Un momento dell'incontro.

A Houston l'infinito lo racconta un astronauta

Un gruppo di amici. E un centro culturale per testimoniare Chi li ha messi insieme. Ma si sa, oltreoceano le cose si fanno in grande. Così anche la Nasa...

Con alcuni amici della comunità qui a Houston abbiamo dato vita al Centro Culturale Crossroads. Tutto è iniziato l’anno scorso quando ho partecipato a un evento di Crossroads New York sul tema della crisi, con tre importanti relatori del mondo dell’economia. Questo evento mi ha davvero impressionata. Le stesse persone che qualche mese prima avrebbero spiegato come far soldi e governare il mondo, ora erano quasi spiazzate, e non sapevano come uscire dalla crisi.
È emerso chiaramente come il sistema fosse totalmente sottosopra quando è stata fatta la domanda: «Come si può concedere un mutuo di mezzo milione di dollari a un raccoglitore di ciliegie che guadagna 10.000 dollari l’anno?». La risposta è stata che alle banche non importava se quella persona sarebbe andata in bancarotta, perché il valore della casa era comunque in crescita. E allora dove è finito l’essere umano? Come si può evitare tutto ciò?
La prima risposta è stata: «Serve una rinascita dell’etica». Ma poi è arrivata la seconda domanda: «Come posso fidarmi delle persone?».
Alla fine gli oratori hanno dovuto riconoscere che per salvare il sistema economico era necessario l’intervento di qualcosa di esterno. Si trattava di un’ennesima conferma del fatto che quello che io ho incontrato, Cristo, è il solo che spiega davvero la realtà. Solo uno autenticamente impegnato con la realtà (queste persone erano dei luminari nel loro campo) scopre la presenza del Mistero dentro di essa. A me è stata data la grazia di incontrare questo Mistero attraverso don Giussani e io desidero scoprire la Sua presenza in tutti gli aspetti della realtà. Per questo motivo abbiamo iniziato Crossroads a Houston.
All’inizio tre miei amici - Kristina, Sergio, Rossana - hanno accettato di aiutarmi. Avevamo una quantità di idee su ciò che volevamo per questo centro culturale, con un entusiasmo per la realtà che ciascuno riconosceva essergli stata dato dall’incontro con don Giussani. A partire da questo la nostra amicizia è cresciuta e siamo diventati una unità. La cosa ha affascinato anche altre persone che più tardi hanno chiesto di unirsi a noi, come Rolf, Eveline, Carlos, Maria, Marco.
Per il nostro primo evento abbiamo scelto la Nasa e la sua missione; noi siamo il famoso «centro controllo missione» di Houston che viene sempre evocato quando si pensa alle imprese spaziali. L’idea è nata perché eravamo stati colpiti dall’ampiezza degli orizzonti della Nasa: l’umanità è alla ricerca dell’infinito. Il cuore umano è fatto per desiderare la verità, per cercare risposte al mistero. Ciò è riassunto dalla citazione di G.W. Bush il 6 febbraio 2003, dopo la tragedia del Columbia: «Questi uomini e queste donne erano ben consapevoli dei pericoli che affrontavano, ma lo facevano di buon grado, animati da propositi alti e nobili. E ciascuno di loro accettava questi rischi volontariamente, addirittura con gioia, per amore della scoperta… Il programma spaziale americano andrà avanti. La causa dell’esplorazione e della scoperta non è una possibilità che abbiamo scelto fra tante; è un desiderio scritto nel cuore dell’uomo. Noi siamo una parte del creato che cerca di comprendere tutto il creato!».
Noi volevamo comprendere la ragione che sta dietro questo infinito desiderio di conoscenza dell’essere umano, che sta dietro ogni sua azione. Abbiamo mandato una richiesta alla Nasa invitando un astronauta. Nella nostra ingenuità, abbiamo richiesto un astronauta ben preciso, Mark Kelly, uno dei responsabili della Nasa, che parlando alla radio di Houston aveva espresso una sincera passione per il suo lavoro.
Il tempo passava e noi non ricevevamo risposte. Eravamo assai tentati di rinunciare e ammettere che la nostra idea era insensata, come un gioco di ragazzi, una nostra ossessione, non una reale obbedienza alla realtà. Ma poi il capitano Mark Kelly accettò il nostro invito e per di più la Nasa mandò insieme a lui anche uno dei loro scienziati, Tom Hanson. Anche un nostro amico del movimento, Massimo Robberto, uno dei maggiori scienziati che lavorano al Telescopio spaziale Hubble di Baltimora, ha partecipato all’evento.
L’evento è stato memorabile. Tutti i nostri amici hanno contribuito, curandolo nei minimi dettagli. Volevamo che fosse perfetto, perché si vedesse chiaramente Chi ci ha messo insieme, Che è il motivo per cui abbiamo fatto tutto questo. Sono venute oltre 250 persone. La sala era strapiena… oltre 50 persone hanno dovuto sedersi per terra con gli occhi puntati sui relatori, a loro volta impressionati dall’organizzazione, ma soprattutto dalla nostra amicizia, al punto che poi ci hanno mandato delle email per ringraziarci e chiedendo di essere invitati a tutti gli eventi futuri.
Sono rimasta molto colpita da una cosa che ha detto Massimo Robberto: «Il genere umano è in incessante ricerca perché ha un innato bisogno di comprendere. Noi vogliamo conoscere la nostra origine e il nostro destino, a tutti i costi. Siamo fatti così. La ricerca scientifica è un’espressione di questo desiderio di conoscere la realtà». Noi siamo stati colpiti come la maggior parte dei presenti, perché quando qualcuno mi rammenta che io sono definito da questo anelito alla felicità, il mio cuore si infiamma di nuovo e si riaccende il desiderio di significato.
Tutto ciò che possiamo dire su questi ultimi tempi è che siamo travolte dal senso di totale sproporzione tra quello che stiamo cercando di fare e quello che un Altro sta realizzando. La nostra esperienza nell’ultimo periodo, culminata con l’esplosione di questo evento, è stata esattamente questa. È evidente a chiunque che tutta questa bellezza non è stata creata dai nostri sforzi, ma da Qualcun altro. Ma allo stesso tempo è generata dalla nostra amicizia e unità.
Francesca, Houston