«Ora sto imparando da lui»

Un ragazzino turbolento, una sgridata e il parroco che gli propone di venire al catechismo. Inizia così il rapporto tra don Salvatore ed Enrico. E il percorso di preparazione alla Prima Comunione, dove trascina i compagni e anche la madre...

Enrico [nome di fantasia] ha tredici anni e il docente di sostegno alle medie perché “iperattivo”. Mai visto, tranne al suo Battesimo. Una sera, l’ho sgridato perché gironzolava con qualche suo compagno dentro il terreno della chiesa e non c’era, in quel momento, nessun adulto che potesse sorvegliarli e preservarli dal farsi del male o da qualche atto vandalico. Così gli ho proposto di andare a giocare nella piazzetta antistante.

Per dribblare il richiamo, mi chiede quando si fa il catechismo. Gli rispondo che è il sabato pomeriggio, ma dubito che gli interessi. E invece si presenta all’appuntamento, partecipando però a modo suo, come se fosse la ricreazione a scuola o come lui sta normalmente in classe.

Mi dice che deve fare ancora la prima Comunione e allora lo inserisco nel gruppetto dei ragazzi che si stanno preparando. Dopo due settimane la catechista, disperata, mi dice che stuzzica le ragazzine e fa caciara coi maschietti. Decido di fargli il catechismo solo per lui.

Comincia a prendersi sul serio e partecipa più serenamente, imparando e memorizzando discretamente cosa sono i sacramenti, cos’è materia, forma e ministro nei sacramenti, quando il pane e il vino divengono corpo e sangue di Gesù. Così, quando incontra gli altri compagni, li stuzzica, interrogandoli per dimostrare che non sanno rispondere come lui. Mi chiede di fare il chierichetto. Gli rispondo che non posso fargli il badante mentre celebro la Messa, perciò se non riesce a fare silenzio e a non agitarsi per un’intera ora lo rispedirò tra i banchi della chiesa. Miracolosamente ci riesce, per cui il sabato successivo l’esperimento continua. Comincia a cercarmi ogni giorno per il piacere di stare con me, di interrogarmi a 360 gradi su «di tutto e di più» e per il gusto di «non perdersene una», come dice lui. Mi dice che vuole maneggiare l’incensiere e, con mia grande sorpresa, lo impara al primo impatto. A scuola lo prendono in giro insinuando che farà il prete. Invece di offendersi, risponde divertito: «Caso mai vuol dire che ti sposo io!».

Incollato come un segugio, ogni giorno mi porta compagni sempre diversi, per farmeli conoscere e per invitarli a “fare i chierichetti”. «Così» mi dice, «li converto tutti!». E un sabato ho dovuto badare a tutta la numerosa truppa.

A scuola, conosciuto come svogliato e ribelle, lo scovano a leggere il Vangelo e il libretto del catechismo nell’ora di matematica. In compenso ho dovuto insegnargli le tabelline. Nonostante la maggior parte del tempo stazioni nei corridoi dell’edificio, gli insegnanti si accorgono del suo cambiamento, tanto che un docente gli chiede: «Lo vorrei conoscere questo tuo parroco per sapere che metodo usa per addomesticarti così». In classe racconta qualche parabola che ha imparato al catechismo e una volta, in sala professori, i docenti lo ascoltano raccontare la parabola del seminatore, incuriositi come i dottori attorno a Gesù nel tempio.

Dopo la giornata diocesana dei chierichetti, in cui è riuscito a intercettare e parlare anche col Vescovo, dice: «È stato il più bel giorno della mia vita». Ma la cosa più impressionante è che ha quasi costretto sua madre a frequentare un gruppo di catechismo di adulti per prepararsi a ricevere la Prima Comunione.

Quel suo docente voleva conoscere che metodo uso con il ragazzo. Io, invece, il metodo lo sto imparando da lui.

Don Salvatore