«Gli altri matrimoni sono diversi»

Le nozze di due giovani del movimento. Dietro al bancone da barman, Carlo incontra un vecchio amico di liceo. Tra loro nasce un breve dialogo: «Sarai abituato a feste così...». «No, guardali: di solito tutti stanno per i fatti loro. Qui no»

Il 2 Giugno sono stato a un matrimonio a Rimini. Dopo il taglio della torta, mentre ci stavamo spostando per ballare sotto il tendone, sento chiamare - urlare! - il mio cognome. Mi giro e riconosco un mio compagno di classe del liceo, con cui c'è stata un'amicizia interessante. Questo mio amico, Federico, lavora come barman per il ristorante del tendone. Ricambio il saluto e iniziamo a chiacchierare.

Mi racconta che dopo aver mollato gli studi, frequentava con me un liceo artistico a Pesaro, ha imparato a fare cameriere, barista, lavapiatti, aiuto-cuoco e ha aperto con la madre una rosticceria a Cattolica: per arrontondare svolge altri servizi in diversi locali e ristoranti. Quando mi dice di come aveva smesso di studiare, mi accorgo che è dispiaciuto: «Mi sentivo diverso, i miei amici erano tutti studenti». Subito gli ho chiesto se fosse contento di lavorare in quel settore, se si divertisse. «Sono l'uomo più contento del mondo», mi risponde. Io mi sono ritrovato sereno e gli ripetevo che, anche se aveva smesso di studiare, aveva trovato qualcosa che gli dava gusto.

Mi sono ricordato degli anni passati assieme a scuola: lui poco credente, con qualche episodio di droga leggera, sempre in prima fila nell'opposizione a fede, cristianesimo e CL. Allora l'ho provocato con una battuta: «Ti piacerà pure il tuo lavoro, ma ti fanno servire ad un matrimonio di ciellini?». La sua risposta mi ha sorpreso: «Non ho mai visto una festa di matrimonio così, fate tutte le cose assieme, siete bellissimi, emanate calore e affetto. Guardali» mi diceva, mostrandomi le persone che ballavano: «Agli altri matrimoni è diverso: alcuni invitati fanno gli scherzi allo sposo, altri stanno fuori a fumare, altri ancora sono ubriachi; sono tutti separati. Ma qui no». Io mi sono commosso: mi aveva fatto notare una cosa che davo per scontata.

Ho riscoperto un amico, che ha visto un modo diverso di festeggiare un matrimonio con una bella compagnia. Prima di andar via l'ho salutato di nuovo con un grande abbraccio. Entrambi sorridevamo, felici.

Carlo, Milano