Benedetto XVI.

Una opportunità storica

Anticipiamo l'editoriale del numero di Tracce di dicembre, che ripropone il giudizio degli amici spagnoli dopo il viaggio del Papa a Santiago e Barcellona

L’editoriale di questo mese è un volantino. Lo ha scritto la comunità spagnola di Cl, dopo la visita di Benedetto XVI a Santiago di Compostela e Barcellona. Parla della Spagna e di Gaudí, ma vale per tutti. Perché quello che il Papa ha detto davanti all’imponenza della Sagrada Família segna un passo nel dialogo con le ragioni (e la ragione) dell’Occidente. E perché la lettura che ne danno gli amici spagnoli documenta a tutti come, seguendo il carisma, «l’intelligenza della fede» può diventare sempre più «intelligenza della realtà». Proprio come ci chiede di continuo il Santo Padre.
Buon Natale.


«La bellezza è la grande necessità dell’uomo». Chi non si vedrebbe descritto da questa affermazione? Qui è sintetizzato tutto ciò per cui ci muoviamo, per cui lavoriamo o amiamo. Con questa affermazione Benedetto XVI si è presentato davanti a noi mostrando la sua passione per l’uomo reale, colui che ama la ragione e la libertà, che desidera la felicità e aspira alla bellezza.
E lo ha fatto in maniera concreta, indicando un luogo di bellezza: la Sagrada Família di Barcellona, un’opera che sorprende e affascina milioni di persone. Chi, entrando in quel tempio, non si è sentito ferito dalla sua bellezza, anche solo per un istante? Gaudí, il suo geniale architetto, aprendo «il suo spirito a Dio, è stato capace di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con colui che è la Verità e la Bellezza stessa». E inoltre «la bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo».
Purtroppo nel nostro Paese Dio è stato percepito spesso come un nemico della ragione e della libertà. Il contrasto tra la fede, a volte ridotta a norme morali e sociali, e la modernità, che facilmente è degenerato in anticlericalismo, in Spagna è stato vissuto tragicamente. Per questo Benedetto XVI ha voluto presentarci Gaudí come un esempio. Egli ha realizzato «uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza». Così si può comprendere il compito che il Papa ci ha affidato, affermando che il nostro Paese è il luogo paradigmatico in cui si gioca la possibilità che «fede e laicità» si incontrino nuovamente. Ma come?
Gaudí non ha realizzato questo compito «con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici». Qui ha inizio il vero dialogo con la modernità a cui il Papa ci invita: davanti a opere belle che costringono l’uomo a interrogarsi, che sono «segno visibile del Dio invisibile». Al contrario, una posizione ideologica lascia tutti indifferenti, salvo quelli del proprio gruppo. Non sfida, non pone alcun interrogativo alla ragione, alla libertà dell’altro. Se gli uomini che ci incontrano non possono vedere e toccare questa bellezza nella nostra umanità e nelle nostre opere, il dialogo sarà impossibile. Questa è la grande indicazione di metodo per tutti noi. Questo è il cammino per superare il dramma della separazione tra fede e ragione che è il male della nostra epoca.

È stato così fino dal principio. Gesù si pose davanti alla società con una capacità di attrattiva che affascinò gli uomini del suo tempo. L’anelito della bellezza trovò in Lui il suo compimento. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Ossia, la ragione (logos) che ha dato a tutte le cose il loro ordine, la Bellezza che si manifesta in ogni bellezza, la Bontà che brilla nei gesti più umani, si è fatta carne nell’umanità di Gesù di Nazaret. E oggi vive nella Chiesa. È questa umanità nuova, attraente, ciò di cui il mondo ha bisogno.
Per questo il Papa ha invitato la Chiesa a «farsi trasparenza di Cristo per il mondo». Ci chiama a partecipare «all’anelito profondo dell’essere umano», che «è sempre in cammino, alla ricerca della verità», aspirando «alla pienezza del proprio essere». Queste esigenze e aneliti non sono una tappa superata o da superare nell’esperienza cristiana. Può andare incontro all’uomo che cerca la verità solo chi l’ha riconosciuta gioiosamente in Cristo, che abbraccia la nostra umanità dolente. Un compito appassionante per il quale servono persone che desiderano essere protagonisti della storia del nostro Paese.

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    L'editoriale di Tracce di dicembre 2010, un volantino di Cl Spagna dopo la visita del Papa