un video girato da Fran Pericas per l’occasione. A moderarli, Jorge Martínez, docente universitario, mentre Enric Vendrell, direttore generale degli affari religiosi della Generalità di Catalogna, ha tenuto l’intervento introduttivo.

Alberto Savorana, con il suo intervento che ha concluso la due giorni, si è riallacciato all’esperienza personale che Antoni Puigverd aveva raccontato in prima persona: «Antoni, come Dostoevskij, ci ha fatto vedere come ha scoperto la domanda dell’uomo moderno, dell’uomo europeo. La proposta di Giussani è rivolta all’uomo moderno, che non ha trovato interessante per sé la proposta della Chiesa tradizionale. A un certo punto l’uomo moderno ha detto di no. Antoni ha colto che l’uomo dice di no perché sente l’obbedienza come una violenza. Tutta la modernità si costruisce intorno alla parola "libertà". La vita di Giussani ha riconciliato le due parole: libertà e obbedienza»