La presentazione di "Vita di don Giussani" <br>a Chiavari.

Uno sguardo «che non taglia fuori nulla»

Nella provincia genovese, l'ultima presentazione della biografia di don Giussani. Da Mario Preve, presidente di "Riso Gallo", a Giuseppe Grigioni, impegnato nel sociale, una sola la costante: lo stupore di fronte a un incontro che tocca anche loro
Emanuela Castello

È stato impossibile non accorgersi di quanto è accaduto lì, davanti agli occhi delle persone radunate nel teatro più antico di Chiavari. Lo sguardo che don Giussani aveva per i suoi studenti, «uno sguardo che non tagliava fuori nulla di me», come ha detto nel corso della serata Giorgio Vittadini, quello stesso sguardo, è riaccaduto. Come un evento di grazia, come un dono gratuito, come quella “goccia” che costituisce l’ossatura della vita, risuonata nelle note del Preludio di Chopin scelto per introdurre i relatori. Il cuore dell’uomo desidera questo: un incontro che non riduca nulla dell’umanità ferita che ciascuno porta con sé. E quando accade è imprevedibile, come del resto lo è stata la testimonianza di chi è stato invitato a raccontare il contraccolpo avuto nella lettura di Vita di don Giussani.

Mario Preve, presidente del Consiglio di Amministrazione di Riso Gallo, un’attività pluridecennale che lo ha portato a «vendere il riso ai cinesi», con lo stile asciutto e pragmatico dei liguri ha raccontato il suo stupore. Per il percorso di vita di don Giussani, intanto, che, vivendo il carisma ricevuto in dono, è stato in grado di leggere la realtà nei suoi strati più profondi, cogliendo in ogni circostanza storica, socio-culturale ed economica l’opportunità nascosta di uno sviluppo futuro. In sostanza, quel che il Gius vedeva nei suoi ragazzi era ciò che vedeva anche nella realtà: un bene chiamato a crescere, perché voluto e amato. Di qui lo stupore, ma anche l’impegno, perché da quella stessa passione per l’umano, Preve è stato raggiunto attraverso volti e circostanze. Prima la Compagnia delle Opere, poi la nascita dell’associazione "San Michele Valore Impresa" che, proprio qualche settimana fa, a pochi metri dal teatro, ha aperto uno sportello per giovani che vogliono provare a mettere su un'impresa.

Accanto a Preve, Giuseppe Grigoni, che sta spendendo tutta la sua vita nel sociale, responsabile del settore socio sanitario del "Villaggio del Ragazzo", l’opera fondata più di sessant’anni fa da un sacerdote, don Nando Negri, per il quale il vescovo Alberto Tanasini ha avviato la fase diocesana del processo di beatificazione. Il Villaggio si sviluppa tra Centro di formazione professionale, strutture di accoglienza per disabili, ex tossicodipendenti e anziani, centri diurni e attività aggregative giovanili. Grigoni ha confessato di sentirsi a suo agio solo perché «se lui vende riso ai cinesi», ha sorriso indicando Mario Preve, «io posso parlare a voi di don Giussani». E ha spiazzato tutti, dettagliando una storia semplice: quella di un incontro, con tre colleghe, dolci e tenaci, che gli hanno regalato la biografia del fondatore di Cl e poi lo hanno invitato a presentarla pubblicamente. Un incontro avvenuto, ha specificato, in un momento delicato della vita, uno di quelli in cui, in maniera più evidente «ti accorgi che hai davvero bisogno di uno sguardo che non tagli via nulla di te». È accaduto, con quelle colleghe, ma anche con don Giussani stesso: «L’ho incontrato in questo libro, davvero». E anche se le pagine sono tante, ricchissime, e ci vuole tempo per leggere, sottolineare e appuntare, quello che conta è la sostanza: è successo qualcosa di inaspettato, che ha dato un gusto nuovo alla vita, ha detto ancora. E che, evidentemente, ha continuato a dare senso, se, quasi ad ogni frase, lo sguardo dal palco cercava, in platea e sui palchetti del teatro, gli occhi delle colleghe che lo hanno incontrato.

È accaduto anche al sindaco di Chiavari, Roberto Levaggi, che ha portato il suo saluto. Non davanti a quelle novecento persone, alle quali ha descritto nei dettagli la portata delle opere che in questi anni Cl ha visto fiorire nella città e nel Tigullio. Non lì, ha raccontato, ma qualche anno prima nell’incontro «con lo sguardo di Paolo», citando l’amico di tanti fra i presenti, morto poco tempo fa.

Ed è accaduto al Vescovo di Chiavari, monsignor Alberto Tanasini, che ha ricordato l’incidenza che la presenza di don Giussani ha avuto nella città, e per il popolo che ne è scaturito.

E poi è accaduto a chi ha voluto essere presente, e che magari era lì per una storia particolare: chi «per quell’augurio che mi hai mandato a Pasqua, che mi ha colpito», chi «perché mi ha invitato un’amica e sono curioso». È accaduto a chi non ha potuto aspettare il giorno dopo per inviare il proprio messaggio di gratitudine: «Sono uscita che avevo voglia di Gesù»; oppure: «Se io sono viva, vivente, e perciò sempre sofferente di tristezza lo devo all'incontro con quest'uomo, l'evidenza di questa "dipendenza" mi ha commosso stasera»; o ancora, «Gesù è proprio vivo, all'opera!»; o: «Esco con il cuore colmo di gratitudine».

Segni piccoli forse, che testimoniano, però, un fatto: la bellezza vissuta e l’inaspettata umanità incontrata hanno risvegliato quel punto infiammato che è il cuore, come diceva Giussani. E hanno riaperto la partita per ciascuno.
E che si sono posti davanti agli occhi di chi ci è stato, con lealtà e semplicità. Segni che hanno fatto ripetere a tanti quella domanda, come quello studente a don Giussani: «Perché mi vuoi così bene? Cosa ho fatto io di particolare?».