«La mia rivoluzione? Seguire uno che non mi molla»

La provocazione del volantino di Cl, il giudizio sulla situazione politica, l'incontro con i passanti. Per Marcello tutto è un'occasione. «Per intuire che, anche nel marasma totale, la risposta c'è»

Domenica, con alcuni amici della Scuola di comunità di Claudio Bottini, abbiamo volantinato il giudizio di Cl sulla situazione politica a Milano, in piazza Udine. Mi colpisce, in particolare, che tutti, o quasi, quando porgevamo il volantino - dicendo che nel marasma attuale volevamo mostrare un punto di vista -, lo prendevano e, anche se manifestamente di altre idee, lo leggevano. La nostra presenza era visibile, fino al punto che uno in bici si è fermato apposta per chiederci chi siamo.
Ecco alcuni incontri. Franco, impiegato in pensione, s’è fermato; gli ho spiegato due cose e, dietro una sua osservazione, gli ho chiesto: «Ma secondo lei la situazione attuale, politica, umana... com’è? Da dove nasce?». Ha iniziato prima con il raccontarmi che è colpa della mancanza dei dazi e della globalizzazione, poi mi ha raccontato di sé, che ha iniziato a lavorare a 14 anni e fino a 21 non ha avuto lo stipendio “pieno”, che oggi i figli fanno fatica a trovare un posto e chissà cosa succederà quando i genitori non ci saranno più... Non so cosa sia successo, ma alla fine era contento: ha tenuto il volantino e ci siamo scambiati i numeri per sentirci ancora.
Adalisa, signora distinta sui 50 anni, ha guardato il volantino e stava per andarsene. Poi s’è fermata sulle strisce e, porgendomi il volantino, m’ha detto: «Riprendilo. Abbiamo idee diverse». «Perché? Lei che idea ha?», l’ho incalzata. Allora mi ha fatto uno spaccato molto realistico della situazione italiana, parlandomi poi della sua vita, della madre sotto dialisi e dei problemi che vive. Mi ha detto che ha fede («Qualcosa oltre deve esistere, senza questa certezza non potrei vivere così»), ma che questa fede si scontra con la sua idea di soluzione: «Ci vuole una rivoluzione del popolo: il popolo andrebbe educato pian piano con dei testimoni, per reagire...». Così l’ho guardata e le ho detto: «Guardi, io e lei non siamo diversi. Anzi, abbiamo gli stessi desideri e lo stesso punto di partenza. Ma per me la rivoluzione è già cominciata, perché sono cambiato io: seguo un “rivoluzionario” che da 2000 anni non molla... Non conosco altre rivoluzioni così, e siamo qui a testimoniarlo». Abbiamo parlato per una ventina di minuti, e alla fine le ho lasciato il volantino e il mio numero.
Mi sembra che oggi, nel marasma più totale, sfiniti per la debolezza mortale dentro e fuori di sé, alcune persone - come queste due - desiderano veramente essere felici e cercano drammaticamente una risposta; e la nostra presenza fa per lo meno intuire che questa risposta c’è: basta vedere la differenza di sguardo tra quando si fermano e quando se ne vanno.
Altri restano in superficie, come chi ci diceva: «Voi siete buoni, ma quello là ieri era a pranzo con le escort...», e se ne andava contento della propria idea. Questo mi provoca molto, come coscienza di me (chi siamo? Che responsabilità ci è affidata?), come coscienza di Chi decide di passare attraverso di me, attraverso la mia libertà - lo dico con tremore -, e come affezione al movimento che mi dà la possibilità, l’alveo, dove questo si gioca.
Marcello, Milano