«Grazie per avermi invitato dal Papa»

Dalla punta più a Nord della Diocesi al Parco di Monza per la messa con Francesco. I volontari, l'attesa e le parole del Santo Padre. E quelle commosse di un'amica. Che fanno riprendere il cammino

Cosa sono i numeri di fronte al bellissimo spettacolo che ci si è parato davanti, arrivando il 25 marzo a Monza, alle 9.45 nel parcheggio assegnato al nostro gruppo partito dal “lontanissimo" decanato di Luino? Già entrando in città, vediamo qua e là, ai bordi delle strade, nei percorsi pedonali dedicati, frotte di mamme e papà con figlioletti al seguito: a piedi, caricati negli zaini, nei passeggini. E poi ragazzotti e fanciulle, tutti baldanzosi e spediti, con la camminata fiera e sicura della loro bella età, che cantano, salutano chi vedono arrivare con l'autobus.

Breve tragitto a piedi che ci porta ad uno degli ingressi. Ovunque ti giri, guardi, persone gioiose, trepidanti, cartelli di ogni foggia e colore. Camminiamo spediti, vogliamo arrivare presto presto: i volontari che costeggiano il percorso salutano tutti con un «buongiorno e buona giornata!», ci chiedono da dove veniamo, sorridono.

Siamo all'ingresso del parco: il colpo d'occhio è già impressionante, nonostante siano "solo" le 10.15: procediamo verso il parterre e quando arriviamo ci si allarga il cuore! Quanta gente, quanti giovani! Ed una moltitudine di stranieri. Ci sistemiamo ed iniziamo a gustare la bellezza dell'esserci, di attendere con il cuore colmo di gratitudine l'inizio di questa giornata che sappiamo tutti sarà memorabile. Chiacchieriamo, mangiamo i panini della colazione al sacco, ci confidiamo speranze e pensiamo alle preghiere che ognuno ha nel cuore, affidate anche da chi non ha potuto esserci. Ho accanto a me un’amica che non frequenta la Chiesa ed alla quale ho proposto d'istinto l'invito ad esserci. Mi ha sorpreso, ha accettato subito e durante la giornata mi ha commosso vederla attenta, assorbita.

Arriva finalmente papa Francesco: la folla oceanica comincia a gridare il suo entusiasmo. Dopo l'ingresso in processione, la prima benedizione e la voce sottile ed affaticata del Santo Padre. Restiamo in ascolto della liturgia, lo attendiamo dopo il Vangelo. Lì si rinvigorisce, ci dice di fare memoria, di ricordare che siamo un popolo, e di sperare sempre in Dio «a cui nulla è impossibile», come detto a Maria per mezzo dell'angelo Gabriele in questo giorno così speciale duemila anni fa.

La folla rimane in silenzio, composta: un bellissimo silenzio, raccolto, vero. Interrotto solo dai canti. Ed alla fine la fila composta per ricevere la Comunione.ll saluto finale dell'Arcivescovo, rotto dall'emozione ci accomuna tutti: è ora di partire, usciamo stanchi (ma non troppo) felicissimi, ancora increduli. Le parole più belle me le dice la mia amica: «Grazie di avermi invitato: non avevo mai visto una cosa così, e mi resterà sempre nel cuore». Alla fine le è scappata anche una lacrima. Ora il mio cuore è ancora più lieto, e continuerò a camminare, certa che «nulla è impossibile a Dio».
Barbara, Luino