«Un'esperienza possibile da subito»

Mettersi in gioco in un mondo che sembra piatto, proponendo il volantino "La politica è un bene". È bastato questo a far nascere nuovi rapporti: dalla coppia di sindacalisti al delegato della Fim. Solo così, rischiando, «mi rendo conto del bisogno che ho»

Provo a mettere per iscritto quello che ho visto e mi è successo in questo periodo. Parto dall’aver giocato il volantino “La politica è un bene” dove sono adesso, in Cisl.

In un mondo piatto (si discute pochissimo, poca gente ha il desiderio di mettere in campo quello che vive), aver dato via il volantino ha provocato qualcuno: «Siete gli unici che parlate di ideale e di speranza, perché per me l’ideale coincide con le cose che faccio». Questo ha permesso la nascita di rapporti che non si fermano alla superficie, aprono al desiderio di capire di più, di ascoltare, di non dare per scontato parole e fatti che sono decisivi. Andare a pranzo con alcuni sindacalisti, parlare di quel che vivo, mi ha fatto comprendere un po’ di più che ideale non è una vaga idea di riferimento, bensì un’esperienza possibile da subito, un cammino possibile che rispetta la libertà di chi mi è compagno di strada, un'umanità con cui bisogna fare i conti.

In particolare, una sindacalista a cui avevo dato Tracce da leggere, un giorno è venuta da me, e con mia grande sorpresa mi ha mostrato l’abbonamento alla rivista; a quel punto le ho chiesto il perché, e lei mi ha risposto: «Perché dice cose che nessun altro dice». Di un altro ho scoperto che da trent’anni ha la moglie gravemente malata, ma con una lealtà impressionante mi ha descritto la sua domanda di verità, di giustizia, di bisogno, di incontro. Oggi ci guardiamo in modo diverso, meno scontato, legato un po’ di più, e lo dico per me, a ciò che vale: una speranza presente.

La stessa sindacalista che si è abbonata a Tracce è venuta con il marito a un incontro che abbiamo fatto in occasione delle elezioni, con un candidato della lista di Sala e un candidato di Milano Popolare, riguardo il contenuto del volantino stesso. L’incontro si è svolto con domande sulle tematiche che più ci stanno a cuore (lavoro, profughi, cosa ci si aspetta dalla politica, cultura). È stato in una biblioteca comunale e, alla fine, un giornalista che era lì è venuto da me e mi ha detto: «Guarda, dovevo stare qui solo cinque minuti ma ho intuito fin dall’inizio che c’era qualcosa di diverso, e devo dirti che è la prima volta che sento parlare di contenuti in un confronto leale e serio, invece di schieramenti e insulti reciproci». Anche una persona invitata ha detto di aver assistito per la prima volta a un dibattito politico serio. Il marito della mia amica sindacalista ha detto: «Più che di politica ho sentito un dibattito culturale».

Pochi giorni fa sono stato a incontrare un delegato nazionale della Fim Metalmeccanici Cisl, nella bergamasca, che segue come operatore diciannove fabbriche, e mentre si discuteva facendo analisi della situazione gli ho chiesto: «Ma da dove si riparte?». Questa persona è rimasta molto colpita e mi ha risposto dicendomi che non lo sapeva, ma era la prima volta che gli veniva rivolta una domanda così interessante. Da allora si è aperto un bellissimo rapporto, tutto da sviluppare.

Insomma, un inizio aperto che mi fa rendere conto del bisogno che ho, e che la gente ha, di tornare alla radice della propria vita, in un cammino che è sempre più necessario. Vivere insieme rischiando, là dove si vive e in qualunque circostanza, ciò da cui sono stato preso e che le persone aspettano.

Claudio, Milano