Io, i giessini e la Pasqua di mia madre

Gli amici del movimento e l'esperienza della figlia adolescente. Per Daniela sono l'occasione per scoprire una tenerezza nuova per sua madre. Che si lascia abbracciare. Fino a quella telefonata inaspettata...

Questo fine settimana parteciperò per la prima volta agli Esercizi. Il mio è un cammino intrapreso da pochi anni, “contagiata” da alcuni amici e dall’esperienza di mia figlia che, alla scuola media, ha incontrato il Movimento.
Con questa lettera vorrei condividere un avvenimento che sta succedendo ora, ma che affonda le radici nel passato. Riguarda mia madre: una donna di sessantasei anni che non ha ricevuto il dono della fede, nonostante - forse - lo desiderasse. Ha avuto un’infanzia durissima a causa di una di quelle storie di guerra civile narrate da Giampaolo Pansa nel suo libro Il sangue dei vinti. Ha ricevuto un’educazione cattolica, ma chiusa, che incuteva la paura del peccato e molti tabù. Appena se n'è liberata, però, non è più stata capace di incontrare un’esperienza cristiana diversa e alternativa.
Il giorno di Pasqua, decide di «trascorrere una giornata come tutte le altre», occupandosi, insieme a mio padre, della casa e del giardino. Questo suo desiderio mi dispiace: sento la sproporzione rispetto a ciò che sto vivendo io. Mi spiega che per lei è una questione problematica, legata all’infanzia, a quando le dicevano che «a Pasqua non bisogna lavorare». Così sceglie di manifestare questa forma "pacata di ribellione" verso certi schemi subiti.
Nel pomeriggio, tornata a casa dopo la Messa di Pasqua, mi capita di leggere, sul blog di Antonio Socci, l’articolo «La forza di Gesù (la vita, la morte, quei settemila ragazzi e Caterina)». Mi viene da piangere. Mia figlia è a Rimini, tra quei settemila giovani di Gioventù studentesca. Penso a mia madre. La chiamo e sapendo che è una lettrice di quel quotidiano dove è pubblicato l’articolo di Socci la invito a leggerlo.
Dopo mezz’ora mia figlia riceve una telefonata dalla nonna: «Ho letto… ma... che bellezza! Non immaginavo. Sono felice per quello che stai vivendo. Voglio sapere, voglio che mi racconti»
Buona Pasqua, mamma. «Avviene ora».
Daniela, Bologna